Carrara, altri due giovani pestati di botte: «Ma le famiglie non denunciano»
Nel frattempo, è stato individuato il gruppo da cui è partita l’aggressione al 21enne in via Genova
CARRARA. Sta meglio il giovane 21enne picchiato con ferocia da tre coetanei domenica notte in una delle gallerie di via Genova: nonostante gli occhi vistosamente cerchiati di viola e di nero, tagli e escoriazioni su tutto il viso. E intanto si viene a sapere di almeno altri due giovani massacrati di botte. A Marina di Carrara. Nel “quadrilatero” della Movida. Durante i fine settimana. Con grossomodo le stesse modalità con cui all’una e trenta della notte del 5 ottobre è avvenuto l’assalto al 21enne, per cui la famiglia ha sporto denuncia ai carabinieri.
Le gang
Parliamo di aggressioni che vengono innescate improvvisamente, da giovani stranieri poco più che maggiorenni e non senza la compartecipazione, talvolta, di ragazzi italiani. Si tratta di bande di un numero contenuto di componenti, che hanno un approccio scomposto, impulsivo, esagitato a quello che dovrebbe essere il divertimento serale e notturno. Il mix di alcol e sostanze stupefacenti potrebbe essere il detonatore. Per questi due casi di pestaggio non ci sarebbero denunce. Le famiglie si sarebbero tirate indietro. «Per paura di ritorsioni» nel momento in cui i figli fossero tornati a frequentare i portici di via Rinchiosa e via Genova, e dintorni. E non è questo l’unico elemento che induce a dire che è un’aria ammorbata e ammorbante quella che talvolta si respira da queste parti.
Le indagini
Sul raid punitivo di domenica notte indagano i carabinieri di Carrara: il cerchio si stringe. È stato individuato il branco da cui è partita l’incursione. Tre sono gli aggressori, poco più che maggiorenni, di origini marocchine, e c’è anche una ragazza italiana che avrebbe infierito – con calci – sul 21enne quando era a terra. Restano da attribuire i ruoli: chi ha fatto-cosa.
Il dubbio
È l’una è trenta della notte, il 21enne, che poi sarà vittima del blitz, è con un amico: imboccata via Genova da via Rinchiosa, l’amico incontra due ragazze, si fermano. Intanto, nelle vicinanze, sotto i portici, divampa un parapiglia. Urla, mani che menano, c’è chi si spoglia, lanciando la maglietta. Una delle due ragazze filma la scena con il telefonino. Uno degli scatenati se ne accorge, teme di essere immortalato mentre dà di matto, la punta e si scaglia verso di lei. E qui sono due le ipotesi per spiegare il perché il 21enne è la vittima sacrificale: o perché di fronte a quella furia è l’unico a non fuggire del gruppetto dei quattro da cui “ parte la ripresa” – lui, l’amico e le due ragazze – oppure perché tenta di proteggere la ragazza. In tre cominciano a assestargli pugni e calci: siamo sotto la galleria, tra la gioielleria Millecarati e il negozio Mai dire mai.
Occhi elettronici
Sotto le minacce dell’aggressore, il video sarebbe stato cancellato: ma non si esclude che possa essere recuperato. In questa brutta storia un contributo alle indagini dei carabinieri sarebbero arrivato proprio da filmati. Non da quelli delle due telecamere pubbliche – che sono posizionate all’angolo tra via Rinchiosa e via Genova e all’incrocio tra via Genova e via Ingolstadt – quanto da quelle private, di negozi. Così si dice.
Il rammarico
Che brutta pagina di cronaca di vita marinella: c’è la violenza gratuita e c’è altro. Mentre il 21enne viene gonfiato di botte da tre coetanei di origini marocchine e italiane, «Nessuno ha mosso un dito», denuncia al Tirreno la madre del ragazzo: nonostante ci fossero decine di giovani. Non solo: i carabinieri hanno interrogato testimoni oculari ma non ce n’è stato uno che si è presentato spontaneamente in caserma. Nonostante questo proprio la mamma, dalle pagine del Tirreno, ringrazia di cuore tutte le persone che sono state vicino a al figlio, a lei, alla famiglia in questo momento così difficile: «Sono state – dice – molto più di quelle che potessi immaginare».