«Mio figlio di 21 anni massacrato di botte»: la denuncia choc di una commerciante di Carrara
C’è un parapiglia, uno dei litiganti teme di essere stato ripreso in un video e si avventa. Il racconto della madre: «La situazione sta degenerando»
CARRARA. Ha il volto tumefatto. Il naso rotto. Gli occhi talmente gonfi da non riuscire ad aprirli. Ha tagli sul viso e in testa. Vedendo un figlio ridotto così – e non per un fatto accidentale bensì per l’intenzionalità di qualcuno – il cuore di una madre sanguina.
Lei – una nota commerciante carrarese – trova, però, la forza di contattare Il Tirreno. E di denunciare il pestaggio del figlio, che deve compiere 22 anni questo mese e a cui i medici dell’Ospedale delle Apuane ieri, lunedì 6 ottobre, hanno dato 30 giorni di prognosi per gli effetti dell’aggressione subita. «L’hanno massacrato di botte – dice – È irriconoscibile. E nessuno ha mosso un dito». Ma il racconto di questa madre va anche oltre l’incursione violenta in cui è rimasto vittima il figlio.
La furia cieca
Marina di Carrara, domenica 5 ottobre, è passata da poco l’una e trenta della notte. Due amici escono dal cocktail bar Porfirio di via Rinchiosa. Imboccano via Genova, stanno per incamminarsi in direzione del centro di Marina quando uno dei due incontra due amiche: si mette a chiacchierare con loro mentre l’altro giovane – un po’ in disparte – inganna il tempo guardando il telefono cellulare. Siamo sotto i portici della galleria commerciale e residenziale di via Genova-lato monti, dove c’è la gioielleria Millecarati, il negozio di abbigliamento Mai dire mai, per intenderci. All’improvviso, poco distante, proprio lì, sotto i portici, scoppia un parapiglia. Giovani litigano, (almeno) uno – esagitato – si toglie la maglietta.
Le due ragazze hanno i cellulari in mano, parrebbe che stiano riprendendo la scena con la videocamera del telefonino. Succede che uno dei litiganti furibondi nota una delle due: teme, probabilmente – è l’ipotesi più credibile – di essere immortalato in un video mentre dà di matto. E così mette nel mirino il gruppetto da cui ritiene lo stiano “filmando”. Si lancia in quella direzione. Impaurite, le due ragazze scappano. Anche il loro amico fugge. «Mio figlio, che probabilmente non si era accorto di quel che stava succedendo – racconta la madre – è invece rimasto lì». Viene raggiunto da un primo aggressore. Giù botte. «Poi ne arrivano altri tre». Sono «in quattro contro uno». «Pugni e calci», e, secondo le testimonianze di chi ha visto – è un assalto. Poi c’è l’ospedale per chi ha subito. E l’impunità (almeno per ora) per chi ha inflitto.
«Ecco com’è ridotto»
«Mio figlio non ha una sola echimosi sulla schiena, sull’addome, sulle braccia. È stato colpito solo alla testa e al volto. Ecco, io dico che quando dai calci in testa a una persona significa che la vuoi ammazzare». È sconvolta da tanta violenza – gratuita – subita dal suo ragazzo, colpevole di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
«Hanno paura»
C’è un altro aspetto della vicenda che procura dolore a questa madre. «A quell’ora, a Marina, i locali erano ancora aperti – nota – e c’era pieno di gente. Nessuno è intervenuto. Nessuno ha mosso un dito. Hanno paura». E porta un esempio calzante, che rende l’idea: «Questo non è il primo pestaggio che succede a Marina – descrive – Un amico di mio figlio è stato sottoposto a un’operazione alla mandibola, gli hanno messo anche delle placche per le botte che ha preso, ma la famiglia non ha denunciato per il timore di ripercussioni». Il padre del ragazzo 22enne ieri ha invece sporto denuncia ai carabinieri: «Contro ignoti, per ora».
«Dove si va a a finire? »
Riflette la commerciante. «Sono 21 anni che mio figlio frequenta Marina, è stato un anno in America e non gli è mai accaduto nulla. Adesso, qui, la situazione sta degenerando, talmente tanto da rasentare il ridicolo». Parla del «finto buonismo, del “lasciamoli fare”: questo è molto grave. È un comportamento lassista che si ripercuote contro di noi: oggi è capitato a mio figlio, domani può succedere al figlio di un’altra famiglia. Io denuncio, sì, il suo pestaggio, ma denuncio anche il livello di degrado» del costume a cui si è giunti. «C’è dolore, c’è paura, c’è risentimento. Il mio intento è – dice – è insomma anche quello di fare un’opera di sensibilizzazione dopo quello che è stato un atto di violenza bello e buono».
E adesso?
Sull’episodio indagano i carabinieri. Per il luogo in cui è avvenuto il raid punitivo potrebbe essere stato “catturato” da almeno una di due telecamere pubbliche per la video-sorveglianza: ce n’è una all’incrocio tra via Rinchiosa e via Genova, ce n’è un’altra all’incrocio tra via Genova e via Ingolstadt, ma le riprese – secondo quanto si apprende – sarebbero di scarsissima qualità: dettaglio non trascurabile che apre un interrogativo sull’utilità di esse. Anche occhi elettronici privati, che guardano gli ingressi di attività commerciali sotto la galleria, non sarebbero utili. È caccia ai video – fatti con i telefonini – che possano incastrare i responsabili che – a quanto emerge – sarebbero di nazionalità straniera, probabilmente marocchina.