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Ryanair, atterraggio di emergenza per l’aereo partito da Pisa: aperta un’indagine – Restavano due minuti di carburante
Cruciale il maltempo: il comandante aveva chiesto di virare prima sullo scalo inglese, ma la richiesta è stata negata
PISA. Due minuti di autonomia, poi l’aereo sarebbe rimasto senza carburante. Si è sfiorata la tragedia sul volo partito venerdì scorso dal Galilei verso Glasgow, in Scozia, dato che a causa della tempesta “Amy” che dal mare imperversava sul nord del Regno Unito le raffiche di vento hanno impedito ogni possibile atterraggio del Boeing 737 Next Generation sia all’aeroporto di destinazione che a Edimburgo, distante poco più di cento chilometri, con il dirottamento finale a Manchester, più a sud, dove per fortuna non si sono registrati imprevisti dato che a quel punto, a causa dei soli 220 chili di cherosene rimasti, l’aereo non avrebbe più avuto un piano B. I piloti non avrebbero, ad esempio, più avuto modo di “riattaccare”, ovvero annullare l’atterraggio, tornare in quota e riprovare. Perché, appunto, il carburante sarebbe finito. Provocando conseguenze facilmente immaginabili per gli oltre cento passeggeri a bordo.
Cosa sappiamo
Venerdì scorso, alle 17,28, il Boeing 737 NG (marche 9H-QBD, consegnato alla compagnia irlandese dieci anni fa) decolla dal Galilei appena liberato dall’occupazione dei manifestanti pro-Gaza, che dalla Fi-Pi-Li hanno fatto irruzione nel piazzale. L’equipaggio è di base a Pisa, il comandante italiano. Originariamente il decollo era previsto per le 16,15. La protesta impatta sul piano di volo perché lo ritarda di oltre un’ora, a causa dello scalo chiuso, ma il problema in realtà è la tempesta sulle coste britanniche. Il comandante decide di imbarcare del cherosene extra, sufficiente per restare in quota più tempo. Lo fa in previsione del maltempo ed è grazie a questo che potrà poi gestire meglio l’emergenza. Il volo, operato dalla controllata Malta Air per conto di Ryanair, dovrebbe durare all’incirca due ore e mezza, ma sfora le quattro (l’atterraggio sarà alle 21 locali, le 22 in Italia) proprio a causa della bufera. Il capitano sorvola varie volte Glasgow Prestwick in attesa di atterrare, tenta due volte, ma deve “riattaccare”. Poi, quando ancora non può dichiarare l’emergenza e il controllo del traffico boccia la sua richiesta di dirottare verso Manchester perché la soglia non è ancora quella del “mayday” e lo scalo inglese è saturo di arrivi, prova a mettere le ruote a terra a Edimburgo, dall’altra parte della Scozia, ma anche qui le raffiche impediscono l’atterraggio. È a questo punto che, dopo aver dichiarato l’emergenza, va a Manchester, dove toccherà il suolo una manciata di minuti prima di finire il carburante.
La testimonianza
«È stato terribile, ma solo dopo un’odissea e il sollievo di essere atterrati abbiamo scoperto che il nostro aereo aveva praticamente finito il carburante», ha dichiarato a Repubblica Alexander Marchi, consulente italo-britannico, tra i passeggeri a bordo. «Alla fine, ci hanno fatto salire su un pullman e siamo arrivati a Glasgow alle 4,30 di mattina», ha concluso il viaggiatore.
Aperta un’inchiesta
L’Air accidents investigation branch – la struttura investigativa del dipartimento dei Trasporti britannico che ha la responsabilità di analizzare ogni incidente aeronautico accaduto nel Regno Unito – ha aperto un’inchiesta, così da stabilire le eventuali responsabilità e capire come un potenziale incidente simile possa essere evitato. La compagnia ha detto di star «collaborando pienamente con le autorità».
