Il Tirreno

Commercio

Carrara, il “Nazionale” alla “San Marco”: nozze tra famiglie pasticcere

di Giovanna Mezzana

	A sx la pasticceria San Marco di Avenza, a dx (in una foto di archivio) la pasticceria Nazionale
A sx la pasticceria San Marco di Avenza, a dx (in una foto di archivio) la pasticceria Nazionale

Gli avenzini acquisiscono lo storico locale sotto la galleria di via Roma. Cucurnia: «Avremo il nostro passo, ma senza sconvolgimenti». E il nome non cambia

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CARRARA. Tra una tazzina di Espresso e un bigné al cioccolato, erano settimane che in città si mormorava che era sul punto di passare di mano il Nazionale, il bar-pasticceria che non è solo “storico” – il primo caffè si servì nel 1931 – ma è uno dei luoghi per eccellenza della vita cittadina. È tutto sotto la luce del sole, adesso. Si sono appena celebrate le nozze tra due famiglie carraresi che hanno entrambe il blasone “della Marisa”: i Cucurnia della pasticceria San Marco di viale xx settembre ad Avenza e i Mannucci del Nazionale di via Roma, appunto. I primi acquisiscono il gioiello di famiglia dei secondi. E, pur imprimendo il loro passo, valorizzeranno la tradizione, a partire dal nome che rimane Nazionale. Nazionale-1931.

Su il velo

Viale xx settembre, 9 agosto, ieri, siamo poco dopo la rotatoria della “Centrale”- direzione Marina e qui, alla pasticceria San Marco, i clienti che si affacciano alla cassa si complimentano per quella che qualcuno ha già battezzato “Operazione Millefoglie”. Sono tutti invitati oggi pomeriggio alle 18, 30 gli avventori, “sotto le logge” della Galleria Massimo D’Azeglio, all’altezza di piazza Farini, dove – in un’altra pasticceria – al Nazionale, si brinda a ciò che sembra più un passaggio di testimone che un’acquisizione d’impresa.

Il filo rosso

«Si è presentata l’opportunità – dice Gianni Cucurnia, alla guida della pasticceria San Marco – e abbiamo detto sì. Ci piacevano la storia e la tradizione del Nazionale, tra sei anni compirà un secolo di vita», mentre la San Marco nel 2026 soffierà su 60 candeline: ugualmente un gran risultato; «In quel locale – aggiunge – si respira aria di sacrificio», quello tipico delle avventure imprenditoriali “di famiglia”, dove tutti piegano la schiena e si asciugano il sudore della fronte, dai dipendenti ai proprietari; «E persino per gli arredi – aggiunge – assomiglia un po’alla nostra San Marco». «Tant’è – conclude – che faremo le nostre cose, ma senza stravolgere». Tecnicamente è un’operazione commerciale – c’è qualcuno che compra qualcosa che era di qualcun altro – ma sembrerebbe un affare che lascia la dolcezza in bocca questa transazione. Pasticceri entrano in casa di pasticceri: e lo faranno con cura e dedizione – lo si intuisce dalle parole di Cucurnia – e con rispetto di quanto in quasi un secolo di squisitezze è stato creato. Al Nazionale, ad accogliere i clienti, rimarranno sia Cristina Mannucci, nipote degli artefici del tesoro-Nazionale, e il barman Luca Dell’Amico.

Negli annales

È il 1931, l’Italia è fascista, quando Loris Mannucci e la moglie Angelina Notari danno vita al Nazionale. Tra i bis-nonni carraresi qualcuno ancora ricorda quando al posto del “Grattacielo” – all’incrocio tra via Roma e via Massimo D’Azeglio – c’era un grande giardino e i tavoli del Nazionale erano sparsi ovunque. La sera d’estate a quei tavoli si mangia anche il gelato: nelle coppe di vetro, immergendo i cucchiaini-lunghi. In epoca democratica e a lungo è Angelina la Regina-Nazionale; affascinante è la sua acconciatura con cui ferma i capelli bianchissimi, il profilo volitivo, la postura eretta; seduta alla cassa – quando la cassa era al centro del locale – fa rigare-dritto tutti. Giovanissimo arriva il figlio, Giuseppe, a lavorare nell’impresa di famiglia. Tifoso sfegatato della Carrarese, carrarino doc, senza peli sulla lingua, diventa subito “personaggio” e – imparando la lezione della madre – fa la fortuna del locale. Poi, negli anni e giovanissima, ecco la figlia Cristina.

Oh Robé

Indimenticabile, pur essendo stato una vita “dietro le quinte”, in laboratorio, è “Robè”, Roberto Dell’Amico, lo storico pasticcere del Nazionale. Dal locale dei forni, apre la finestrella e a chi sta alla macchina del caffè passa – con orgoglio – il suo vassoio di paste calde. Hanno fatto la storia della pasticceria carrarina la Corona Reale, la torta per eccellenza del Nazionale, un must-have, la sfoglia con la crema chantilly, i gelati-pinguino di nonno Loris e Robè. Una grande tradizione, sì. Che, ed è bello così, finisce nelle migliori mani possibili. 


 

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