Centoventisei milioni dei lucchesi nelle casse della Coima di Catella: i collegamenti con l'inchiesta di Milano
La Fondazione lucchese ha investito 126 milioni in fondi immobiliari chiusi gestiti da Coima, la società di Manfredi Catella coinvolta nell'inchiesta per corruzione e falso sull'urbanistica milanese. Nessun immobile collegato alle indagini, ma il caso accende i riflettori sulle strategie finanziarie dell'ente
LUCCA. Una cifra di tutto rispetto, che rappresenta una quota importante degli investimenti della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. E che balza agli occhi ancora di più dopo il terremoto giudiziario che ha sconvolto Milano (e non solo) con l’inchiesta sull’urbanistica. Perché “nella pancia” di una società della holding Coima del livornese Manfredi Catella, coinvolto nell’inchiesta, ci sono anche i soldi dei lucchesi: 126 milioni di euro in quote di fondi immobiliari chiusi (cioè risorse investite per acquistare e gestire immobili per una durata temporale definita, solo al termine della quale gli investimenti possono essere riscattati). Soldi investiti nel fondo “Coima Master Found Lucca” della Coima sgr, società che si occupa della «gestione patrimoniale di fondi di investimento immobiliari per conto di investitori istituzionali italiani e internazionali» si legge sul sito della società e che oggi «gestisce 33 fondi di investimento immobiliare, con oltre 10 miliardi di euro di investimenti a regime». Soldi che, conferma la Fondazione, non sono però legati a immobili coinvolti nell’inchiesta.
Il terremoto
Di giovedì scorso la notizia dei sei arresti per corruzione e falso disposti dal gip del capoluogo lombardo Mattia Fiorentini: ai domiciliari l’ex assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, dimessosi il 21 luglio, e l’amministratore delegato di Coima, Manfredi Catella, “re del mattone”. In carcer l’ad di Bluestone, Andrea Bezziccheri, mentre ai domiciliari anche l’ex presidente della commissione paesaggio, Giuseppe Marinoni, l’architetto Alessandro Scandurra e Federico Pella, ex manager della J+S. Misure contro le quali i legali delle persone coinvolte hanno fatto istanza di scarcerazione al Tribunale del Riesame.
Ritorni
Coima è un nome tutt’altro che nuovo nella città delle Mura perché legato al project financing con il quale nel 2021 Catella e la Fondazione Cassa di Risparmio avevano immaginato la trasformazione e la rinascita dell’ex Manifattura Tabacchi. Progetto abortito, tra mille polemiche. Nome che torna alla ribalta, ancora una volta insieme a quello della Fondazione, il “forziere” dei lucchesi, in relazione a operazioni di investimento sulle quali ha accesso comprensibilmente un faro l’inchiesta milanese.
Le scelte di investimento
Come si evince dal bilancio la Fondazione, l’anno scorso, ha adottato politiche di investimento che hanno consentito all’ente di raggiungere obiettivi reddituali positivi anche grazie ad «alcune operazioni straordinarie che hanno fatto emergere contabilmente dei plusvalori già latenti da tempo» con particolare riferimento «alla riorganizzazione del veicolo immobiliare gestito da Coima Sgr detenuto dalla Fondazione». Le operazioni messe in campo nel corso del 2024 hanno determinato anche l’incremento – evidenzia il bilancio – dell’investimento in fondi alternativi chiusi immobiliari, di private equity e private debt e in fondi alternativi aperti (più 4,8%, complessivamente dal 30,3% al 35,1%). «L’incremento – si legge nel documento – è principalmente imputabile al comparto dei fondi alternativi immobiliari chiusi (per effetto della riorganizzazione del veicolo immobiliare gestito da Coima Sgr mediante la costituzione del nuovo Fia Coima Master Fund che ha permesso l’emersione contabile di plusvalenze latenti da tempo esistenti sul comparto)». Più nel dettaglio, in riferimento agli investimenti nel comparto fondi, il bilancio segnala «un sostanziale aumento di circa il 20% rispetto alla consistenza dell’anno precedente imputabile a quasi tutti i suoi costituenti – aperti o chiusi – e, in particolare, a quella dei fondi chiusi immobiliari» conseguente all’operazione Coima Sgr.
Dove sono i soldi
«La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca – spiega il nuovo presidente, Massimo Marsili – ha sottoscritto quote di fondi immobiliari chiusi gestiti da Coima sgr, che nel tempo hanno avuto un andamento positivo». L’inchiesta milanese, quindi, non è certo passata inosservata anche dalle parti di San Micheletto. «Alla luce delle informazioni di cronaca nessuno degli immobili risulta ricompreso nelle recenti vicende milanesi – prosegue ancora Marsili – Il Fondo Master Fund Lucca è l’unico prodotto della Fondazione gestito da Coima attualmente in essere. La valutazione del Fondo è di 126 milioni e cinquecentomila euro e nei suoi comparti la composizione del sottostante annovera immobili a Milano, Roma, Livorno, Lucca e altre città italiane. Si tratta di immobili storici o di capannoni commerciali quasi totalmente locati ad uso uffici ad istituzioni o ad attività di grande distribuzione – aggiunge il presidente – che producono un reddito stabile e quindi ricavi certi nel contesto della diversificazione degli strumenti finanziari. Un investimento, quindi, sul “mattone” teso a stabilizzare il flusso dei ricavi della Fondazione. Il Fondo adotta una politica Esg (quella relativa alla trasparenza degli strumenti finanziari, ndr) che ne ha determinato la classificazione ai sensi dell’art.8 del Regolamento EU 2019/2088 (che si riferisce alla promozione di caratteristiche ambientali dei beni, ndr). La Fondazione segue con attenzione costante, come tutti gli investitori di Coima sgr, soggetto vigilato in quanto gestore patrimoniale per investitori istituzionali, gli sviluppi della situazione e le possibili conseguenze sul generale andamento del mercato immobiliare».