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Lucca, la Regione critica il “Tubone 2”. W i tempi si allungano ancora

di Luca Cinotti
Lucca, la Regione critica il “Tubone 2”. W i tempi si allungano ancora

Sarà necessaria la procedura di impatto ambientale per il progetto di Acque per collegare il Serchio a Camigliano: tanti dubbi anche sui mesi di utilizzo

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LUCCA. Se non è stato bocciato, quantomeno è stato rimandato a settembre. O, meglio, alla procedura di impatto ambientale che la Regione ha previsto per l’agognato progetto del “Tubone 2”, il collegamento tra il Serchio e Camigliano che dovrebbe servire a ridurre il prelievo di acqua dalla falda della Piana e così limitare gli effetti della subsidenza. Per avere l’ok, però, il progetto preparato da Acque dovrà essere rivisto in maniera importante. Soprattutto per quanto riguarda il periodo di prelievo e per la garanzia che effettivamente avrà un impatto positivo sulla falda. I tempi, così, sono destinati fatalmente ad allungarsi. Siamo ben lontani, insomma, dall’aver mantenuto la previsione di «lavori entro il 2020» che era stata avanzata nel 2018 in una commissione consiliare a Capannori.

Il progetto

Il collegamento che Acque vorrebbe realizzare parte dal Comune di Lucca – in zona Saltocchio-Ponte a Moriano – per convogliare le acque del “Canale nuovo” (una diramazione del Condotto pubblico) con una tubazione interrata per quasi nove chilometri fino a Camigliano, per poi collegarsi a una tubazione esistente e arrivare al potabilizzatore a Casa del Lupo. Secondo gli elaborati presentati dal gestore del servizio idrico, la portata massima della nuova struttura sarà di 450 litri al secondo, dei quali 330 per usi idropotabili e 120 per usi industriali. In questa maniera l’acqua del Canale nuovo dovrebbe essere utilizzata solo per l’irrigazione agricola. Sul progetto, lo scorso luglio, Acque ha presentato la domanda per verificare l’esigenza della valutazione di impatto ambientale agli uffici della Regione Toscana. E i contributi richiesti ai vari enti hanno portato alla luce una serie di problemi non sempre risolti dalle risposte della società.

La scuola di Lucca

Il Comune di Lucca, per iniziare, ha fatto presente che il tracciato previsto nel primo tratto crea un’interferenza con il previsto ampliamento del parcheggio e della scuola elementare “Pascoli” di Saltocchio. Per questo – hanno fatto sapere gli uffici di Palazzo Orsetti – sarà necessaria una modifica del tracciato (che peraltro Acque, nella documentazione aggiuntiva presentata, non ha ancora indicato).

Da dove prelevare

C’è poi una questione aperta sul punto da cui verranno prelevate le acque da pompare nel nuovo tubone. Nella documentazione di avvio del procedimento, infatti, Acque prevedeva la presa sul Condotto pubblico (cioè quello che poi diventa il fosso che attraversa il centro storico di Lucca), immediatamente a monte dell’“attacco” del Canale nuovo. In questa maniera si tratterebbe di fatto, una derivazione del Condotto pubblico che “toglierebbe” una quantità d’acqua non indifferente per quel corso d’acqua. Dopo le osservazioni dell’Autorità di bacino, dunque, Acque ha dichiarato che «con la progettazione esecutiva provvederemo a modificare il punto di prelievo dal Canale nuovo posizionando la derivazione a valle della cateratta esistente». La Regione, però, dopo aver fatto notare che non viene indicato quanto a valle sarà la presa e che non ci sono elaborati tecnici, fa notare che «non sono oggetto delle procedure in materia di Via le dichiarazioni di intenti dei soggetti proponenti; l’indeterminatezza ha in parte vanificato le previste consultazioni con i soggetti competenti in materia ambientale e con il pubblico, in quanto non è ben chiaro cosa il proponente ritenga necessario realizzare».

Quanta acqua prelevare

Questo è, probabilmente, il punto più delicato. Perché – dice la Regione – «la documentazione presentata dal proponente manca di chiarezza e coerenza interna per quanto attiene al periodo dell’anno in cui si prevede sarà attiva la derivazione». Nello studio preliminare, infatti, si prevede che questo periodo sia di otto mesi, pur senza indicare i mesi interessati. Nello stesso studio, tuttavia, si prevede un volume annuo di acqua derivata di circa 14,9 milioni di mc: «tale volume – spiega la Regione – comporta tuttavia un prelievo continuo per 12 mesi».

E, in effetti, in un documento integrativo del 12 ottobre Acque sembra insistere su questa seconda opzione, dicendo di voler prelevare per tutto l’anno (secondo le indicazioni dell’Autorità di bacino), mentre gli otto mesi si riferiscono solo al prelievo massimo di 450 l/s. Quindici giorni dopo, ha già cambiato idea, spiegando che il periodo è effettivamente di otto mesi e che nei restanti la quantità d’acqua da prelevare sarà «attuata sulla base delle indicazioni dell’Osservatorio sugli utilizzi idrici nel distretto dell’Appennino settentrionale”.

Effetti e benefici

Dubbi della Regione ci sono anche sugli effetti del nuovo Tubone, in primis limitare i prelievi dalla falda. Acque, infatti, «non quantifica analiticamente le riduzioni dei prelievi sotterranei in funzione del prelievo (dal Canale nuovo, ndr); pertanto i benefici del progetto non sono quantificati né quantificabili, se non in mere dichiarazioni di intenti del proponente, non suffragati da dati ed elaborazioni tecniche».

Entra anche in campo una possibile alternativa, che tuttavia Acque «seppur sollecitata» non ha preso in esame. Si tratta, spiega la Regione, di usare per usi industriali le acque reflue depurate in uscita dagli impianti del servizio idrico integrato dall'impianto Aquapur di Casa del Lupo; in tal modo le acque di buona qualità derivate dal Canale nuovo potrebbero essere integralmente riservate agli usi idropotabili e agricoli».

La procedura

Per tutte queste motivazioni la Regione ha deciso di non escludere il progetto del Tubone 2 dalla procedura di impatto ambientale che, dunque, avrà luogo nei prossimi mesi e vedrà la possibilità di nuove osservazioni sia da parte degli enti che dei cittadini.

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