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Tra moglie e marito non mettere il canestro: «Ti porto a Imola, vado a Faenza e torno»

di Alessandro Bernini
Veronica e Nicola
Veronica e Nicola

Lui tifoso Libertas, lei tifosa PL: l’incredibile giornata in trasferta di Veronica e Nicola

13 maggio 2024
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LIVORNO. La fede e l’appartenenza non si toccano. A Livorno la pallacanestro ti chiede di parteggiare, di prendere una decisione, di scegliere i tuoi colori per sempre. O biancoblù o biancoamaranto. Restare nel mezzo tra PL e Libertas è impossibile.

Il tifo separa fratelli e sorelle, amici di una vita e anche mogli e mariti, se non in alcuni casi famiglie intere. Venerdì all’interno della famiglia Masi-Fanucchi è successo qualcosa di meraviglioso. L’essenza dello sport, del derby, dello sfottò che poi si traduce in due risate e qualche battuta a prendersi in giro. Lui, Nicola, è libertassino da una vita. Lei, Veronica, ha alle spalle anni e anni di tradizione piellina.

Tre giorni fa, sull’A14 sono andati insieme. Stessa macchina, insieme al figlio, libertassino anche lui, e alla sorella di Veronica, piellina di sangue. Il viaggio? Una spola tra il Pala Ruggi di Imola dove era di scena la Caffè Toscano e il Pala Cattani di Faenza dove è scesa in campo la Akern. Partenza alle 16 dopo il lavoro, prima sosta a Imola con Veronica e Valentina che scendono dall’auto mentre Nicola ed Edoardo proseguono verso Faenza.

«Il viaggio di andata è stato sereno – racconta Nicola -. Loro erano più tranquille perché con Imola se non la sottovalutavano i valori erano chiari». Una macchina, due fedi opposte. «Fare due macchine diverse sarebbe stato assurdo – aggiunge Veronica -. Abbiamo parlato di pallacanestro, ovvio. Due ore di viaggio andavano pur passate (ride, ndr). Le sciarpe le abbiamo tenute in borsa, ognuno le ha tirate fuori solo al palazzetto».

Al ritorno tutti felici. La PL per il 3-0 e il pass in tasca per la semifinale, la Libertas per una vittoria al cardiopalma che vale tantissimo.

«Diciamo che il canestro di Saccaggi oltre che la partita ha salvato anche il mio viaggio di ritorno», sorride Nicola. Dall’altra parte PL sempre in controllo. «Sì, siamo stati sempre avanti e la squadra ha giocato una gran bella partita su un campo non semplice. Loro non hanno mai mollato, ma siamo stati superiori. Mi è dispiaciuto solo per i miei genitori, abbonati da una vita, che non hanno trovato il biglietto».

Anche dall’altra parte emozioni forti contro la Raggisolaris. «Classica partita da Libertas, abituati a soffrire da sempre. Gli infortuni e le rotazioni accorciate si fanno sentire, ma questa squadra sa stringere i denti. E’ stata una bella vittoria, a un certo punto non ci credevo più».

Ieri programma unico fino alle 14, poi due strade diverse. «Siamo andati al mare e alle 14 io e il bimbo siamo partiti per a Faenza», confida subito Nicola .

«Anche per me mare, ma dopo a casa a gufare. Sono sincera, non ha senso nasconderlo. Quando gioca l’altra non puoi sperare che vinca». E stavolta è andata bene a Veronica vista la sconfitta della Libertas.

Per entrambi le origini del tifo di parte partono dai primi anni di vita. «Ci siamo conosciuti nell’86, è una vita che andiamo avanti a prese in giro e sfottò. La lunga parentesi Basket Livorno ci aveva allontanato dalla rivalità essendoci una sola squadra, adesso invece è tornata di nuovo ai massimi. La mia storia libertassina? Mia mamma negli anni ’70 mi portava al Cosmelli da quando ero in carrozzina. Poi ho giocato anche nella Libertas da ragazzo e la palla a spicchi, insieme alla fede amaranto, fanno davvero parte della mia vita».

Stessa storia sul versante biancoblù. «Vado al palazzetto da sempre con una famiglia piellina in ogni suo componente. A 11 anni mio padre iniziò a chiamarmi Teachey come soprannome. Il motivo? Lui aveva un rendimento un po’ altalenante, come il mio a scuola. Andavo bene, ma ogni tanto mi rilassavo troppo. E pensate un po’, mi ci chiama ancora oggi».

La stagione è ormai nel vivo. Il percorso delle due livornesi ancora pieno di ostacoli. Ma il sogno di una doppia promozione può veramente regalare un’estate pazzesca alla città. «L’antagonismo è il sale della pallacanestro a Livorno, quindi avere il derby in A2 sarebbe tanta roba. La rivalità ci ha sempre fatto fare uno scalino in più», dicono insieme.

«In ogni caso l’importante è che ci si vada noi», di nuovo lo sfottò. Prima di una chiusura tra i sorrisi. “Doppia promozione sarebbe il modo giusto per passare una bella estate. Ognuno festeggia con i suoi e poi una bella cena insieme al mare».

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