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Crisi Livorno, il sindaco Salvetti: «Spinelli vuole vendere: lo aiuterò, me lo chiedono anche i tifosi»

Luca Salvetti*
Crisi Livorno, il sindaco Salvetti: «Spinelli vuole vendere: lo aiuterò, me lo chiedono anche i tifosi»

Il primo cittadino conferma di aver ricevuto la telefonata da Genova e spiega al Tirreno come si metterà a disposizione per facilitare l’operazione 

16 dicembre 2019
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LIVORNO. Sì, è successo di nuovo, è accaduto ancora che, a fine giugno o alla vigilia di gennaio, la famiglia Spinelli, con esternazioni del Presidente o con le parole del figlio Roberto, si ritrovi in una complicata gestione del burrascoso rapporto con la città di Livorno. In queste ore i risultati negativi della squadra, il cambio di allenatore, alcune dichiarazioni pubbliche e le prese di posizione della Curva nord e di molti altri settori hanno determinato l’ennesima tempesta perfetta. In passato questo quadro mi è capitato di commentarlo da giornalista adesso lo devo fare da primo cittadino, ruoli diversi con diverse responsabilità ma con uguale passione per i colori amaranto. I 20 anni di Spinelli a Livorno sono stati intensi, un insieme di emozioni contrastanti con il patron amaranto capace di mostrare tutte le sue qualità come il fiuto, l’ambizione e la fortuna, e tutti i suoi difetti come l’umore imprevedibile e quello che in alcuni momenti è sembrato essere il “braccino corto”.

Un lungo periodo vissuta tra litigate, contestazioni, mille annunci di vendita, cambi di allenatori, acquisti mancati e lamentele per le spese di gestione elevate. Un’epoca però contraddistinta anche da lacrime di gioia, abbracci in mezzo al campo per promozioni fantastiche, grandi giocatori transitati all’ombra dei quattro mori e una gestione societaria cristallina. Un quadro variegato e unico che è diventato un pezzo fondamentale e indimenticabile dell’ultra centenaria storia del sodalizio amaranto.

In queste ore la famiglia Spinelli in maniera netta ha ricordato che del Livorno non vogliono più occuparsi e che le strade da percorrere per loro sono due: passare la società a chi la vuol prendere, senza più soffermarsi troppo su solidità finanziaria e aspirazioni, o smettere di spendere e lasciar pian piano procedere una situazione ad esaurimento, sia dal punto di vista sportivo che gestionale.

Contemporaneamente ho parlato con i tifosi e in tanti hanno fatto intendere che la delusione è tale da esser disposti anche a rischiare di ripartire dal basso pur di ricominciare con meno astio, più coinvolgimento e nuovo entusiasmo. Mi hanno chiesto di occuparmi della cosa e per me questo vuol dire rimboccarsi le maniche e svolgere il ruolo di “facilitatore” di un confronto tra chi dice di non voler più stare a Livorno, chi eventualmente è pronto ad interessarsi della nostra squadra e il patrimonio inestimabile e imprescindibile degli sportivi amaranto. Resta inteso che il Sindaco non potrà mai, nel calcio come in qualsiasi altro settore, interferire in trattative tra privati, trattative che comunque dovranno essere condotte in piena trasparenza perché il Livorno è patrimonio della città e rimarrà tale indipendentemente da chi è alla guida della società. Per questo se le parti in causa lo vorranno troveranno nella mia persona sicuramente un punto di riferimento e per parti intendo quella di chi vuol passare la mano e quelle ancora tutte da conoscere e scoprire che vogliono puntare su Livorno e sulla sua realtà calcistica. Sarà la stessa cosa anche per i tifosi e gli sportivi che in queste ore sono delusi e preoccupati delle sorti di una squadra e di una società che rappresentano una passione e una parte rilevante della propria vita di relazione. —

*sindaco di Livorno
 

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