Droga e fucilate a Livorno, un debitore "sequestrato": «Ti faccio mangià dai cinghiali»
Minacce di morte a un livornese, secondo l'accusa, per restituire quattromila euro per la droga non pagata: due persone sono state arrestate anche per l'estorsione
LIVORNO. Aveva un debito di quattromila euro con i pusher. Droga, già consegnata, che non avrebbe pagato. Per questo, incrociato in piazza della Repubblica, il 23 gennaio dell’anno scorso sarebbe stato “invitato” a salire su un’Alfa Romeo e portato in un luogo più appartato per essere picchiato e minacciato di morte: «Nel bosco ti faccio mangià dai cinghiali». E ancora: «Sai dove ti si lascia ora? A Lucca in un container».
Dall’operazione dei carabinieri denominata “Penny black” che ha smantellato l’imponente spaccio di droga andato avanti per oltre un anno fra Livorno e il resto della provincia emerge un inquietante episodio estorsivo nei confronti di un cliente del sodalizio, un trentacinquenne livornese, in debito per quattromila euro. L’uomo – a processo per favoreggiamento all’immigrazione clandestina e induzione in falso in atto pubblico nell’ambito di un altro procedimento penale – in questo caso è vittima di estorsione.
A minacciarlo, mentre è in auto con loro, la coppia albanese (ora in carcere) composta dal trentacinquenne Gilbert Karamani (colui che gli ha prospettato di diventare pasto per gli ungulati) e dal trentunenne Desuer Demiri. A un certo punto il livornese viene pure preso a schiaffi. Ma fin dal principio, salendo a bordo dell’auto, sapeva che le cose si sarebbero messe male. E infatti, quando attorno alle 16,30 del 23 gennaio del 2024 viene sorpreso in piazza della Repubblica da Demiri, tenta in ogni modo di sottrarsi a quell’invito, per così dire, di passaggio in macchina. «Dove devi andà?», gli chiede il cittadino albanese. «A Stagno», risponde il livornese.
Una scusa che non funziona, perché entra comunque nell’abitacolo. Demiri, alla guida dell’Alfa Romeo, si dirige verso via Giovan Battista Giacomelli, alla Cigna. Qui sale a bordo Karamani. E non si prospetta nulla di buono: «Allora? Te li ha dati i soldi? Dove sono?», così parla in albanese. Il trentacinquenne livornese, pur non parlando la loro lingua, intuisce che la situazione si sta mettendo male. È preoccupato. I due lo capiscono e viene colpito con uno schiaffo in faccia: «Dove sono? Ti uccido ora!». «Ho già parlato con lui», prova a difendersi. «Non lo fare arrabbiare, ti piglia a schiaffi!». «Eh lo so, ma è normale eh». Poi prospetta di chiamare un amico al quale consegnare mille euro in cambio dell’omicidio della vittima: «Basta che lo faccio venì qui e t’ammazza. Te lo giuro eh... gli do mille euro in contanti». «Eh no così no!». «Sì, ti porto lì, ti lascio lì. Stai tranquillo». «Sai dove ti lascio ora? A Lucca in un container». Il dialogo continua. Il trentacinquenne livornese è comprensibilmente terrorizzato. «Mi volete picchiare Desuer?». «No “fra”. Noi ti vogliamo solo parlà», gli risponde il trentunenne albanese togliendogli il cellulare di mano e controllando messaggi e chiamate. «Sì ma guarda il telefono – le parole del livornese – mi hai detto risentiamoci a gennaio, io aspettavo».
Poi succede qualcosa, non totalmente chiarito: probabilmente il trentacinquenne viene picchiato fuori dall’Alfa Romeo: «Ti è andata bene. Non c’ho voglia sai! Se mi trovavi in forma, hai capito, sicuro?», gli dice Demiri. «A me basta che siamo pari io e te – risponde la vittima –. Non voglio avere più problemi, ho sbagliato io. Poi se c’è da aver di più, a me non frega niente». Poi, dopo che viene lasciato in mezzo alla strada, Demiri gongola con Karamani: «Si è spaventato quel cogl...».
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