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Sicurezza e polemiche

Piazza Garibaldi, l’ira del sindaco di Livorno: «Il prefetto non ci detti le regole»

di Stefano Taglione
Il sindaco Luca Salvetti in piazza Garibaldi con la giunta
Il sindaco Luca Salvetti in piazza Garibaldi con la giunta

La frase “le baracchine vanno immediatamente tolte” di Giancarlo Dionisi poco ore dopo il termine del comitato provinciale per l'ordine pubblico non è piaciuta a Luca Salvetti: «È inaccettabile, riqualificare quell’area a livello urbanistico non gli compete»

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LIVORNO. «Sono sorpreso dal tono e in parte dal contenuto delle dichiarazioni del prefetto Giancarlo Dionisi. Il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica si era svolto in un clima di condivisione degli obiettivi e di sereno confronto sui metodi per raggiungere quegli stessi obiettivi, anche con la mia soddisfazione per i risultati che mi venivano comunicati. Poi leggo Il Tirreno e trovo dei virgolettati con un prefetto che assume atteggiamenti impositivi, che appaiono funzionali a mostrarsi nei confronti delle altre istituzioni e del sindaco in primis come quello che detta tempi e regole».

Non uno scontro, ma un «dialogo franco» quello fra il primo cittadino Luca Salvetti e il numero uno del Palazzo del Governo. Una forte presa di posizione, quella del sindaco, dopo il resoconto stilato dal prefetto a poche ore dal termine del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica che ha confermato la “zona rossa” per piazza Garibaldi, estendendola alle aree limitrofe come piazza della Repubblica, via Terrazzini, via della Pina d’Oro, via del Pettine e piazza dei Mille. Nella nota pubblicata il 5 dicembre dal nostro giornale Dionisi ha chiesto al Comune di rimuovere immediatamente le baracchine che restano in piazza Garibaldi e di limitare l’apertura dei minimarket, predisponendone la chiusura entro le 21. Questioni di cui si dovrebbe occupare l’amministrazione.

Sindaco, a quali parole del prefetto fa riferimento?

«Ad esempio quando dice che “le baracchine di piazza Garibaldi vanno immediatamente tolte”. Durante il comitato ci è stato chiesto quando si procederà con la rimozione di quelle baracchine e io ho ricordato il cronoprogramma stabilito oltre un anno e mezzo fa, ovvero quando il prefetto era ancora in quel di Nuoro (il suo precedente incarico prima del trasferimento a Livorno ndr). Tutti, dal questore ai comandanti dei carabinieri e della guardia di finanza, fino allo stesso prefetto dell’epoca, avevano preso atto. Poi mi trovo dichiarazioni alla stampa con quell’avverbio “immediatamente” che mi suona strano e anche inaccettabile. Anche perché se domani quest’amministrazione scegliesse di rilanciare le baracchine e di integrarle in un progetto urbanistico diverso non sarebbe certo il prefetto a dirci che non si può fare o ad obiettare su scelte urbanistiche che non competono certo a lui».

Secondo lei, come sostengono i dati delle forze dell’ordine, la “zona rossa” di piazza Garibaldi sta funzionando?

«Se è così io ne sono contento, perché da sei anni stiamo dicendo che in quella zona serviva che lo Stato ottenesse risultati. È giusto però ricordare che l’intervento al momento decisivo su quell’area si deve allo straordinario lavoro della procura e al perfetto blitz contro chi commette reati da parte dei carabinieri (quello che ad agosto scorso portò a nove arresti e 53 indagati ndr) e delle forze dell’ordine. La “zona rossa” è entrata in vigore almeno dieci giorni dopo e se comunque funziona per mantenere la tranquillità ne siamo felici anche perché al di là del nome roboante, la questora Giusy Stellino ha pubblicamente spiegato che si tratta di uno strumento non particolarmente soffocante per chi abita e vive in maniera lecita in quella zona».

Cosa deciderà sulla chiusura anticipata dei minimarket della “zona rossa”?

«Sull’ordinanza per i minimarket la richiesta per quest’anno è la prima volta che la ricevo e come è successo per tutte le altre richieste che puntano a facilitare il lavoro delle forze dell’ordine sarà presa in carico e porterà a un’ordinanza puntuale e intelligente, che proverà a contemperare le esigenze del prefetto, dei cittadini e dei lavoratori onesti di questo settore».

Al momento non ci sono restrizioni per la vendita dell’alcol di sera per i minimarket?

«No, non ci sono leggi nazionali in materia né regolamenti. Ci sono ordinanze contingibili che possono essere fatte ma che al momento, sul territorio livornese, non sono in vigore. A livello comunale è in vigore in via Cambini e regola la somministrazione e la vendita dell’alcol per quella strada».

Fra lei e il prefetto è in atto un confronto franco e incisivo.

«E sa cosa mi piace di più di questo? Che finalmente dopo tanti anni i cittadini hanno compreso che il tema della sicurezza e della lotta ai reati si può risolvere se lo Stato fa la sua parte e non lascia in capo ai sindaci responsabilità e competenze che non hanno. Il Governo attuale ci sta provando in varie parti d’Italia, da Bologna a Torino, da Milano a Genova a spostare i riflettori sui Sindaci anziché sul proprio operato. Bene: da Livorno arriva, almeno per ora, un messaggio chiaro contro la criminalità e sulla sicurezza e l'ordine pubblico è lo Stato attraverso il Governo, le prefetture e le forze dell’ordine, che devono risolvere le cose senza indietreggiare».

Il prefetto, a differenza di quanto sostenuto al Tirreno da alcuni sindacati di polizia come il Siulp, ha sostenuto che la dotazione organica delle forze dell’ordine a Livorno è adeguata.

«L’amministrazione comunale a tal proposito chiede un quadro certo e numeri ufficiali. Il Governo Meloni, che dopo tre anni fa i conti con dei numeri angoscianti sull’aumento della criminalità, lo faccia convintamente, mettendo in campo personale e mezzi economici. Dia risposte ai sindacati e ai rappresentanti degli agenti e dei militari che lamentano carenze d’organico in ogni città e in ogni paese».

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