Test del carrello, Pam non ritirerà i licenziamenti - Un lavoratore di Livorno: «Fatti fuori con motivi assurdi»
Al tavolo coi sindacati l’azienda conferma la volontà di non reintegrare i dipendenti. La testimonianza di uno di loro: «È clamoroso essere stati trattati così dopo anni»
LIVORNO. «Mi hanno prima sospeso per un prodotto secondo loro scaduto che, in realtà, non esisteva. Poi mi hanno licenziato per essere stato troppo tempo in pausa. Ma in realtà erano 12 minuti. È clamoroso. Specialmente dopo 35 anni di servizio non mi aspettavo questo trattamento». Daniele, nome di fantasia, è uno dei due lavoratori Pam di Livorno di recente licenziati dall’azienda. «Il mio collega, invece, è stato licenziato dopo il cosiddetto test del carrello». E se i lavoratori provano un mix di rabbia e delusione, l’azienda, «all’incontro nazionale (di ieri a Roma con Cgil, Cisl e Uil, ndr) ha confermato che non ritirerà i licenziamenti – spiegano dal sindacato Uiltucs – e che proseguirà con quelli dichiarati per I Gigli». Ma andiamo con ordine.
Il caso
Il caso-Pam, che è approdato anche in parlamento tramite le interrogazioni presentate da Marco Grimaldi (Avs) ed Emiliano Fossi (Pd), ha preso piede negli scorsi giorni quando i sindacati hanno annunciato licenziamenti di lavoratori nei negozi di Livorno e Siena. «È un’ingiustizia – hanno detto qualche giorno fa sull’argomento dal sindacato Uiltucs – Pam si libera dei lavoratori storici, quelli con più diritti, esperienza e dignità, per sostituirli con una nuova generazione di precari». Il tutto «con un metodo vessatorio e con il test del carrello». Un ispettore, cioè, avrebbe piazzato in una finta spesa un prodotto nascosto (che corrisponderebbe a un prodotto rubato dall’eventuale cliente) della cui presenza il cassiere non si è accorto. E per questo sarebbe stato licenziato dall’azienda. «Questo test – hanno fatto sapere dalla Filcams Cgil – viene eseguito per verificare la qualità del servizio ed è inammissibile che questo controverso strumento sia utilizzato per licenziare».
La testimonianza
Daniele, invece, racconta che «mi hanno dato sette giorni di sospensione contestandomi la presenza sul banco un prodotto che in realtà non esisteva. La feta proteica». Mentre, per quanto riguarda il licenziamento, mi è stata contestata una pausa che secondo l’azienda era troppo lunga e non segnalata, cosa non vera, durante la quale avrei lasciato un roll di latticini fuori dalla cella frigo. Ci sono stato 12 minuti, mi sono cronometrato e ho le prove». Daniele ha 59 anni ed è amareggiato da tutta questa situazione perché «ho dato molto a quest’azienda e per me il lavoro è sempre stato importante. Dopo tanti anni essere trattato così è inaccettabile. Oltretutto il reparto andava bene. Pensi che a un collega macellaio è arrivata una lettera di richiamo per il pavimento trovato sporco il pomeriggio del 24 dicembre».
L’incontro
Alla luce dei recenti licenziamenti, ieri i sindacati erano a Roma per incontrare i vertici di Pam. «L’azienda – fanno sapere da Uiltucs – ha confermato che proseguirà con questo sistema di controllo dei lavoratori, che non ritirerà i licenziamenti effettuati e che proseguirà nei licenziamenti dichiarati a I Gigli di Firenze. Si è poi difesa asserendo che il test del carrello sarebbe solo la mimica che gli ispettori fanno relativamente alle tecniche di furto che i clienti Pam eseguono quotidianamente nei negozi». Ma il sindacato Uiltucs non si ferma: «Continueremo a difendere le lavoratrici e i lavoratori in tutte le sedi, sindacali e legali». Il numero collegato all’ufficio stampa di Pam Panorama che è presente sul sito, d’altra parte, è costantemente senza linea e, nonostante i tentativi fatti, non è stato possibile mettersi in contatto con l’azienda per domandare quale fosse il suo punto di vista.
