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«Stanno rioccupando il Refugio»: ore di caos sugli scali in Venezia
Pattuglie sul posto. Perini: «Erano col furgone». Raspanti: «Non è andata così»
LIVORNO. Persone (nuove) sono state notate a stazionare dentro il palazzo del Refugio. E apriti cielo. Qualche residente ha chiamato il consigliere di Fratelli d’Italia Alessandro Perini, che ha pubblicato un post su Facebook: «Ho avvisato le forze dell’ordine – ha detto il consigliere – sventando l’occupazione abusiva da parte di un gruppo di tunisini». Ma secondo l’assessore al Sociale Andrea Raspanti le cose sono andate diversamente. «Non c’era alcuna occupazione – dice – ma una donna con tre figli nel vano scale».
Siamo nel quartiere Venezia, lungo gli scali che portano il nome del monumentale immobile nato in età medicea come casa di accoglienza. Il palazzo del Refugio è abitato da persone che non ne hanno titolo almeno da vent’anni. Sebbene non si tratti di casi collegati ad azioni di sfondamento, molti di coloro che stanno lì dentro (eredi di passati inquilini) di fatto non potrebbero starci. Poi c’è tutto il discorso dell’Officina Refugio, ma questa è un’altra storia.
Ieri mattina, comunque, c’è stato un po’ di trambusto quando alcune persone sono state viste entrare nel palazzo per poi stazionarvi all’interno. Sul posto sono intervenute le pattuglie della polizia municipale di Livorno e, con funzioni di supporto, i carabinieri della locale Compagnia. E a vedere tutto questo dispiegamento di forze in tanti hanno pensato che si stesse per mettere in atto uno sgombero nel palazzo.
Sul posto (avvisato da qualche residente) è arrivato anche Perini. «Mi hanno chiamato dicendo che c’era un’occupazione in corso e ho riscontrato che si trattava di alcuni tunisini. Ho chiamato le forze dell’ordine e sono stati fatti uscire. Dunque siamo riuscivi a sventare l’occupazione». Perini sostiene che le persone in questione siano arrivate con un furgone carico di oggetti.
Diversa, invece, è la versione dell’assessore al Sociale Andrea Raspanti. «Si è trattata – spiega Raspanti – di una giovane mamma sola con tre figli piccoli in condizione di precarietà abitativa e si è risolto in modo pacifico prima ancora che l’occupazione avvenisse». L’assessore aggiunge poi che «siamo di fronte a un gesto, per quanto sbagliato, motivato dal bisogno, non al piano criminale di una malvivente. Continuare ad additare come nemici pubblici le persone in difficoltà non porta niente di buono e, anzi, avvelena i pozzi della convivenza. Se davvero la destra vuole fare qualcosa di buono, stanzi le risorse che tutti i Comuni, indipendentemente dal colore politico di chi li amministra, chiedono: più risorse per il sociale e la casa, in modo da mettere fine alla guerra tra poveri che tanti danni fa nei quartieri popolari delle città italiane. L’impressione è purtroppo che la destra, anziché risolvere questo problema, preferisca approfittarsene per accrescere il suo consenso. I livornesi e le livornesi hanno già dimostrato di saper distinguere i fatti dalla propaganda e abbiamo fiducia che non si lasceranno ingannare».