Livorno, ogni giorno una lite da sedare. Il procuratore: «Multe e viabilità le scintille»
Parla il magistrato Maurizio Agnello: «Fermiamoci prima che ci scappi il morto. Sono testimone diretto di un episodio che mi è capitato appena insediato in città»
LIVORNO. C’è chi suona il clacson non appena cambia il colore del semaforo e chi, invece, si prende a pugni e calci per una mancata precedenza. C’è chi strappa le multe davanti ai vigili, chi rifiuta di dare i documenti alle forze dell’ordine durante i controlli e chi, fermato dalla polizia, chiama i carabinieri (o viceversa) sentendosi vittima di un sopruso. E se da una parte si registra «un’aggressività generale dei livornesi sulla strada» dall’altra ci sono comportamenti che non solo costituiscono reato, ma «impegnano le pattuglie per parecchio tempo lasciando, nel frattempo, sguarnito il territorio».
A fare il punto, dopo la rissa in via del Cardinale a seguito di un’asserita mancata precedenza da parte di un camioncino ai danni di un’auto, è il procuratore capo di Livorno Maurizio Agnello.
Procuratore, il fenomeno della litigiosità è in qualche modo quantificabile?
«Confrontandomi anche con i comandanti di carabinieri, polizia municipale e con la questora è emersa la presenza di un intervento al giorno per liti. E questa cosa un po’ ci mette in allarme».
Che genere di litigi vengono riscontrati durante gli interventi di carabinieri, polizia di Stato e polizia municipale?
«Molte sono liti in famiglia, ma ci sono anche casi di litigi per motivi di parcheggio o di viabilità. Notiamo inoltre una certa aggressività nei confronti del pubblico ufficiale nel momento del controllo. E ricordo che l’offesa a pubblico ufficiale è un reato. Così come è reato rifiutarsi di fornire i propri documenti durante un controllo. Quando un poliziotto o un carabiniere chiede le generalità queste devono essere fornite, non bisogna star lì a chiedere il perché o a discutere sul come».
Può farci l’esempio di un caso in cui si è verificata questa aggressività nei confronti dell’agente o del carabiniere in servizio?
«L’altro giorno, per esempio, due persone sono state fermate perché erano in scooter senza casco e ai carabinieri intervenuti hanno detto di tutto. E credo che perdere la testa perché si è presa una multa in quanto in motorino senza casco sia inaccettabile».
Le multe sono un tema “caldo”.
«Di recente sono piovute offese anche sugli agenti della polizia municipale che sono intervenuti per sanzionare gli scooter parcheggiati negli stalli riservati alle auto sul lungomare. E c’è anche chi le strappa di fronte ai vigili, le multe. Tenga presente che le forze dell’ordine hanno la direttiva ben precisa di non reagire alle provocazioni ricevute».
Ma perché, secondo lei, spesso e volentieri si verificano questo tipo di reazioni?
«Sicuramente c’è una scarsa propensione a sottostare ai dettami dell’autorità. Basti pensare che qualche volta chi viene fermato dai carabinieri chiama la polizia, e viceversa, sostenendo di essere vittima di un sopruso. Poi, in generale, c’è un’eccessiva aggressività. Chiarisco che non sono qui a fare il censore della livornesità, ho solamente il timore che questo modo di fare possa portare a conseguenze».
Del tipo?
«Non dobbiamo arrivare al punto che per una scarpa sporcata ci scappa il morto (il riferimento è al 19enne ucciso a Napoli l’anno scorso dopo essere intervento per placare una lite scoppiata per una scarpa sporca, ndr) . Poi c’è l’aspetto legato al controllo del territorio».
Cioè?
«Se due volanti della polizia vengono convogliate sullo stesso intervento e, nello specifico, impiegate per sedare una rissa (come è successo sabato 2 agosto in via del Cardinale, ndr) allora significa che, così facendo, sono costrette a lasciare scoperto un intero settore della città. Insomma la facilità, diciamo così, dei livornesi ad accendersi, oltre a portare alla commissione di reati, che per inciso ci ingolfano gli uffici di pratiche, crea anche dei rischi per il territorio. Oltretutto ne sono testimone diretto e praticamente quotidiano».
Si spieghi meglio.
«Ho notato questa eccessiva aggressività anche da utente della strada. E premetto che vengo da Palermo, non da Bolzano. Faccio un esempio. Appena arrivato a Livorno mi è capitato un fatto che, lì per lì, mi ha lasciato a bocca aperta. Avevo il parabrezza sporco e ho utilizzato il tergicristallo. È successo che un po’ d’acqua sia finita inavvertitamente sull’auto dietro. Questa mi ha superato, poi ha frenato e ha a sua volta azionato il tergicristallo».
Le ha restituito il favore, per così dire.
«Mi ci è voluto un po’ per capire che cosa stesse accadendo. Ma cose simili capitano tutti i giorni. Dal clacson al semaforo appena scatta il verde alle grida dal finestrino. E se rispondi la discussione può andare avanti all’infinito. Per non parlare delle biciclette. Se metti un piede dentro alla pista ciclabile tra la Baracchina bianca e i bagni Pancaldi ti gridano di tutto».
Non pensa che tutto questo faccia anche un po’ parte dell’essere livornese?
«Ripeto, non voglio fare il censore. Ma ho il timore che questo modo di fare porti a conseguenze. Il fatto che a Livorno ci sia un intervento al giorno per liti da sedare o per aggressioni è una circostanza che spicca in una realtà che, in generale, risulta abbastanza serena».
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