Il Tirreno

Livorno

L'intervista

A Livorno allarme liti al volante, lo psicologo: «Colpa anche della tv trash come "Temptation Island"»

di Stefano Taglione
Lo psicologo clinico Lauro Mengheri
Lo psicologo clinico Lauro Mengheri

Lauro Mengheri: «L’aggressività sta aumentando esponenzialmente ovunque. Programmi come del genere non aiutano: mostrano modelli sbagliati. E vale lo stesso per i task show con i politici»

4 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. «Il problema dell’aggressività alla guida è serio e per prevenirlo e disincentivarlo serve una cura. Ma dev’essere complessiva, perché non possiamo scorporare questi comportamenti, inaccettabili e impensabili fino a qualche anno fa, dalle violenze a cui assistiamo ogni giorno verso i docenti scolastici o gli operatori sanitari. Il ceppo è lo stesso: l’essere umano oggi è molto più aggressivo. E la vita corre molto più veloce di prima, per cui non ha neanche il tempo di elaborare le informazioni. Sono molto pessimista sul futuro, sicuramente servono iniziative specifiche, culturali essenzialmente, per riportare la consapevolezza nelle persone prima che sia troppo tardi. Oggi mancano: basta accendere la tv, dato che ormai è popolata da trasmissioni “spazzatura”. Si pensi ai vari programmi di intrattenimento, che recentemente hanno mandato in onda reazioni violente da parte dei partecipanti».

Dopo l’allarme sulle liti al volante lanciato dal procuratore Maurizio Agnello, a parlare della stessa tematica da un punto di vista psicologico e sociale è Lauro Mengheri, psicologo clinico livornese, laureato a “La Sapienza”, dello “Studio Verbavoglio” e già presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana.

Dottor Mengheri, l’abitacolo è un luogo detonante dove l’aggressività viene in un certo senso incentivata? È un fattore di rischio?

«Sì, ma come altri ambiti. Faccio fatica a scorporarlo: le violenze a scuola e negli ospedali sono all’ordine del giorno, così come le liti alla guida».

Come possiamo intervenire per porre un freno?

«Con le iniziative culturali e psicologiche, che oggi mancano. Non possiamo ignorare l’ambiente esterno, ma nemmeno il fattore culturale: l’essere umano è sempre più ancorato ai dispositivi tecnologici e ai programmi televisivi aggressivi, veramente di bassissimo livello culturale: sono quelli che hanno più seguito. Sono cadute le porte: nelle chat, ormai, si mostra il corpo senza barriere. Le porte le hanno inventate per definire i confini: oggi pare non esistano più».

Faceva l’esempio dell’ultimo successo di Mediaset, “Temptation Island”. Nelle ultime settimane è stata fra le trasmissioni più seguite.

«Programmi che presentano modelli in cui i partecipanti devono essere necessariamente belli e belle, tipo “Temptation Island” in cui devono mantenere dei comportamenti eclatanti per arrivare al sistema emotivo. I politici nei talk show non sono da meno: non rispettano i tempi del dialogo e in alcuni casi scatenano le risse. In passato è stato criticato Gianfranco Funari perché ha inventato la televisione spazzatura, ma ormai è a tutti i livelli e della tv seria è rimasto pochissimo. Inoltre i ragazzi non leggono quasi più, hanno un bagaglio lessicale scarso e il sistema-scuola è sempre più prestazionale: insegno e verifico, con un apprendimento di tipo frontale. Non sto addossando le colpe di questo al sistema-istruzione che in Italia è fortemente inclusivo, ci mancherebbe, dico solo che, come quello familiare, è in difficoltà perché sono aumentate le tensioni sociali. Anche in ambienti strutturati come quello scolastico, infatti, si insinuano comportamenti aggressivi bilaterali. Le immagini ampiamente aggressive in prima serata e sui social non aiutano: nei bambini, negli adolescenti e negli adulti, anche genitori, alzano in generale l’asticella dell’aggressività. Con questo non dico che non debbano essere riferite, anzi: raccomanderei solo di non trasmetterle ripetutamente in prima serata o sui social perché hanno un impatto negativo sulle persone. Abituiamo alla violenza e in generale questo clima di guerra che c’è nel mondo sta infondendo sempre più aggressività, dato che le persone non sono più in grado di mediare col dialogo».

Servono iniziative culturali.

«Qualcuno, sia dal basso che dall’alto, deve far percepire e sentire alle persone, è questa la sfida, che è necessario un cambio culturale e di pensiero che poi si potrebbe trasformare in azione positiva. Nel caso della guida serve un’educazione specifica, ad esempio a cura del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. So che vengono organizzati incontri a scuola, ma non devono essere sporadici, bensì strutturali. Come gli antibiotici: non si possono prendere una tantum, ma bisogna fare una cura. Anche la politica deve essere formata».

Parlava della vita che oggi è molto più rapida di un tempo.

«L’orologio corre sempre più veloce e noi non abbiamo il tempo di riflettere per poi elaborare. Le iniziative culturali, anche quelle di educazione alla guida così come quelle alla relazione, possono aiutare. Le persone oggi sono in difficoltà e quando entrano nello studio di uno psicologo la situazione spesso è molto complessa. Ma non è mai tardi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
Verso le elezioni

Eugenio Giani, finalmente il via libera: sarà lui il candidato alle regionali – L’annuncio, gli applausi, l’emozione e il nuovo patto a 5 Stelle

di Francesca Ferri
Estate