Annega al Gombo, la famiglia denuncerà il Parco di San Rossore: «Serve più sicurezza»
Dopo la morte di Serenella Bernini, pronta la querela da parte del marito Marco Del Greco: «Certe cose in futuro non devono più accadere, occorrono i bagnini»
LIVORNO. «Denuncerò il Parco di San Rossore, perché la spiaggia del Gombo a mio avviso dovrebbe essere attrezzata come un vero stabilimento balneare e necessiterebbe di una maggior sicurezza, ad esempio prevedendo la presenza dei guardaspiaggia. So che è ben indicato il fatto che non sia presidiata, e che nelle pertinenze della “Buca del mare” vi sia il divieto di balneazione, non sto discutendo questo. Noi, peraltro, ci siamo tuffati là dove è consentito, come sempre, senza infrangere alcun regolamento. Dico semplicemente che, dato che abbiamo chiesto aiuto agitando a lungo le braccia, almeno con una torretta di avvistamento forse qualcuno ci avrebbe notato. Noi siamo finiti in una buca, non lontano da riva, non abbiamo commesso alcuna imprudenza ».
La rabbia del marito
A parlare è Marco Del Greco, il marito di Serenella Bernini, la donna di 68 anni morta mercoledì 16 luglio annegata al largo dell’arenile del Gombo. Il settantatreenne livornese, ex battelliere del porto e persona molto conosciuta in città, parla a pochi giorni dalla tragedia della perdita della donna con cui era sposato da 50 anni, con la quale abitava nel quartiere della Scopaia, rivelando l’intenzione di sporgere querela contro l’area protetta regionale, che attraverso il proprio circolo ricreativo aziendale gestisce lo splendido e incontaminato arenile della tenuta aperto non solo ai soci, ma a tutti, «pagando 40 euro», rivelano i familiari di Del Greco. «Siccome non si paga neanche poco – obietta il settantatreenne – credo che debba essere garantito un livello più elevato di sicurezza. In ogni caso, siccome vorrei che certe disgrazie non capitassero mai più, mi sto consultando con un avvocato per sporgere denuncia. Penso che sia un mio diritto dopo quanto accaduto. Non lo faccio per ricevere un risarcimento: mia moglie non me la restituirà più nessuno, lo faccio per principio e, appunto, per evitare che altre famiglie possano vivere certi drammi. Noi siamo ancora sotto choc per quanto successo».
Il salvataggio della nipote e il coraggio di tre ragazzi
La nipote di Marco e Serenella, Veronica, è stata salvata insieme a sua figlia di 13 anni da tre componenti dello staff della “Buca del mare”, questo il nome dell’area attrezzata sulla spiaggia del Parco. Tre ragazzi, coraggiosissimi, che si sono buttati in mare appena si sono resi conto che le due donne stavano chiedendo aiuto. Veronica ci tiene infatti a sottolineare «di non avere assolutamente niente contro di loro, anzi: sono i nostri “angeli”, ci hanno salvato, è grazie a loro che io e mia figlia siamo vive, mentre mio zio Marco è sopravvissuto grazie ad Antonio, un pescatore che lo ha sentito gridare aiuto dalla sua barca».
Al cimitero dei Lupi Marco, Veronica e tutti i parenti e amici, tantissimi in città, hanno tributato l’ultimo saluto a Serenella. Una donna buona, amata e benvoluta da tutti, conosciutissima non solo alla Scopaia, ma soprattutto nel quartiere di Salviano, dato che ha vissuto i primi anni della sua vita in via dei Pelaghi.