Truffe da 45mila euro, arrestati tre livornesi: chi sono e il sistema ideato
Due anziani raggirati via telefono attraverso l’home banking. In due sorpresi mentre stavano prelevando somme dalle carte
LIVORNO. Pensavano che dall’altra parte della cornetta ci fosse un operatore bancario dato che il mittente, un numero di telefono creato in maniera artificiale, coincideva con quello della filiale. Invece a parlare era un truffatore, che fingendo un raggiro informatico in corso attraverso l’home banking da un primo anziano si è fatto accreditare 15.000 euro e da un altro addirittura 30.000. Per questo tre persone sono state arrestate in flagranza di reato dalla Squadra mobile della polizia di Stato: due livornesi – il settantunenne Carlo Tangheroni e il figlio Luca, di 44 anni – e il napoletano, residente in città, Giovanni Lana.
Per tutti, l’accusa, è concorso in truffa aggravata e autoriciclaggio. I primi due sono stati sorpresi nei pressi dell’ufficio postale degli scali Bettarini, mentre stavano effettuando prelievi di denaro definiti dagli investigatori sospetti con carte Bancoposta e Postepay, mentre il terzo – il cittadino campano – è stato sorpreso a casa di uno degli indagati con ottomila euro in contanti e «documentazione bancaria che lo ricollegava alle truffe», spiega la questura in una nota.
Il controllo
Durante il controllo nell’ufficio vicino piazza della Repubblica i poliziotti «hanno trovato in possesso dei due uomini non solo una significativa somma di denaro contante, ma anche documentazione bancaria che attestava movimenti sospetti: versamenti effettuati dai conti correnti delle vittime verso conti intestati agli stessi sospettati». Le indagini della Squadra mobile, diretta dal vicequestore aggiunto Riccardo Signorelli, hanno permesso di ricostruire la dinamica dei fatti. I Tangheroni, qualche giorno fa, si sarebbero incontrati in mattinata con Lana, che sarebbe poi stato visto entrare nell’abitazione di uno dei due. «La triangolazione dei movimenti e i pedinamenti successivi hanno confermato i sospetti: i tre si erano recati in diversi uffici postali, prelevando ingenti somme di denaro appena accreditate sui loro conti da vittime truffate», prosegue la nota diramata da via Fiume.
Il sistema
Il modus operandi sarebbe stato, secondo gli investigatori, ben collaudato: «le vittime, entrambe anziane – spiegano gli investigatori – avevano ricevuto telefonate da numeri che simulavano quelli del proprio istituto di credito, seguite da messaggi sms che segnalavano presunte frodi in atto. I truffatori, fingendosi operatori bancari, riuscivano così a guadagnarsi la fiducia degli anziani e a farsi accreditare somme ingenti: 15.000 euro nel primo caso e circa 30.000 nel secondo. A seguito del fermo dei due livornesi, la polizia ha rintracciato il terzo complice, nascosto all’interno di una delle case degli arrestati: aveva con sé 8.000 euro in contanti e un’ulteriore documentazione bancaria che lo collegava alle truffe. Anche lui è stato arrestato con l’accusa di truffa continuata in concorso». I ruoli Gli investigatori sono ora al lavoro per ricostruire i ruoli dei singoli partecipanti alle truffe: a telefonare a casa degli anziani, molto probabilmente, non sarebbe stato nessuno dei tre arrestati, ma altre persone, forse di Napoli. Queste ultime potrebbero aver poi incaricato Lana di recuperare la somma girata sulle carte intestate ai Tangheroni, che alla fine avrebbero poi ricevuto una percentuale per essersi prestati al prelievo. In ogni caso, padre e figlio, non hanno ricavato nulla, perché la Squadra mobile è intervenuta prima che potessero incassare qualsiasi somma. Ma i singoli compiti, e i ruoli dei tre partecipanti, li stabiliranno gli inquirenti.
Le misure cautelari
Lana, che vive a Livorno, dopo la convalida dell’arresto da parte del giudice per le indagini preliminari si trova nel carcere delle Sughere. A difenderlo l’avvocato campano Marco Antonio Cioffi. Per i Tangheroni, assistiti dal legale livornese Luciano Picchi, è invece stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.