Enrico Nigiotti: "La canzone che porterò a Sanremo è nata quai per gioco"
Tre anni passati stringendo i denti e a scrivere canzoni, poi per il cantautore labronico si è aperta la strada del teatro Ariston. Sarà in gara tra le Nuove Proposte
LIVORNO. Un tu per tu col livornese Enrico Nigiotti che lascerà il suo scoglio per calcare l'ambito palco dell'Ariston; "Dal Sonnino a Sanremo" come dice lui stesso riguardo alla sua partecipazione al Festival della musica italiana.
Ti aspettavi di essere tra le Nuove Proposte?
"Sinceramente non mi aspettavo niente di quello che sto vivendo adesso. Ho passato gli ultimi tre anni a scrivere e a stringere i denti mandando le mie canzoni a chiunque, con la speranza di essere ascoltato".
Come hai ottenuto il contratto con Universal?
"Sono arrivato in Universal grazie all'incontro col produttore Brando contattato dalla mia manager Adele DI Palma, che da due anni mi segue e crede in me. Affiancato da questo splendido team, approdo in Universal a giugno con la mia chitarra in mano per un provino davanti a Massara, presidente Universal, ed ad altri membri della casa discografica, suscitando in loro un forte interesse che ha siglato il contratto. Ora sono in studio a registrare il mio album e sono felicissimo".
Come è nata "Qualcosa da decidere" in lizza per Sanremo?
"La canzone è nata quest'estate a casa del mio amico Samuel Galvagno, autore con me del pezzo. E' nata quasi per gioco: dopo cena, Samuel si mise al piano e, suonando quattro accordi, io in piedi accanto a lui canticchiavo un motivetto improvvisato lì per lì: "Ed io ti porterò, ovunque tu vorrai". Più che andavamo avanti e più diventavamo seri perchè capivamo che stava uscendo qualcosa di bello. La canzone parla dell'inizio di una storia, delle prime uscite circondate dall'imbarazzo e dalla voglia di conoscersi; è una canzone fresca, immediata e molto orecchiabile".
A chi attingi nella composizione delle tue canzoni?
"In realtà non mi ispiro a nessuno; sono uno che ogni tre mesi ascolta musica diversa. Io nasco come chitarrista blues e non ho mai smesso di ascoltare i grandi blues man come Stevie Ray Vaughan, Clapton, B.B.King e Roberto Luti, il gioiello di Livorno nel mondo. Scrivendo anche canzoni, sono stato rapito dalla scrittura di Tenco, Ciampi, De Gregori e del nostro grandissimo Bobo Rondelli. Non credo, però, di cercare di assomigliare a nessuno all'infuori di me. C'è qualcuno che ha giocato un ruolo decisivo nel tuo percorso da ringraziare? Sicuramente devo ringraziare i miei genitori che non mi hanno permesso di mollare, spingendomi a continuare. Senza di loro probabilmente adesso farei tutt'altro. Devo ringraziare tutte le mattine in cui, in questi tre anni, ho aiutato il mio nonno in campagna, perchè stare con lui mi ha insegnato cose che non dimenticherò mai. Devo ringraziare Adele Di Palma e Brando che mi hanno ascoltato ed hanno creduto in me, cosa rara oggi. Devo ringraziare l'Universal che sta investendo in me e nel mio progetto. Infine, ringrazio Livorno ma in particolare il Sonnino, perchè non ho mai suonato tanto come lì".
Chi è Enrico oltre all'artista?
"Come mi ha detto un carissimo amico: "Io sono uno che cammina orgoglioso con la testa fra le nuvole e la merda sotto i piedi".