Autostrada tirrenica

Finiti i soldi, la Tirrenica a rischio stop

di Manolo Morandini
Finiti i soldi, la Tirrenica a rischio stop

Non arrivano i 270 milioni promessi dal governo. Bargone si dimette, la Regione invece è fiduciosa

21 giugno 2014
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CECINA. Il progetto Tirrenica sbanda ancora. L’ostacolo è il conto da 270 milioni di euro che il concessionario Sat vorrebbe tradotto in contributo pubblico. A rischio c’è il completamento della Livorno-Civitavecchia. Il governo s’impegna, ma rinvia tutto a luglio. E fa saltare i nervi ad Antonio Bargone, che è presidente di Sat ma anche il commissario straordinario, nominato da più di un governo, per la realizzazione della strada. «È evidente che non c’è da parte del governo una chiara volontà di realizzare l’opera, nonostante l'impegno profuso in questi anni abbia prodotto risultati importanti».

graficaLo scrive Bargone nella lettera consegnata al sottosegretario Delrio e al ministro Lupi per rassegnare le sue dimissioni da commissario. Lo stralcio della missiva, che è riportato dalla testata Edilizia & Territorio del Sole 24 Ore, è un nuovo capitolo nella travagliata vicenda dell’infrastruttura. E arriva a pochi giorni dalla presentazione, il 30 giugno, del nuovo piano finanziario elaborato da Sat per dare corpo ai cantieri. «La mancata approvazione del decreto – scrive ancora Bargone – rischia di compromettere la realizzazione dell’intera opera, e addirittura può comportare l’interruzione dei lavori in corso tra Civitavecchia e Tarquinia».

Non è stato possibile contattare il commissario dimissionario. Eppure la tempistica stride. Tra le dimissioni e il rinnovato impegno del ministro Lupi, che nell’audizione di mercoledì scorso in commissione Lavori pubblici al Senato ha confermato l’impegno del governo a trovare le risorse pubbliche per dare sostenibilità al progetto Tirrenica. Ci corrono due giorni. La lettera di Bargone è datata 16 giugno. E poi Lupi ha anche annunciato che il decreto “sblocca-cantieri”, quello rinviato lo scorso 13 giugno, sarà approvato a fine luglio.

«Abbiamo indicato due priorità infrastrutturali per la Toscana: la Tirrenica e il raddoppio della linea ferroviaria Pistoia-Lucca – afferma il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi –. Siamo ottimisti che il governo nel decreto di luglio metterà i soldi necessari». Certo è che la pressione messa da Bargone con l’annuncio delle dimissioni impone una riflessione. A colpire è la sottolineatura che senza quei 270 milioni potrebbero fermarsi i lavori in corso tra Civitavecchia e Tarquinia. Ed è la spia di una possibile sofferenza finanziaria dei soggetti coinvolti nella partita. La concessionaria Sat ha quattro soci. Autostrade (di fatto la famiglia Benetton), con il 25% del capitale sociale, a cui si affiancano dalla fine del 2011 le cooperative edilizie riunite in Holcoa (25%), il Gruppo Caltagirone attraverso la società Vianini (25%) e Monte dei Paschi di Siena (15%).

La crisi economica e il calo del traffico autostradale stanno facendo saltare il piano economico-finanziario della Tirrenica. Il project financing ha bisogno di un’iniezione di soldi pubblici. Su un costo complessivo di 2 miliardi di euro, la Sat ha realizzato il lotto Rosignano-San Pietro in Palazzi (55 milioni di euro per circa 4 chilometri), mentre il lotto Tarquinia-Civitavecchia (155 milioni) è in costruzione dal 2012. E il progetto delle tratte restanti, salvo la variante di Orbetello, è definitivo dalla fine di settembre 2013. Pesano per la concessionaria Sat il calo del traffico autostradale degli anni scorsi e le previsioni al ribasso sul futuro. Dati che incidono sulla sostenibilità economica al pari della decisione del ministro Lupi sugli adeguamenti delle tariffe autostradali, che ha riconosciuto un più 5% rispetto al 7,81% richiesto. «Argomenti che possono avere un senso a fronte dei costi per attraversare questo territorio con l’autostrada – dice Leonardo Marras, presidente della Provincia di Grosseto –. Si è scelto il progetto peggiore, di cui tra l’altro non sappiamo più nulla da molto tempo».

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