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Monterotondo, bufala del maxi pitone albino visto in paese: la Procura apre un fascicolo sullo “scherzo”

di Matteo Scardigli

	Il pitone albino “fotografato” a Monterotondo ma era uno scherzo
Il pitone albino “fotografato” a Monterotondo ma era uno scherzo

Gli stessi carabinieri forestali hanno presentato segnalazione/querela

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MONTEROTONDO. Chi la fa l’aspetti, come si suol dire. Costa caro al suo autore lo scherzo del pitone albino che sabato scorso aveva messo in allarme mezzo paese: i militari del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari (Cufaa, o più comunemente “carabinieri forestali”), al termine degli accertamenti del caso sono andati in Procura.

Sono le 14 di sabato quando scatta l’avviso del Comune alla cittadinanza: «Si informa la popolazione che è stato avvistato un pitone albino nei pressi del territorio comunale». Si allega una foto – nitidissima, scattata a breve distanza – che ritrae l’animale a bordo strada mentre carabinieri, Forestali e vigili del fuoco battono il territorio in cerca del rettile.

Dopo il caso della fantomatica “pantera di Massa Marittima” la Maremma è vaccinata contro i presunti avvistamenti di animali esotici, e quindi la nostra redazione fa una semplice operazione tramite il più diffuso dei motori di ricerca web: l’immagine è stata pubblicata per la prima volta 14 anni fa su un sito tedesco. Avvisiamo il sindaco Giacomo Termine, anche perché è plausibile che il municipio possa aver utilizzato un’immagine d’archivio.

Ore 16, dopo ulteriori verifiche scatta il contro-avviso: nessun pitone, è uno scherzo. Viene fuori che una residente di origine moldava ha trovato la foto online e ha pensato bene di giocare un brutto tiro a un parente, che si è precipitato dai militari, i quali «hanno richiesto la collaborazione dell’amministrazione comunale per supportare le ricerche dell’animale, trattandosi di una specie esotica potenzialmente pericolosa, sebbene non velenosa», riassume il sindaco Giacomo Termine.

Nel frattempo la memoria corre alla caccia alla fantomatica “pantera di Massa Marittima” e nel borgo si fanno battute sul compaesano soprannominato “il Cobra” (chi vuol capire capisca). Ma la mobilitazione generale per stanare il rettile ha un costo; doppio: soldi pubblici e personale sottratto ad attività certamente più utili alla collettività. E soprattutto c’è l’articolo 658 del Codice penale: «Chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l'Autorità, o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio, è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda da euro 10 a euro 516».

Si chiama procurato allarme: il suscitato allarme è elemento costitutivo del reato, inteso come evento di pericolo; e una bestia di quelle dimensioni, benché teoricamente non rappresenti una minaccia per l’uomo – salvo non si senta aggredita – quantomeno desta una certa impressione anche in chi non soffre di ofidiofobia (la paura morbosa di quel genere di animale).

In questo contesto dal municipio mettono le mani avanti: l’ente «ha agito con senso di responsabilità, diffondendo un messaggio di allerta con l’unico obiettivo di tutelare l’incolumità pubblica e agevolare eventuali accertamenti sul territorio», e allo stesso tempo si «condanna con assoluta fermezza questo comportamento, che ha generato ingiustificato allarme nella popolazione e ha comportato un inutile impiego di risorse pubbliche, coinvolgendo forze dell’ordine e uffici comunali».

Dalle parole ai fatti, i Forestali sono andati negli uffici del pubblico ministero presso il tribunale ordinario, che a Grosseto sono in via Monte Rosa, e hanno presentato segnalazione/querela: su certe cose non si scherza.

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