Il Tirreno

Grosseto

La ricostruzione

Neonato morto in crociera, era tenuto nell’armadietto: dall’allarme alla macabra scoperta, cosa è successo in quella nave

di Matteo Scardigli e Ivana Agostini

	La nave su cui è stato trovato morto il bimbo (Foto Giò di Stefano)
La nave su cui è stato trovato morto il bimbo (Foto Giò di Stefano)

Monte Argentario, il piccolo veniva tirato fuori per essere cambiato e allattato: nato il 17 maggio, è stato trovato morto due giorni dopo. La madre e le due colleghe sono in carcere a Sollicciano. La difesa: non un atto volontario, ma negligenza

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MONTE ARGENTARIO. È rimasto “invisibile” per due giorni, riposto dentro un armadietto dal quale veniva tirato fuori per essere cambiato e allattato. Tutti e due i giorni della sua vita. È il destino del neonato trovato morto a bordo della nave da crociera “Silver Whisper, della compagnia Silver Sea, battente bandiera delle Bahamas, che aveva gettato l’ancora nella rada davanti a Porto Santo Stefano, nel comune di Monte Argentario (Grosseto). Per la sua morte, sono in carcere tre donne: la madre, che a bordo si occupava delle pulizie, e due sue colleghe. Per la madre, una donna filippina di 28 anni, Pia Salahid Chan Jheansel, nata a Manila (Filippine), difesa dall’avvocato Giovanni Di Meglio, l’accusa della Procura di Grosseto è di omicidio volontario. Per le sue colleghe, Njuguini Mutundu Dorcas, originaria del Kenya, e Mabel Jasmin Mphela Kgothadsoe, del Sud Africa, difese dagli avvocati Luca e Mario Fabbrucci, l’imputazione è di concorso in omicidio. Tutte e tre si trovano nel carcere di Sollicciano, a Firenze.

Nessuna di loro, da indagata, ha fornito dichiarazioni. Per la propria assistita, Di Meglio propende per una linea difensiva che esclude l’atto volontario in favore di “semplice” negligenza. Il bimbo è nato il 17 maggio ed è stato trovato morto il 19 quando membri dell’equipaggio avevano riferito al comandante che qualcosa non andava in quella cabina dove dormivano le tre donne. Da qui la chiamata ai carabinieri e la salita a bordo dei militari dell’Arma della stazione di Orbetello che hanno fatto la macabra scoperta: il corpicino senza vita.

Il suo cordone ombelicale sembra fosse perfettamente tagliato. Durante il sopralluogo sono stati trovati resti di quel cordone e alcuni pannolini sporchi. Il piccolo è nato a bordo, eppure di quella gravidanza nessuno si era reso conto. Anzi, la madre del bambino sarebbe salita a bordo a Trieste, da dov’è partita la nave, con un certificato di sana e robusta costituzione che non faceva alcune menzione della gravidanza; forse taciuta per non perdere il posto di lavoro.

La donna, anche dopo il parto, non avrebbe perso nemmeno un’ora del suo lavoro. Nessun cedimento fisico dovuto allo stress del parto. Solo lo stato confusionale nel quale è stata trovata quando i carabinieri sono saliti a bordo della nave. Nemmeno le colleghe si sono mai assentate dal lavoro. Sembra che con il piccolo non rimanesse mai nessuno. Per questo, dentro la cabina veniva riposto nell’armadietto, affinché non cadesse e – forse – i suoi vagiti fossero meno forti. L’ispezione cadaverica sulla salma non avrebbe evidenziato segni di violenza. L’autopsia, con ogni probabilità, verrà assegnata venerdì al team del professor Mario Gabbrielli, direttore del dipartimento di medicina legale dell’università di Siena.

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