Grosseto piange Raffaello, eroe maremmano dell'alluvione del '66 e genio dei gommoni
Lascia la moglie Elettra Toncelli e i figli Jeannette e Renzo, che gli ha dato le nipoti Aura e Anna
GROSSETO. «Era un autodidatta, creativo ed eclettico, in grado di concepire cose che un laureato non sarebbe mai in grado di fare». Così il genero Carlo Scuratti ricorda Raffaello Rossi, icona e pilastro della Eurovinil del periodo d’oro, scomparso venerdì 29 marzo all’età di 88 anni, come un uomo appassionato e vivace, vulcanico e sempre proiettato in direzione della prossima sfida: «Non perdo un suocero ma un grande amico».
Sangue maremmano
Grossetano doc, amante del mare e della sua città, era un grande tifoso della Fiorentina e un acceso sostenitore della propria fede politica anche in famiglia: «Con lui erano anche discussioni vigorose ma sempre con educazione e rispetto», aggiunge Scuratti (responsabile vendite Italia per Novair Noxerior). Ma è forse sul lavoro che Rossi mandava il suo motore a pieno regime, insieme a quello di «battelli, gommoni e zattere che ideò, progettò e collaudò in più di trent’anni di lavoro per l’azienda, negli anni d’oro della Eurovinil prima del declino e della vendita agli inglesi: un precursore fondamentale», ricorda Enrico Rossi, direttore di produzione in via Genova oggi in pensione: «Il primo prototipo di gommone E1 l’ha costruito e collaudato lui, il primo della lunga serie. Era un tecnico esperto della saldatura elettronica e nella definizione dei prodotti, doveva tener conto della fattibilità produttiva degli elementi. Industrializzare era la parte difficile. Insieme ai due fondatori Franco Giachi e Maro Scardigli fece grande l’azienda tanto da meritarsi l’appellativo di “ingegnere honoris causa”».
Il negozio
In pensione, poco più che cinquantenne, aprì lo storico negozio La Bussola a Castiglione, che in breve tempo divenne la Mecca di nautica e diportistica. Raffaello Rossi lascia la moglie Elettra Toncelli e i figli Jeannette e Renzo, che gli ha dato le nipoti Aura e Anna. Lui stesso, pochi anni fa, ricordò sui social la grande alluvione del novembre 1966: «Ieri mattina l’Ombrone ha dato di fuori, la città ha vissuto una giornata caotica, le voci si sono rincorse, c’era chi parlava di morti, gli altoparlanti esortavano i cittadini alla calma, e invitavano quelli delle zone inondate a porsi al sicuro, ove possibile, ai piani superiori, a quanto si diceva acqua e fango erano irrotti in città proprio dalla zona di via de’ Barberi, noi abbiamo assistito impotenti all’evolversi del dramma senza la minima possibilità di avere notizie dei nostri familiari, nessuno di noi ha un telefono. Stamani dobbiamo fare qualcosa ad ogni costo, ecco l’idea, per l’appunto sono dipendente della ditta Eurovinil e proprio di recente ho personalmente messo a punto il prototipo di un battellino a remi, è già stato battezzato, si chiama Danubio, dobbiamo solo collaudarlo». Quel giorno salvò molte vite.