Il Tirreno

Grosseto

Il grande gesto

«Vivo con il rene di mia moglie». Marco e Simona, l’amore vince

di Pierluigi Sposato
Marco Borsetti e Simona Cavallari in ospedale a Firenze prima e dopo gli interventi
Marco Borsetti e Simona Cavallari in ospedale a Firenze prima e dopo gli interventi

Grosseto, lei non ha esitato un attimo e ha deciso di donare l’organo

27 ottobre 2023
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GROSSETO. Marco e Simona, 47 e 46 anni, grossetani, marito e moglie. Lui qualche tempo fa ha cominciato ad avere problemi seri con i reni. La prospettiva? La dialisi. Ma lei non ha sentito storie: «Ti dono il mio rene». E ha cominciato l’iter clinico. Scoprendo – evento non rarissimo ma comunque non sempre così frequente – di avere un’alta compatibilità con lui. Intervento, quattro ore complessive sotto i ferri – prima lei per l’espianto, poi lui per il trapianto – e tutto ok. Da poco più di venti giorni, Marco Borsetti vive con il rene della moglie Simona Cavalletti. Un intervento eseguito a Careggi, dove Marco torna periodicamente alternando poi visite al Misericordia di Grosseto. Quella che raccontano al cronista nel salotto della loro abitazione in città è una storia d’amore. E non soltanto d’amore: anche di professionalità, di coinvolgimento, di solidarietà.

«Mi sono fatta avanti io con lui», dice Simona. «Io non ero d’accordo – dice Marco – anzi ero quasi certo che non saremmo stati compatibili, perché tra moglie e marito è un evento raro. Anche se a Careggi ho scoperto che ci sono molte coppie. Io del resto non l’ho chiesto a nessuno». C’è una vicenda di familiarità a monte della malattia denominata rene policistico dominante, che discende dal nonno materno di Marco. «Ho saputo da sempre di soffrirne ma fino a una quindicina di anni fa non si erano manifestati sintomi particolari. Da quel momento ho iniziato a fare controlli sempre più serrati, annuali, semestrali, mensili, ho iniziato a seguire una dieta aproteica». Finché… «Finché la situazione si è complicata per entrambi i reni». Cure? «Soltanto la dieta e qualche pasticca». Prospettiva? «Il trapianto. Oppure la dialisi, se non ci fosse stata una donazione. Ero ai limiti». Ai primi di questo anno, Marco ha chiesto di entrare nella lista trapianti, con l’obiettivo di un intervento a Careggi: sono seguiti un paio di mesi di controlli («ne ho fatti una ventina, ma forse anche di più») ai fini della verifica di una compatibilità. E nel frattempo si è messa in gioco anche Simona: «Io sono un tipo ottimista, sapevo che tutto sarebbe andato bene, non ho esitato un attimo – dice lei – La cosa più bella è stato vedere che, già due giorni dopo l’intervento, lui stava bene ed era tornato a mangiare. Prima non era così, qualsiasi cosa mandasse giù lo faceva star male».

«Non era più vita», commenta Marco, che si era necessariamente messo alle spalle la quotidianità, le partite con gli amici a calcetto e quelle sul campo da tennis.

«Alta compatibilità», il responso arrivato tra aprile e maggio, più che sufficiente per espianto-trapianto: «Siamo entrati in lista di attesa, avevamo chiesto preferibilmente un periodo prima dell’inizio delle scuole, per i nostri figli, o subito dopo l’inizio. Poi ci hanno fissato la data: il 5 ottobre, a Careggi. Siamo andati su il giorno precedente». Prima è entrata lei in sala operatoria, una quarantina di minuti dopo lui. Il tutto con la chirurgia robotica. A lei è stato tolto il rene sinistro, ritenuto il più idoneo dagli specialisti. A lui non è stato tolto nulla: il rene di Simona è stato aggiunto agli altri due malandati.

E al risveglio? «La prima cosa che ci hanno detto – rispondono all’unisono – è che era andato tutto ok». Lei in sub-intensiva, lui in terapia intensiva e due giorni dopo già in reparto. «Oggi per me – dice Simona con grande naturalezza – è tutto come prima». «Per me – dice Marco – ci sono controlli settimanali tra Grosseto e Firenze. E una terapia antirigetto da seguire a vita».

Marco: e il lavoro? «Faccio l’elettricista. La ditta Festelli mi è stata molto più che vicina. Negli ultimi tempi avevo beneficiato di una riduzione delle mansioni. A gennaio avrò la visita di idoneità: vediamo». Anche Simona, che da tre anni lavora in uno studio medico, ringrazia. La coppia ha due figli, Alma di 13 e Alex di 9 anni: «In tutto questo tempo sono andati a scuola, hanno fatto sport. Dobbiamo dire un grazie enorme ai nostri amici e agli insegnanti». E poi un’altra marea di ringraziamenti: al dottor Sergio Serni e allo staff che li ha operati, al reparto di nefrologia e alla dottoressa Aida Larti, come anche a tutto il reparto di nefrologia di Grosseto diretto dal dottor Giovanni Giuntini.

Vi vedo sereni, come se non aveste affrontato gli interventi… «Mah, lei è un tipo tranquillo, per carattere – replica Marco – Io non del tutto. Ma se sono così è perché c’è stata lei…».

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