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Tutti alla scoperta della Grotta degli Stretti tra laghetti, stalagmiti (e l’effigie di Garibaldi) – Foto

di Elisabetta Giorgi

	I visitatori che hanno perlustrato la Grotta degli Stretti, detta anche del Granduca (foto Enzo Russo)
I visitatori che hanno perlustrato la Grotta degli Stretti, detta anche del Granduca (foto Enzo Russo)

Decine di appassionati di speleologia si sono calati nella caverna. Con mute e caschi si sono immersi negli anfratti della terra, rimasti ancora “intatti”

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MONTE ARGENTARIO. È un’autentica meraviglia per gli amanti degli ambienti sotterranei e della speleologia. Anche in questi giorni, sul finire dell’autunno, la straordinaria Grotta Punta degli Stretti, a Monte Argentario, ha calamitato decine di appassionati che con le mute si sono incuneati tra le rocce, esplorando i magici anfratti in mezzo all’acqua. Sono arrivati da varie parti d’Italia; a immortalare la loro discesa è stato il nostro fotografo Enzo Russo. Un’uscita speleologica in una grotta allagata, da attraversare “guadando” il tutto o nuotando, bardati con le mute in neoprene.


Occhio alla testa: serve un casco. E serve ovviamente la luce. L’ambiente è quello tipico della grotta, buio, ricchissimo di stalattiti e stalagmiti e dove il microclima, contrariamente a quel che si pensi, non ha nulla a che vedere con il freddo, anzi. Benché l’ambiente sia umido, la temperatura è sempre la stessa in ogni periodo dell’anno ed è a metà tra quella dell’inverno e dell’estate. Un clima in fondo piacevole, calato in un ambiente affascinante e che nonostante serbi discrete difficoltà (ci sono varie strettoie dove occorre stare attenti) incuriosisce anche a novembre/dicembre tantissime persone, proprio com’è successo due giorni fa quando è stato raggiunto da visitatori equipaggiati di tutto punto. È un turismo naturalistico tendenzialmente “destagionalizzabile” in ogni mese dell’anno. Una volta varcato il laghetto ci si può sempre incuneare nei corridoi interni muovendosi tra le rocce, l’acqua e gli ambienti umidi che regnano sovrani. Una grotta rimasta allo “stato puro”, intatta e amata per la sua naturalezza, che non invidia le spelonche più note e blasonate ma dove (secondo molti) non guasterebbe qualche passerella per rendere più agevole alcuni passaggi e per “strutturare” le visite, al riparo dai pericoli.

Scoperta nel 1841 durante gli scavi per la costruzione della linea ferroviaria destinata al trasporto dei minerali, la Grotta sorge sulla strada che da Orbetello porta a Porto Santo Stefano. L’ingresso è incuneato tra la fitta vegetazione ma piuttosto facile da varcare; dopo qualche decina di metri si entra nella sala del Granduca, in onore del Granduca Leopoldo II che vi giunse in visita dopo la scoperta della grotta. Si apre qua, alla vista, il primo laghetto di acqua limpida, attraversabile camminando. Poi ecco due cunicoli, uno detto Galleria Vecchia e l’altro Cortina Meravigliosa, con splendide concrezioni calcaree; si prosegue nel passaggio dei birilli e in altri splendidi scorci. Un corridoio chiamato Galleria Garibaldi termina con una stalagmite in cui qualcuno ha riconosciuto l’immagine dell’Eroe dei Due Mondi. Dal Cai ai diving della zona, tra Orbetello e Monte Argentario sono tante le occasioni per scoprire questo mondo segreto.

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