Arsenico nella piana, gli ambientalisti insorgono: "Basta omissioni nei controlli"
Scarlino, nel 2010 la Provincia ordina a Nuova Solmine di intervenire su un'area, ma dopo quattro anni ottiene solo le indagini preliminari. Barocci: "Impiegare nella bonifica i dipendenti di Scarlino Energia" - Il video
SCARLINO. «Diffidiamo il presidente della Provincia, Emilio Bonifazi, il sindaco del Comune di Scarlino, Rolando Stella, a non ripetere le omissioni di legge compiute dalle amministrazioni di Maurizio Bizzarri e Alduvinca Meozzi del Comune di Scarlino, in associazione con quelle di Leonardo Marras e Lio Scheggi della Provincia di Grosseto».
È una nuova, vecchia denuncia quella che Roberto Barocci del Forum Ambientalista Grosseto torna a presentare contro le istituzioni pubbliche nella vicenda dell’inquinamento da arsenico e da altre pericolose sostanze della piana di Scarlino. Stavolta il dito è puntato in primo luogo contro la Provincia per una bonifica ordinata nel 2010 alla Nuova Solmine, mai effettuata, e di cui Palazzo Aldobrandeschi, per sua ammissione, non ha mai chiesto conto.
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Un capitolo che si aggiunge al libro rosso scritto in questi anni dal Forum Ambientalista che denuncia inquinamento delle falde, valori degli inquinanti fuori norma nonostante le bonifiche, propagazione dell’inquinamento anche in zone prima incontaminate. Accuse sempre respinte da Provincia, Regione e Arpat. E che, insieme al Comune di Follonica, al Wwf e al Comitato per il no all’inceneritore, è riuscito a vincere al Consiglio di Stato il ricorso per spegnere l’inceneritore di Scarlino Energia – che si trova anch’esso nella piana – facendo leva proprio sul tema dell’inquinamento ovvero: non si può aggiungere altro inquinante (quello prodotto da impianti come gli inceneritori) in un luogo già inquinato.
L’ultima notizia di inquinamento non sanato è stata data dal Forum Ambientalista nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Grosseto martedì 27 gennaio con il supporto del geologo Lodovico Sola, dell’avvocato Roberto Fazzi e del portavoce del Comitato per il no all’inceneritore, Mario Monciatti.
Si tratta di una proprietà di Nuova Solmine, compresa tra il panettone di pirite e l’area di proprietà di Scarlino Energia. Nonostante si trovi in un’enclave tra terreni inquinati e nonostante gli inquinanti finiti nelle falde non si fermino certo davanti a un cancello di proprietà, la zona non risulta essere destinata a bonifica. Per questo gli ambientalisti l’hanno sempre monitorata.
Nel 2009 i funzionari della Provincia accertano la presenza di ceneri di pirite, rifiuto tossico e nocivo che contiene arsenico, interrate nel sito di Scarlino Energia, che nel frattempo aveva acquistato da Eni gli impianti, a confine con Nuova Solmine spa. Nel 2010 l’Arpat conferma alla Provincia e al Comune di Scarlino che la zona è inquinata. I veleni, insomma, sembrano essersi propagati anche alla zona della Nuova Solmine.
A quel punto il dirigente del servizio Ambiente della Provincia di Grosseto, Giampiero Sammuri, emette un’ordinanza. È il 6 agosto 2010 e Sammuri ordina alla Nuova Solmine, in qualità di proprietaria dell’area, di attivare le procedure per bonificare il sito contaminato. L’ordinanza viene comunicata a Regione, sindaco di Scarlino (allora Maurizio Bizzarri), Asl e Arpat di Grosseto, gli enti pubblici che rispondono della salute pubblica.
Della bonifica ordinata, però, non si hanno notizie. Il Forum Ambientalista chiede conto più volte alla Provincia che fine abbia fatto l’ordinanza.
La risposta è arrivata quattro anni dopo, due mesi fa. «Il 19 novembre 2014 _ spiega Barocci _ la Provincia ci ha risposto che la Nuova Solmine contestava la propria responsabilità dell’interramento delle ceneri di pirite attribuendola all’Eni, poiché è arcinoto che i rifiuti sono stati interrati da Eni, e gli impianti che li hanno prodotti oggi sono stati acquistati da Scarlino Energia. Dal 2010 al 2014 il Comune di Scarlino e la Provincia per ben quattro anni, in assenza di un’azione di bonifica da parte dei soggetti ritenuti responsabili dell’inquinamento, hanno omesso l’applicazione della legge», che dice che quando è impossibile accertare chi sia il responsabile dell’inquinamento si deve procedere contro il proprietario; spetta poi alla magistratura stabilire chi è il responsabile.
La risposta della Provincia sembra un esercizio sul condizionale passato. «Il soggetto responsabile avrebbe dovuto mettere in atto le necessarie misure di prevenzione», «nell’area in oggetto di ordinanza avrebbe dovuto iniziare l’iter amministrativo che avrebbe dovuto portare all’approvazione del progetto di bonifica». E invece, tutto quel che arrivato da Nuova Solmine dopo quattro anni è solo l'indagine preliminare.
Perché non l’ha fatto? La Provincia si limita a rispondere che il 17 novembre la Nuova Solmine le ha trasmesso il suo report scrivendo che né essa, né altri enti hanno mai eseguito delimitazioni dei confini e che non ha avuto informazioni di scavi di bonifica eventualmente estesi sino al confine come chiesti da Arpat. Quel che gli ambientalisti dicono da anni.
«I dati analitici prodotti oggi al confine delle due proprietà – spiega Barocci – testimoniano la presenza nell’area di arsenico oltre i limiti di legge e, in un punto, il superamento anche per cobalto, piombo, zinco e selenio, a dimostrazione che nel passato non è stata effettuata un’indagine puntuale, come la legge prevede e come era stato da noi richiesto ripetutamente. Noi siamo ancora qui, a richiamare questi amministratori alla legalità: non si possono spendere altri soldi pubblici in ricorsi, sapendo che non hanno rimosso i motivi su cui si fondano le sentenze ripetutamente emesse e conoscendo le omissioni compiute da loro stessi nelle bonifiche».
E proprio da qui, secondo Barocci, potrebbe prospettarsi una soluzione anche per i lavoratori della Scarlino Energia che, dopo la chiusura dell’inceneritore, sono molto preoccupati per il loro futuro. «Sarebbe opportuno che i lavoratori della Scarlino Energia potessero essere impiegati nelle bonifiche necessarie», conclude Barocci.
Regione Toscana, Arpat, Provincia di Grosseto: a questi enti pubblici, e agli amministratori che ne sono a capo, il Forum Ambientalista pone le sue domande sullo stato delle bonifiche nella piana di Scarlino e, in particolare, sulla bonifica ordinata alla Nuova Solmine dalla Provincia nel 2010 e sulla presenza di cromo esavalente in alcuni prelievi fatti dal 2010 al 2012. La questione è ben nota e gli enti pubblici in passato hanno sempre difeso il loro operato.
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Il Tirreno ha chiesto a tutti gli enti di rispondere alle questioni sollevate dal Forum Ambientalista. Regione, Arpat e Provincia hanno rimandato a mercoledì 28 gennaio le loro dichiarazioni in merito. Non è stato possibile, invece, riuscire a contattare Nuova Solmine.