Arturone la media gol è da Re
Cabral segna ogni 120 minuti, è il secondo più prolifico in Conference League. Forza fisica e precisione, ecco i segreti che hanno guidato la rinascita del brasiliano
FIRENZE. In una notte ha fatto 90, come i gol complessivi messi insieme in carriera. Ma la paura, adesso, comincia ad incuterla agli avversari. Arthur Cabral è il nuovo “Signore” di Firenze, il bomber che con la maglia numero 9 sulle spalle, come quella indossata dai grandi attaccanti della storia viola (su tutti Batistuta), sta macinando reti, regalando sorrisi e soddisfazioni.
Italiano ci ha scherzato su, raccontando degli scarpini cambiati (è una questione di sponsor, più che di cabala), ma lui in questi lunghi mesi il suo gigante brasiliano lo ha visto risalire e cadere più volte. Prima per le reti che non arrivavano, poi per fastidi fisici che parevano essere persino più di una maledizione. A novembre, durante la sosta, nonostante le tante amichevoli disputate dalla Fiorentina, Cabral è riuscito a scrivere il suo nome nel tabellino dei marcatori soltanto all’ultimo tuffo, contro la Primavera, sotto gli occhi della gigantografia di O Rey Pelé, rilanciata sul maxischermo del Franchi in omaggio al suo ricordo, a poche ore dalla sua scomparsa. È come se in quel momento si fosse accesa la luce, quella definitiva. Il Franchi lo accarezzò con un applauso, quasi ad incoraggiarlo a non mollare, e lui indicò il cielo. Forse, quel giorno (era il 30 dicembre) con un significato ancora più forte. Le “sliding doors” della sua avventura viola si sono aperte in quel momento.
È stato lui ad aprire le marcature ufficiali del 2023, col Monza e sempre lui a correre in soccorso alla sterilità offensiva della sua squadra, partendo in campo dall’inizio o subentrando, chirurgico allo stesso modo. Archiviato il mese terribile viola, dal 15 gennaio al 12 febbraio, dove l’unico successo è stato il passaggio in semifinale di Coppa Italia (in A 5 gare, di cui 4 sconfitte), Arthur si è fatto re. Dei 12 gol complessivi messi insieme in stagione, sono addirittura 8 quelli firmati in questo nuovo anno: in A, solo Osimhen e Lautaro Martinez hanno segnato di più, i top player assoluti del nostro campionato. E ora, il brasiliano non intende fermarsi più. Tanto meno in campo internazionale. È, dopo Cyriel Dessers, il secondo giocatore in assoluto ad aver raggiunto la doppia cifra di marcature in Conference League (5 col Basilea nell’edizione 21/22 e 5 con la Fiorentina quest’anno), escluse le partite di qualificazione: serve uno scatto ulteriore e il tempo, con (almeno) i due quarti da giocare, non manca.
Ha celebrato il suo gol sui social – “Ai quarti di finale, grazie a Dio” – e ora si prepara al nuovo match da giocare, contro il Lecce: adesso l’unica cosa che conta è saziare la sua fame di gol. Ha imparato ad essere diabolico in ogni modo: di destro, di sinistro, di testa, con il più classico dei tap-in (come accaduto in Turchia), su rigore. Il repertorio di marcature è ampissimo, anche se il marchio di fabbrica, la forza fisica unita alla precisione, è sempre lo stesso.
Lo ha ribadito nelle scorse ore: «Ho voglia di stare a lungo in Europa», e la Fiorentina proprio per questo se lo tiene stretto. I dirigenti viola, a cominciare dal ds Pradè, non gli hanno mai voltato le spalle: lo stesso presidente Commisso, incontrando alcuni studenti universitari, ribadì l’opportunità del suo acquisto, insieme a quello di Jovic (a fronte della cessione di Vlahovic, economicamente vantaggiosa per i viola, rimarcò il patron e meno redditizia sul campo per i bianconeri): ora, a certificarlo sono i numeri. Anche al confronto col serbo. Si, perché Cabral ha totalizzato sì 33 presenze e 12 gol, ma con solo 1.447 minuti giocati, segnando in pratica ogni 120’. Il serbo, invece, indietro di una marcatura (nonostante il rigore al Friburgo), è stato impiegato per oltre 2.100 minuti, viaggiando a una media realizzativa di oltre 190’ per una rete. Arthur ha sfilato la spada dalla roccia e si è fatto re.
È lui il “Magnifico” di Firenze, quello che studia da Ronaldo e che, in cuor suo, è pronto a tutto pur di farsi fenomeno. C’è in ballo tutto: l’orgoglio, l’appartenenza e il riscatto. Aspettando la chiamata più importante, quella del suo Ct. Ecco perché vuole vincere un trofeo adesso, per la Fiorentina e per la sua consacrazione. Definitiva.