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Alessandro Paci va in America: «E questa Viola volerà lontano»

Francesca Bandinelli
Alessandro Paci va in America: «E questa Viola volerà lontano»

Sbarcherà negli Usa con il suo film e coinvolgerà i tifosi del club di New York: «La Fiorentina non è più una sorpresa: l’obiettivo ora è far piangere i rivali»

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Lo dice alla fine che «questa Fiorentina non può più essere considerata una sorpresa: è forte e già la passata stagione venire a giocare al Franchi non è stato uno scherzo per nessuno», ma solo perché possa restare impresso, quasi come un marchio. Alessandro Paci, tifosissimo viola, è assolutamente serio: «I viola devono confermare quanto fatto, puntando anche a qualcosa in più. Anche l’Atalanta, fino a pochi mesi fa non era più una novità: e comunque, per queste squadrette, prima o poi finiscono i cicli. Ovviamente non mi riferisco ai viola, ma ai bergamaschi. Gasperini, per altro, non è il massimo della simpatia».

Regala sorrisi l’artista fiorentino che in queste serate estive sta girando per l’Italia portando in giro le sue battute sferzanti – «Non è mica vero che fuori da Firenze le mie battute non le capiscono. Con Ceccherini siamo rimasti a Roma e Milano per diversi mesi» – e si diverte ad anticipare l’inizio della stagione calcistica. «La Conference League? Secondo me arriveremo lontano. E poi non si può essere “signori pessimisti”. Lo era un mio amico: lo chiamavamo così, ci smontava sempre qualunque cosa proponessimo. Ecco perché ai giocatori io dico: divertitevi, che se lo fate voi, di riflesso, sarà bellissimo anche per noi sugli spalti».

Alessandro Paci, le piace questa nuova Fiorentina?

«Sì, io dico che non ci si può lamentare. Siamo andati in Europa dopo una montagna di tempo, abbiamo comprato un centravanti che sembra davvero forte. L’ho visto giocare e mi ha colpito la sua velocità, pare un fulmine quando ha il pallone tra i piedi, tira velocissimo. Non è certo quel tipo di giocatore per caratteristiche tecniche, la sua scaltrezza, la rapidità nel calciare mi ricorda molto quella di Salah, uno che sapeva far male agli avversari. Quando uno sa tirare così velocemente mentre corre, è difficile per i difensori fermarlo».

Può essere davvero il nuovo Toni?

«Di Toni ce n’è uno solo, magari potrà essercene un altro, anche se a me non piace fare paragoni. Io dico che ha nelle gambe esperienze importanti: ha giocato in grandi club. I nomi da scioglilingua, invece, sono un modo per tenere impegnati voi giornalisti: in questo modo non vi soffermate in critiche (ride, ndr) » .

Tra i nuovi volti c’è pure Mandragora: è il play giusto?

«Sulla carta Mandragora, ma anche Dodô e Gollini sono tutti elementi capaci di fare la differenza. La discriminante è capire come e in quanto tempo riusciranno ad inserirsi all’interno della filosofia calcistica di Italiano. Lui sì che è fortissimo. Quando è arrivato, onestamente, lo conoscevo poco: invece la sua disciplina calcistica mi ha impressionato. Sì, è un po' un “sergente”: è preciso, meticoloso nel lavoro e poi è un po’un rompi…scatole, come devono essere gli allenatori. Il mercato fatto fino ad oggi è davvero interessante».

È ottimista sul passaggio del turno nel play off di Conference League?

«Eccome. È una grandissima occasione e non può essere sprecata. Sono convinto che la Fiorentina raggiungerà la qualificazione in Europa anche col campionato alle porte, scalando la classifica una giornata dopo l’altra, ma intanto bisogna capitalizzare quanto fatto. Vi dico di più: secondo me già quest’anno si arriverà lontano».

Firenze, dunque, può sognare anche il primo trofeo, oltre vent’anni dopo la conquista della Coppa Italia del 2001?

«Bisogna sempre puntare al top. Ai giocatori vorrei dire solo di divertirvi: non pensate ai mugugni dei tifosi che, inevitabilmente, si manifesteranno dopo qualche prestazione non impeccabile. L’obiettivo è solo uno: vincere (sorride, ndr)».

E a Rocco Commisso cosa direbbe?

«È un presidente che sa il fatto suo. È un po’“fumino”, di quelli capaci di andare contro ai poteri (vedi la battaglia sulle commissioni agli agenti, ndr) , però è forte. Non sarebbe arrivato a costruire un impero come quello che ha, a mettere insieme quanto fatto a livello professionale. Chapeau».

I viola potranno essere ancora una sorpresa?

«No, dopo quanto visto la passata stagione no. Sapranno essere una certezza. Prendo in prestito il titolo del mio film, “Non ci resta che ridere”. Ecco, io spero che si rida a crepapelle noi tifosi della Fiorentina, facendo piangere tutti gli altri. Qualcosa di simile è già successo nell’ultimo campionato, ma si può sempre migliorare. Sono convinto che si possa fare davvero».

Ci ha detto che sognare, per i tifosi viola, è d’obbligo. Ma lei che cosa sogna per il suo futuro professionale?

«Io ho sempre avuto un sogno nel cassetto, fare un film in America. Ebbene, ora lo sto per realizzare. Porterò il mio “Non ci resta che ridere” a New York il prossimo inverno per farlo vedere agli italiani che vivono dall’altra parte dell’oceano. E sapete con chi? Sempre con la Fiorentina nel cuore. Sì, perché incontrerò i tifosi del Viola Club New York: abbiamo organizzato l’evento insieme, saremo nell’occasione tutti cuori viola in trasferta. Invece, il 21 agosto (il giorno del derby toscano contro l’Empoli, ndr) sarò sul palcoscenico al Castello dell’Acciaiolo di Scandicci, con “Matrimonio per caso”, lo spettacolo con cui sto girando diverse città italiane. Oggi, per esempio, saremo in Romagna. Cosa piace di più delle mie avventure artistiche? Di sicuro il mio canale Youtube, che ha messo insieme oltre 75 milioni di visualizzazioni complessive».  

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