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Firenze, la scuola sospende il registro elettronico: “Il cellulare crea dipendenza”. Ma la sperimentazione non convince i presidi fiorentini

di Giulia Poggiali
Firenze, la scuola sospende il registro elettronico: “Il cellulare crea dipendenza”. Ma la sperimentazione non convince i presidi fiorentini

La sperimentazione delle scuole Barsanti prevede che i compiti tornino ad essere dettati ai ragazzi sul diario cartaeceo. Il dirigente Menicatti: “La app crea una occasione in più per fare stare gli alunni fissi allo smartphone”

09 febbraio 2024
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FIRENZE. Tornare alle origini, quando a fine ora, gli alunni sfogliavano le pagine della Smemoranda per scrivere i compiti del giorno dopo. Il buon vecchio diario, per almeno un mese, non è più un miraggio dai contorni nostalgici per la scuola media Barsanti di Firenze.

Il dirigente scolastico, Marco Menicatti, ha lanciato la proposta: mettere da parte il registro elettronico per aiutare i ragazzi a sviluppare competenze, quali l’attenzione e la scrittura, che rischiano di andare perse ed evitare che, per sapere quali compiti devono svolgere, trovino un’occasione in più per stare incollati allo smartphone. Un’idea che è stata poi messa in pratica dopo lunghe riflessioni e confronti con i genitori degli allievi, preoccupati per i propri figli che passano intere giornate sugli schermi. La scuola, secondo loro, deve essere l’istituzione che, per eccellenza, deve limitare l’uso dei cellulari. Le nuove generazioni, a partire dalle scuole elementari, sono «sempre meno autonome e hanno sempre più bisogno di qualcuno, o qualcosa, che li sostenga – spiega il dirigente Menicatti – La transizione digitale non deve cancellare il passato. Con le elementari ci ho rinunciato, tento con le medie». Ma il registro elettronico sembra essere meno odiato del previsto. Un po’ per abitudine, e un po’ per pigrizia, i docenti delle scuole fiorentine si sono affezionati allo strumento, nato per rendere più trasparente la comunicazione e il rapporto tra genitori, alunni e docenti.

Qualcuno infatti sostiene che il registro sia utile per le sue molteplici funzioni, come segnalare l’assenza dello studente: tutte valide ragioni che spingono le scuola a pensare che sì, l’agenda è affascinante, ma il registro, a confronto, è imbattibile. E poi, la sua consultazione, incide in maniera poco significativa sulla dipendenza dai social. «Grazie al registro elettronico, il genitore non può esimersi dal suo ruolo. È uno strumento utile e il problema della dipendenza elettronica è a monte – spiega la dirigente della scuola media Paolo Uccello, Maria Carmela Intrieri –. Penso che il mezzo in sé per sé sia neutro, è l’utilizzo che può essere sbagliato, ma non è togliendo il registro elettronico che si educa un ragazzo, perché il tempo che passa sul registro elettronico è irrilevante, è una goccia nell’oceano della dipendenza dagli smartphone».

Della stessa opinione, il preside dell’istituto Marco Polo, Ludovico Arte, che sostiene che il problema della dipendenza dai social sia condiviso da adulti e ragazzi. Un difetto che il dirigente sottolinea è l’eccesso di notifiche in tempo reale. Quindi, anche in questo caso, il registro elettronico viene riconosciuto come un ottimo collega, soprattutto perché così i ragazzi conoscono i voti e i professori sono tenuti a compilare il registro volta volta: «Ho visto prof che trascrivevano le attività sul registro cartaceo solo alla fine dell’anno e questo non andrebbe fatto», ammette Arte.

Il preside tuttavia riconosce la «provocazione simbolica» e dice che seguirà «con interesse» l’esperimento lanciato dalle Barsanti. Di tutt’altro avvisoMario Di Carlo, dirigente dell’Educandato Ss. Annunziata al Poggio Imperiale: «La comunicazione con il registro elettronico è celere e trasparente, è vero che sostituisce il cartaceo, ma è tante volte migliore. Non comprendo la logica della dipendenza se i social hanno una funzione diversa rispetto al registro».

L’iniziativa volta ad abbattere la dipendenza dalle nuove tecnologie è in parte condivisa da Annalisa Savino, preside del liceo scientifico Da Vinci. Il registro elettronico si dimostra un valido strumento, capace di snellire la comunicazione. Ma il suo uso comporta la perdita dell’aspetto umano. Gli studenti e le studentesse di oggi rischiano di «allontanarsi dalla scrittura, dall’attenzione e dall’ascolto», sottolinea.

«Tutto ciò diventa più asettico e freddo. I genitori sanno del voto, bello o brutto che sia, senza alcuna comunicazione diretta da parte del figlio. Inoltre, interferisce non poco, e spesso non in aiuto, con la relazione e la comunicazione scuola-famiglia, appiattendola sul piano meramente informativo».

Adesso non resta che aspettare la fine dell’esperimento, che potrebbe aiutare gli studenti a responsabilizzarsi. Tornare indietro di qualche anno potrebbe essere l’occasione per scoprire che la dettatura, in fondo, non è così tanto stancante come si pensa.


 

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