La testimonianza

Georgofili, il ricordo: «La mafia pensava di averci ferito invece ci ha reso più forti e uniti»

di Giulia Poggiali
Volontari al lavoro per salvare i libri dopo l’attentato
Volontari al lavoro per salvare i libri dopo l’attentato

L’incontro con i volontari che aiutarono la città a risollevarsi

26 maggio 2023
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FIRENZE.  Il 27 maggio 1993 è una data storica per Firenze. L'esplosione dell'autobomba, che ha causato la morte di cinque persone e provocato danni ingenti al patrimonio artistico, ha cambiato il volto della nostra città. Ma è proprio grazie all'azione del volontariato che alcuni preziosi libri non sono andati persi, nonostante fossero stati rovinati dall'acqua impiegata nello spegnimento delle fiamme. L'Accademia dei Georgofili ha così organizzato un evento per ricordare la generosità della catena umana che si era creata nei momenti successivi all'attentato: ieri, a distanza di 30 anni, si è voluto rintracciare tutti quei volontari che, ai tempi, non ritirarono l'attestato di benemerenza.

«I volontari hanno aiutato la città a riprendersi dalla ferita enorme che era stata procurata alla cultura, instaurando un sentimento di paura tra i cittadini» spiega l'assessora del Comune di Firenze Maria Federica Giuliani. I rumori, i silenzi e le pause di quelle lunghe e calde giornate di maggio, sono rimaste impresse nella menti delle donne e degli uomini che non vollero restare indifferenti. Sensazioni indelebili, che sono state risvegliate nel corso della cerimonia.

Grazie a internet e ai numerosi contatti, l'Accademia ha ricontattato tutte le persone che non avevano ritirato l'attestato: «Di quei giorni mi ricordo la polvere e i calcinacci ovunque. È stato un momento terribile: la mafia pensava di averci ferito, invece ci ha reso più forti e uniti», racconta Luigia Bertelli. I volontari dedicarono anima e corpo nelle operazioni di recupero e salvataggio, passando giorni, settimane e mesi nel raccogliere anche piccoli frammenti di carta, per ricomporre le opere andate distrutte: «Siamo riconoscenti a coloro che hanno regalato il loro tempo nel recupero di tutte le opere – afferma il presidente Massimo Vincenzini –.Lo slancio non fu una risposta individuale, bensì collettiva, di una comunità che aveva preso a cuore il patrimonio culturale che era stato ferito e che l'Accademia ha condiviso, perché appartiene a tutti noi».

Non tutti erano volontari appartenenti ad associazioni, molti dei presenti alla cerimonia, raccontano di essere stati, ai tempi, anche dei semplici studenti universitari, mossi dal desiderio di fare qualcosa di utile alla comunità: «Allora, ero uno studente di agraria. L'Accademia per noi è una istituzione, perciò ci era parso spontaneo andare a dare una mano, per salvare il patrimonio», racconta commosso Stefano Di Blasi.

L'evento organizzato dall'Accademia non ha potuto non menzionare le donne e gli uomini che stanno prestando servizio per aiutare l'Emilia Romagna: il disastro è la riprova che il volontariato, oggi come ieri, è un esempio contro l'indifferenza, capace di aiutare una città, una regione e un paese, a risollevarsi. «Dall'89 ad oggi, mi dedico al volontariato, infatti tra pochi giorni partirò per l'Emilia. Del 27 maggio, mi ricordo gli odori, gli stessi che poi sentii anche a L'Aquila, e soprattutto i libri rovinati. Fu una ferita per tutti noi», spiega Tommaso Baragli. L'Accademia, per celebrare il volontariato, simbolo avverso all'individualismo, ha deciso di organizzare una mostra fotografica che raccoglie gli scatti più emblematici dell'attentato: una delle pagine più tristi di Firenze.


 

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