Il Tirreno

Empoli

La Madonna del Latte e la frana del 1930 nel centro di Cerreto

di Paolo Santini
La Madonna del Latte e la frana del 1930 nel centro di Cerreto

Il terreno cedette poco prima dell’uscita della messa Non ci furono morti né feriti, i cittadini gridarono al miracolo

14 ottobre 2012
3 MINUTI DI LETTURA





CERRETO GUIDI. Ci sono luoghi che potremmo definire "naturali" per un pellegrinaggio, soprattutto quando parliamo di future mamme. Almeno un tempo era comune, durante la gravidanza e dopo, con il puerperio, affidarsi alle cure della Vergine Maria, vigile protettrice della maternità. Celeberrime la Madonna dei bimbi nella vicina Cigoli, la Madonna del Latte di Piteglio o ancora di più - per il pregio artistico dell'immagine - la Madonna del parto di Piero della Francesca a Monterchi, ma moltissime altre immagini, anche nelle nostre zone, assursero nel tempo a veri e propri centri di devozione popolare. In pochi però conoscono la Madonna del latte di Cerreto Guidi.

Oggi ne raccontiamo la storia. Partendo, come facciamo spesso, da un'epigrafe incisa su una lapide murata in uno degli angoli più suggestivi del borgo, nei pressi, praticamente alla base, del grandioso e monumentale scalone d'accesso di buontalentiana memoria alla villa medicea. «Qui dove il 12 gennaio 1930 - recita l'epigrafe - improvvisa frana paurosa balenò morte e sterminio questa venerata immagine della Madonna del latte rimasta vigile scolta incolume sulle macerie salvò prodigiosamente il suo popolo in un materno sguardo radioso di misericordia e di amore». Quale fatto racconta l'iscrizione? In realtà, pur esistendo ancora qualche testimone diretto dell'accaduto, è soprattutto la memoria popolare ad averci tramandato, e a tramandarci, intatto, il "miracolo".

Era una domenica d'inverno, il paese era animato da gruppi festanti di ragazzi e di persone giunti, come sempre, dalle campagne circostanti, nella piazza sottostante la chiesa i banchi con i "chicchi". All'improvviso, cinque minuti prima di mezzogiorno, un boato impressionante fece tremare le case, e un'enorme quantità di macerie si riversò impetuosa in mezzo alla piazza. Il muro di sostegno della "strada nuova", accessorio alle strutture dello scalone mediceo (rimasto intatto), era crollato. La franosità del colle di Cerreto - minaccia da sempre incombente sulle case dei cerretesi proprio a causa della composizione argillosa della collina - si era di nuovo manifestata, terrorizzando gli astanti scampati alla tragedia. Ecco, era avvenuto il miracolo. A mezzogiorno in punto sarebbero uscite dalla Santa Messa - in corso di celebrazione nella pieve di San Leonardo al momento della frana - centinaia di persone e avrebbero percorso la strada appena rovinata. Se la frana fosse avvenuta in quel momento, soltanto cinque minuti dopo, sarebbe stata una strage. E invece, nessuno riportò un graffio, nemmeno i venditori ambulanti posizionati a poca distanza, in attesa dell'uscita della funzione. I cumuli di macerie giunsero a pochi metri dal tabernacolo che ospitava l'antica e già miracolosa Madonna del Latte, tanto cara alle madri allattanti. Nel luogo dove poi sorgerà il tabernacolo attuale doveva essere presente un'edicola ospitante un affresco già ai primi del Cinquecento.

L'iconografia popolarissima della Madonna del Latte, lo ricordiamo, fu pesantemente ridimensionata in seno alla chiesa dopo il concilio di Trento. Tanto che le rappresentazioni più celebri sono tutte abbondantemente preconciliari. Con la riforma tridentina (metà del Cinquecento) infatti alcune immagini furono definite sconvenienti e fra queste furono incluse naturalmente le rappresentazioni di Maria a seno nudo, rappresentazioni che in qualche modo, secondo il dettato del Concilio, avrebbero potuto distogliere il fedele dalla preghiera. Fu compito dei vescovi valutare nel comprensorio della loro diocesi la presenza e l'idoneità delle varie immagini devozionali e decidere sulla loro rimozione o su eventuali ritocchi con panneggiamenti vari. Ma la devozione popolare nei confronti di queste immagini non cessò di aumentare, anzi, spesso laddove erano presenti dei semplici tabernacoli sorsero nel tempo oratori e poi veri e propri santuari. Resta poi il fatto che in molti casi questi tabernacoli vengono ancora oggi considerati dalle "aspiranti" madri luoghi in cui recarsi in preghiera per rivolgersi alla Madonna.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
Il ritratto

Addio Franchino: gli anni da parrucchiere, “la grande botta”, i successi e la malattia

di Mario Moscadelli