Porto di Cecina, sospeso il concordato: accolta la richiesta di Sales. Dure le reazioni
La corte d’Appello: omologazione non corretta. Dura reazione di Salvadori: «Sconcertati». Setha: «Sorpresi»
CECINA. La realtà è andata oltre l’immaginazione e quello a cui ormai nessuno pensava più si è avverato. A due giorni dalla scadenza della deadline fissata dal tribunale di Livorno per perfezionare l’acquisto del porto di Cecina, è arrivata la sentenza della Corte d’Appello di Firenze che accoglie il reclamo di Sales e «respinge la domanda di omologazione del concordato preventivo». E tutto prima che l’acquisto da parte della società Setha si fosse perfezionato nonostante mancassero poche ore al 31 maggio e poco di più alla prossima udienza fissata a Livorno per l’11 giugno.
La Cassazione lo scorso gennaio aveva rimandato all’Appello la decisione. Sui tre reclami avanzati dall’azienda creditrice Sales e relativi all’omologa del concordato preventivo della Porto di Cecina, uno era stato rigettato, un secondo accolto e un terzo ritenuto inammissibile. Le questioni erano tutte squisitamente tecniche e collegate all’omologazione del concordato. Il secondo reclamo, per cui la Corte aveva rimandato alla Corte d’appello e che ieri ha accolto, riguarda l’ammissione o meno al voto di coloro che avevano firmato i contratti preliminari per i posti barca (per un importo complessivo di poco meno di 13,4 milioni di euro) e “sulla mancanza di certezza della stipulazione (dei contratti ndr) in un momento anteriore rispetto a quello della formale apertura del concorso”, cioè della procedura concordataria.
L’Appello ha valutato una serie di casi a campione e ha ritenuto, in estrema sintesi, che per una parte di questi la data non sia certa e quindi non si potessero accogliere i rogitanti nella platea di creditori al momento dell’omologa del concordato. «Risulta chiaro – si legge nel decreto – che la Cassazione ha condiviso l’impostazione di Sales ai fini dell’opposizione alla massa dei creditori della trascrizione del preliminare in data anteriore» quindi «è evidente che (...) se il preliminare non ha data certa anteriore non è opponibile alla massa e non può essere eseguito con il piano concordatario (...) altrimenti sarebbe in danno alla massa».
Ecco quindi che è stato valutato che alcuni contratti non erano stati depositati «e quindi non era stata fatta dal tribunale nemmeno la verifica minima della loro conclusione per iscritto» oppure in altri casi «manca la sottoscrizione». In conclusione per una parte dei preliminari esaminati, si legge nell’ordinanza, «manca la prova della data certa anteriore» o per altri «non può essere ritenuta dimostrata attraverso l’ausilio di scritture contabili» o ancora «sono prodotti assegni bancari ma senza prova di negoziazione» arrivando alla conclusione che «un certo numero di contratti preliminari è sicuramente non opponibile alla massa e quindi, ad essi, come dice la Cassazione, non può essere data esecuzione» e «vuol dire che per questi creditori la classe è formata male».
Una pronuncia che ha creato non poca apprensione a Cecina dal momento che allo sviluppo del porto è collegata la crescita dell’economia del mare e dell’urbanistica della città nonché della messa in sicurezza di una parte del territorio (esiste una convenzione per cui la proprietà del porto deve realizzare opere di mitigazione del rischio idraulico).
Durissima la reazione di Emilio Salvadori, presidente della Porto di Cecina, società a concordato che si è affidata a una nota .
«Si tratta di una decisione sbagliata – scrivono dalla Porto di Cecina – sul piano tecnico perché non ha tenuto conto delle evidenze anche documentali che la Società aveva fornito e che, preme ribadirlo, erano state ritenute pienamente legittime sia dal Tribunale di Livorno in sede di omologa nel 2022, sia dalla stessa Corte di Appello che si era pronunciata sul punto già nel 2023. Siamo sinceramente sconcertati nel dover costatare come un giudice della Repubblica abbia ritenuto di affossare un percorso concordatario avviato da circa 4 anni, ponendosi in evidente e del tutto inspiegabile contrasto con quanto deciso da altre corti». «La sentenza accoglie le ragioni avanzate dall’unico creditore che, in modo del tutto strumentale e con una posizione di chiaro conflitto di interessi, si era opposto all’approvazione della proposta di concordato, finendo così per frustrare le prospettive di soddisfazione di una vista platea di creditori ma soprattutto pregiudicando la realizzazione di un progetto che avrebbe garantito un notevole sviluppo del territorio e che proprio per questo rispondeva fortemente agli interessi dell’amministrazione comunale e dell’intera comunità cecinese».
Sorpresa Setha, la società che avrebbe dovuto acquistare i l porto. «Aspettiamo di capire meglio», dice Manuel Alsoni, fondatore della società. «Eravamo pronti ad acquistare da qui a pochi giorni. Siamo interessati, vediamo cosa accadrà». Cautela invece dal Comune. «Il Comune di Cecina – dice la sindaca Burgalassi – è entrato in questa vicenda, che di fatto riguarda un rapporto tra società private, a tutela dell’interesse pubblico e di quanto previsto dalla convenzione, la realizzazione dell’argine in sinistra e le altre opere legate alla messa in sicurezza del territorio dal punto di vista idraulico e non solo. Prendiamo atto di questa sentenza e attendiamo di approfondire quando riportato nel dettaglio nella pronuncia della Corte d’Appello di Firenze e gli sviluppi futuri che ne conseguiranno».