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Nei romanzi di Cassola alla scoperta del piccolo mondo fra Cecina e il mare

Mauro Zucchelli
Marina di Cecina anni '30: la foto dell'archivio di Ilio Nencini in regalo venerdì 18 settembre col Tirreno
Marina di Cecina anni '30: la foto dell'archivio di Ilio Nencini in regalo venerdì 18 settembre col Tirreno

Sulle tracce della nostra storia locale con le foto amarcord in regalo in edicola per i lettori del Tirreno 

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CECINA. Figurarsi che la “fotografia” in realtà la scatta a suon di parole più che di immagini il bollettino del comitato che si propone di scoprire la vocazione marinara di Roma. Poco più di uno stelloncino per dire che «ogni piccolo paese vicino al mare si è ricongiunto al mare»: giusto per dire – siamo nel 1913 – che «la stagione balneare a Marina di Cecina si ripromette quest’anno anche più ricca che negli anni precedenti». Del resto, in quelle stesse settimane – prima che la Grande Guerra inghiotta esistenze, risorse e lavoro – il nostro giornale raccontava che Cecina «con una modesta tramvia a cavalli si è ricongiunta alla spiaggia e vi ha creato, attiguo a una meravigliosa pineta, un sobborgo Marittimo che è la “marina di Cecina” con case, ville, ristoranti, rotonde balneari e cabine da bagno». A dire il vero, forse non sarà come a Livorno che già a fine Settecento si potevano vedere le prime strutture per le “bagnature di mare”, comunque già prima della fine dell’Ottocento sulla marina di Cecina – al centro della foto amarcord in regalo domani con Il Tirreno – si insediano attività che in qualche modo hanno a che fare con il dolce far niente da vacanza estiva.

È però nei primi anni del Novecento che si realizza un “cordone ombelicale” urbanistico fra Cecina e la sua frazione in riva al mare. La traccia di quanto diciamo, meglio andarsela a cercare nelle pagine di Carlo Cassola, l’autore di “La ragazza di Bube”, che a Cecina era venuto a metter radici per qualche tempo nell’estate ’49 per fare il prof al liceo Fermi. Ad esempio, in un altro romanzo cult dell’universo cassoliano come “Il taglio del bosco” siamo qualche decennio più avanti e non c’è più il tramway a cavalli bensì l’autobus: Pepo e Alfonso vanno a Cecina Mare ma pagano lo scotto della capatina in trattoria perché arrivano tardi alla fermata e «siccome avrebbero dovuto aspettare un’ora decisero di fare a piedi i due chilometri che separano Cecina da Marina». Adesso gli edifici si sono moltiplicati e la distanza è la metà della metà, anzi quasi non ce n’è. Di più: il bagnino-ragazzino che accompagna Anna si dice «fiero di essere di Marina».

Ma Cassola può farci da accompagnatore fra Cecina e Marina perché questi due mondi, nel periodo a cavallo fra gli anni ’40 e il decennio successivo, rimbalzano a più riprese nelle pagine di differenti romanzi. Cecina e la sua marina sono il set del suo “regno fantastico” che abbraccia anche «Massa Marittima, Pomarance, Larderello, Volterra» (e, appunto, Cecina). Proprio durante una gita a Cecina era stato Giorgio Bassani a scovare uno dei testi di Cassola che avrebbe voluto pubblicare: non se ne farà di nulla, ma resta nero su bianco il carteggio con Marguerite Caetani, moglie dell’ultimo duce di Sermoneta, mecenate di tanti artisti con le sue riviste. «La mia Dublino – racconterà Cassola nella lettera a un amico parlando di Joyce – è fatta di un po’di Roma, un po’più di Volterra e di molta Cecina». Anche perché, come farà dire ad Alfredo, in “Il cacciatore”, «a Cecina ci si conosce tutti».

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