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Da Capo Verde a Corsanico per seguire l’amore e un grande sogno

di Massimo Guidi
Da Capo Verde a Corsanico per seguire l’amore e un grande sogno

Correia è l’ancora di salvezza degli arancioni

28 febbraio 2023
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VIAREGGIO. Un gol al novantesimo e molto pesante, quello segnato da Steven Correia a Serricciolo. Perché ha consegnato tre punti di speranza al Corsanico, che si affida ai gol del suo attaccante per cercare di andare a giocarsi la salvezza agli spareggi. Trentatré anni, originario di Capo Verde, ha iniziato a correre dietro a un pallone quando aveva poco più di sei anni sui campi della scuola calcio Batuque, una delle più importanti dell’isola legata al Boavista e che ha visto crescere tra gli altri il difensore della nazionale Rolando. Il quale per un periodo ha giocato in Italia con le maglie di Napoli e Inter. Il suo idolo giovanile non è stato Ronaldo, strano a dirsi per uno della sua generazione, ma bensì Drogba. Ma anche Eusebio, uno dei miti del calcio lusitano di sempre, che Steven ha conosciuto durante una visita della “Pantera nera” a Capo Verde, dove quasi tutti tifano Benfica. Poi nel 2007 il ragazzo arriva a Firenze per ricongiungersi a mamma Maria, nella speranza di poter fare strada nel calcio a livello professionistico. Ma i problemi per il tesseramento dovuto al suo status di extra comunitario gli fanno perdere la possibilità di fare qualche provino per squadre importanti. È così che inizia a giocare tra i dilettanti. Sbarca in Versilia per amore di Giada, la sua compagna e prima tifosa che gli ha dato un bimbo, Liam. Al quale, neanche a dirlo, ha fatto come primo regalo un pallone. Tifa Inter e Porto, e questo gli crea qualche problema visto che le due squadre del suo cuore sono impegnate nella sfida diretta agli ottavi di Champions.

Come è nata la sua passione per il calcio?

«Mio papà Joao lavorava per il Batuque e quindi è stato facile iniziare in quella scuola calcio, una delle più importanti del Portogallo, anche perché non mi facevano pagare la retta. Nell’isola ci sono tante scuole calcio. Capo Verde ha una buona tradizione, avendo cresciuto giocatori come Rolando, Renato Sanches e Nani».

Quando è nata la sua avventura italiana?

«Nel 2007 quando sono arrivato a Firenze dove abitava mamma Maria».

E naturalmente ha subito cercato una squadra per giocare a calcio.

«Ho iniziato con la Polisportiva Novoli, poi mi sono dovuto fermare causa il mio status di extra comunitario che mi imponeva di dover risiedere per un anno in Italia per poter essere tesserato come comunitario».

Un periodo sicuramente non felice per un giovane calciatore.

«Effettivamente la presi un po’ male».

Com’è ripartito dopo la sosta forzata?

«Mi sono trasferito a Bologna e sono andato a giocare nel PH Calcio, con il quale mi sono tolto tante soddisfazioni. Dovevo andare al Sasso Marconi. ma poi non se ne fece di niente causa problemi finanziari di quella società».

Arriviamo quindi all’approdo in Versilia. Come si è concretizzato?

«Sono arrivato in zona dopo avere conosciuto Giada, la mia compagna: ci siamo stabiliti a Piano di Mommio».

Ed è stato subito Corsanico. Chi l’ha portata a vestire la maglia arancione?

«Il compianto presidente Crovara. Eravamo una bella squadra con tanti giocatori molto forti».

Si descriva dal punto di vista tecnico.

«Sono un attaccante esterno dotato di buona velocità e di un tiro potente. Mi faccio valere anche nel gioco aereo, tanto che sono chiamato ad andare a presidiare anche la nostra area quando gli avversari battono i corner».

Qual è stato il suo modello di giocatore?

«Drogba per il suo modo di giocare che è quello che piace anche a me».

Ha qualcuno che la segue la domenica?

«No. Anche se Giada, che la domenica è quasi sempre impegnata per lavoro, va a cercare i risultati del Corsanico sui vari siti. E quando non sono positivi si diverte a prendermi in giro».

Ha qualche rimpianto per non essere arrivato a giocare in categorie più importanti?

«Quando sono arrivato in Italia speravo di poter provare per qualche società professionistica, ma non sapevo che dovevo stare un anno fermo».

In futuro le piacerebbe rimanere nel calcio?

«È un mondo che mi ha sempre affascinato e magari tra qualche anno potrei cominciare a frequentare i corsi per prendere il patentino da allenatore».


 

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