Caso Garlasco, criminologa sotto processo per diffamazione contro Stasi
La versiliese Vagli scrisse di materiale pedopornografico nel computer. Per quel reato la condanna di Alberto è stata annullata dalla Cassazione
VIAREGGIO. Nel caso giudiziario di Garlasco è da tempo arruolata senza tentennamenti sul fronte dei colpevolisti.
Criminologa forense e opinionista su giornali e tv, Anna Vagli, 36 anni, di Forte dei Marmi, è un volto televisivo assiduo sul piccolo schermo (giovedì sera era su Rai due a “Ore 14 Sera”) . Le sue analisi diventano racconti dei gialli d’Italia, con un taglio tra cronaca e psicologia dell’omicida. E in quel contesto la professionista si era occupata anche di Garlasco. Ne aveva scritto su un giornale online.
Per quell’articolo, uscito nel maggio 2022, è finita a processo con l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti di Alberto Stasi, il 42enne condannato in via definitiva per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi che sta scontando in semilibertà la pena di 16 anni. L’indagine su Andrea Sempio, indagato di recente dalla Procura di Pavia in concorso con altri per il delitto di Garlasco, non c’entra con il procedimento che riguarda la dottoressa Vagli (avvocato Federica Tartara) querelata da Stasi attraverso l’avvocato Giada Bocellari. La denuncia risale al maggio 2022 quando la criminologa su un giornale online scrisse un articolo dal titolo tranchant: “Perché Alberto Stasi è l’assassino di Chiara Poggi al di là di ogni ragionevole dubbio”. Per l’autrice dello scritto il movente era da imputare alla scoperta della vittima di materiale pedopornografico nel computer del fidanzato. Di qui la richiesta di chiarimenti e la lite finita nel sangue la mattina del 13 agosto 2007. Le sentenze escludono quel movente.
«Sul pc il laureando (Stasi, ndr) nascondeva anche una cartella denominata Militare. Al suo interno era contenuto materiale pedopornografico» aveva scritto la criminologa. È quel passaggio, non un dettaglio, contestato da Stasi e dai suoi legali. Non solo l’appello bis, poi reso definitivo dalla Cassazione, non ha chiarito il movente, ma agli atti c’è la sentenza di annullamento senza rinvio con cui la Cassazione «ha annullato perché il fatto non sussiste la condanna di Stasi per il reato di detenzione di materiale pedopornografico (in assenza di prove su come fossero pervenuti nel suo computer alcuni frammenti di file di tale contenuto, nonché sul fatto che l’imputato li avesse visionati o che dal nome dei medesimi se ne potesse arguire il suddetto contenuto o che il predetto avesse utilizzato una ben individuata stringa di ricerca volta a tale scopo) strettamente individuabile nelle sue implicazioni come una possibile causa del delitto». Tradotto: Stasi non è mai stato condannato per detenzione di materiale pedopornografico. Aveva file di genere pornografico, ma con adulti. Nessun reato. L’udienza davanti alla giudice Nidia Genovese non è neanche iniziata per una richiesta di rinvio della difesa Vagli. Prossima tappa nel marzo 2026.
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