Salvini promette indennizzi ai balneari: «Modificheremo il Codice della Navigazione per tutelarli»
A Rimini, al convegno del Sib Confcommercio, il ministro delle Infrastrutture assicura ai balneari una revisione del Codice per garantire indennizzi a chi perderà la concessione. Ma le gare in alcune regioni sono già partite e i ricorsi si moltiplicano
VIAREGGIO. Puntuale come un orologio svizzero, a ridosso dell’appuntamento elettorale, arriva la nuova promessa ai balneari. Date ormai per scontate le cosiddette “aste” delle spiagge, che dovranno riassegnare le concessioni entro l’estate del 2027, il nodo adesso sta tutto negli indennizzi. Cioè i risarcimenti che i balneari chiedono per le strutture degli stabilimenti – che sono di loro proprietà, mentre la spiaggia è naturalmente pubblica – nel caso in cui escano sconfitti dalle procedure di gara.
«Dobbiamo mettere mano all’articolo 49 del Codice della navigazione, per prevedere giusti indennizzi a favore dei balneari che perderanno la concessione»: questa l’assicurazione fornita da Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e trasporti, al convegno nazionale del sindacato Sib Confcommercio, tenutosi giovedì a Rimini. Un appuntamento molto partecipato, da cui curiosamente alcuni balneari sono rimasti esclusi perché bloccati dalle forze dell’ordine (che forse temevano contestazioni a Salvini).
Ricapitolando: l’articolo 49 del Codice della navigazione, come ben sanno i balneari e gli esperti di demanio marittimo, stabilisce che quando una concessione finisce – come ad esempio in occasione di una nuova gara per assegnarla – le opere che sono state costruite sulla spiaggia finiscono allo Stato. E pure gratis: si chiama “incameramento”. Una prospettiva difficilmente digeribile dai titolari degli stabilimenti.
La modifica legislativa consentirebbe di andarsene, nel caso, con una buonuscita: cospicua o meno, è da vedere. Ovviamente i balneari accolgono con favore la promessa di Salvini. Che ha anche parlato di un prototipo di bando di gara ormai pronto, consigliando alle amministrazioni locali di non procedere con le “aste” prima che il Governo dia gli strumenti necessari. Eppure, in alcune zone d’Italia – compresa l’Isola d’Elba in Toscana – le gare delle spiagge sono già partite. E l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato sta ricorrendo ai Tar contro le amministrazioni che non si sono ancora mosse: uno dei Comuni finiti nel mirino è Pietrasanta. «Io credo che le aste non possano partire prima che il Governo presenti le proprie indicazioni alle amministrazioni, sia sugli indennizzi che sui bandi di gara – dice Marco Daddio, presidente dei balneari di Lido di Camaiore – Per quanto riguarda la modifica del Codice della navigazione, penso che sia una logica presa d’atto che i balneari non possono essere espropriati dei loro beni. Qualsiasi imprenditore che rilevi la concessione, acquisendo le strutture di un altro, si rende complice di un indebito arricchimento. Come si può prevedere, a tavolino, il fallimento delle attuali imprese balneari togliendo loro quello che hanno realizzato negli anni?». E comunque, dice Daddio, «i balneari sono pronti a far partire una valanga di contenziosi, in grado di bloccare tutto il sistema delle future aste».
«È inaccettabile e incomprensibile il tentativo della burocrazia europea di negare un indennizzo effettivo ai balneari che dovessero perdere la concessione – ha dichiarato a Rimini Antonio Capacchione, presidente nazionale del Sib Confcommercio – Inaccettabile che tutte le aziende italiane abbiano un valore anche economico tranne quelle balneari. Inconcepibile una confisca senza indennizzo, come pare essere nei desiderata di alcuni burocrati europei. Le istituzioni siano a fianco dei balneari per difendere migliaia di famiglie che hanno avuto l’unico torto di aver creduto nelle leggi dello Stato che garantivano la continuità aziendale».
«Tranquillizzano le dichiarazioni del ministro Salvini sull’impegno del Governo – prosegue Capacchione – così come anche la dichiarazione del presidente della Regione Emilia-Romagna De Pascale, in difesa di un modello fatto da piccole aziende a conduzione familiare. È paradossale che il nostro settore, strategico per l’economia del Paese, debba essere ancora disciplinato dal Codice della navigazione del 1942. Bene la decisione del Governo, annunciata da Salvini, di rivedere il Codice, e in particolare l’articolo 49 che attribuisce alla scadenza delle concessioni le nostre aziende allo Stato senza nessun indennizzo. È anacronistico anche alla luce non solo della Costituzione italiana, ma anche del Trattato Europeo».
Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia Confindustria, accoglie «con favore le dichiarazioni di Salvini. Nel suo intervento – spiega – il ministro ha puntato il dito contro quei funzionari europei di nazionalità italiana che, anziché difendere gli interessi del proprio Paese, si impegnano a danneggiarli, promuovendo una interpretazione estremista e distorta della direttiva Bolkestein. È dunque positivo che, ora, un ministro della Repubblica abbia riconosciuto e denunciato apertamente questa situazione paradossale e vergognosa». Assobalneari Italia ribadisce con forza «che la direttiva Bolkestein, agli articoli 11 e 12, non impone l’obbligo di gara automatica in presenza di risorse non scarse. Proprio su questo punto, il tavolo tecnico, a cui hanno partecipato nove ministeri, ha accertato che solo il 33% delle coste italiane risulta oggi in concessione: un dato che smentisce radicalmente la tesi della scarsità della risorsa demaniale. È dunque necessario che il Governo difenda con decisione questa posizione».