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Carnevale

Corinne, Marzia, Priscilla e le altre: «L’arte della cartapesta è femmina»

di Maria Cristina Ercini
Corinne, Marzia, Priscilla e le altre: «L’arte della cartapesta è femmina»

Carriste e mascheratiste raccontano come sono riuscite a imporsi

18 febbraio 2023
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VIAREGGIO. Gioia, allegria, felicità tutti sostantivi femminili che descrivono il Carnevale, eppure nel mondo dei carristi le femmine, da sempre state un po’ messe all’angolo e le carriste che oggi possono fregiarsi di questa qualifica sono riuscite a trovare una loro collocazione con molta fatica e duro lavoro. Proprio delle donne del Carnevale si è discusso ieri pomeriggio nel giardino di Villa Carmen, un autentico gioiello liberty situato nel cuore di Viareggio, in occasione della presentazione del libro “Profili di Cartapesta” del giornalista del Tirreno Claudio Vecoli. Ma il volume, come lo stesso autore ha sottolineato, è stato solo il pretesto per dialogare su una connotazione particolare e molto significativa: “il Carnevale al femminile”. A moderare l’incontro Stefano Pasquinucci, che ha chiamato accanto a sé, in rigoroso ordine alfabetico, molte delle donne oggi protagoniste della nostra manifestazione più importante per raccontare le loro esperienze e le loro storie. Quello che è ne emerso è, senza dubbio, che le donne non erano proprio tanto ben accettate all’interno di quelli che una volta si chiamavano baracconi e oggi invece sono gli hangar.

«No, no, le donne nei capannoni non entrano» dicevano i carristi, come hanno ricordato Priscilla Borri, Laura Canova, Silvia Cirri, Marzia Etna, Eleonora Francioni, Valentina Galli e Corinne Roger, protagoniste dell’incontro e che nonostante le difficoltà non si sono date per vinte e oggi sono apprezzatissime “maghe” della cartapesta anche molto stimate dai colleghi maschi.

Ad aprire il dibattito la figlia della prima carrista donna Gabriela Domenici, figlia di Beppe Domenici e Ivana Barsotti che è stata la pioniera di questo mondo anche se, come molte sue colleghe, non appariva come firma, ma senza la quale il marito Beppe non avrebbe potuto realizzare le sue opere d’arte. Forse relegate in secondo piano ma sicuramente fondamentali, ha sottolineato Silvia Cirri, moglie, madre e cognata di una famiglia di carristi i Cinquini. «Non è facile farsi valere, io sono sempre stata dietro le quinte ma con grande aiuto per la mia famiglia, poi dall’anno dei papaveri c’è anche la mia firma e devo dire che è una bella soddisfazione».

Opposta la situazione di Marzia Etna, carrista e carnevalara con la C maiuscola, regina indiscussa delle sue opere, che è partita dalle maschere isolate e dopo anni di gavetta è arrivata ai carri di seconda categoria. «Provengo da una famiglia fatta in prevalenza di donne, siamo sempre state noi a reggere il timone delle attività. E così è successo anche nella mia attività di carrista, nonostante la collaborazione con mio figlio Matteo che ormai è diventato parte integrante l’aiuto di mio marito sono io quella che alla fine dice l’ultima parola».

«È vero, è un mondo maschile – ha ammesso anche Corinne Roger – e lo è stato anche per me. Io per tutti sono sempre stata la moglie di Lebigre, la mia garanzia per entrare a far parte di questo mondo».

«Difficile farsi largo – ha confermato Valentina Galli, erede femmina di una dinastia di grandi carristi – io per tutti sono la “gallina” anche se lavoro a fianco di mio padre Fabrizio ormai da 18 anni. Ci vuole tanto amore per questo lavoro ed è quello che accomuna tutte noi». l


 

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