Il Tirreno

Versilia

Scola, Gassman e quel ciak alla Bussola

di CORRADO BENZIO
Scola, Gassman e quel ciak alla Bussola

Era il 1964, al secondo film (La congiuntura) il regista romano girò una lunga scena nel locale di Focette

21 gennaio 2016
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di CORRADO BENZIO

Cantano Dino e The King. Siamo alla Bussola, anzi è forse l’unica scena in cui il locale di Focette compare in un film celebre.

L’anno è il 1964, la pellicola è «La congiuntura» seconda prova alla regia di Ettore Scola. Il grande filmaker appena scomparso passava in quegli dalla sceneggiatura alla direzione dei film. E faceva la classica «passata» in Versilia, al momento una delle spiagge ruggenti d’Europa.

La Congiuntura è un film non riuscito. Voleva essere in qualche modo un remake del Sorpasso, di cui Scola era stato fra gli sceneggiatori. Voleva raccontare la fine del Boom e le prime incrinature alla moralità degli italiani (la storia narrà di un passaggio clandestino di soldi in Svizzera).

Nella Congiuntura protagonista – come nel Sorpasso e nei Mostri, entrambi sceneggiati da Scola – è ancora Vittorio Gassman. Nel suo viaggio da Roma a Lugano passa per l’Aurelia, stavolta non si ferma a Castiglioncello, ma a Focette. Dove, del resto il Mattatore era di casa e dove Scola in quegli anni osservava i vizi degli italiani in vacanza.

Non dimentichiamo che anche il Sorpasso doveva finire a Viareggio se non fosse che sul Romito avviene l’incidente che chiude il film con la morte del giovane studente immortalato da Jean Louis Trintignant.

Un tempo le produzioni italiane viaggiavano nel mondo. Nella Congiuntura la protagonista è una conturbante Jean Collins, che diventerà in tempi più recenti la perfida Alexis di Dallas.

Ma torniamo ad Ettore Scola e al suo rapporto con Viareggio. Tre anni fa il regista romano era presente a palazzo Farnese, sede dell’amabasciata di Francia a Roma, per la nomina di Stefania Sandrelli a cavaliere delle arti e delle lettere di Francia .

L’attrice viareggina è stata una musa del regista. Indimenticabile è il ruolo di Adriana, la giovane donna contesa dai tre amici (Gassman, Manfredi, Satta Flores) in C’eravamo tanti amati, considerato il capolavoro – almeno a livello popolare – del regista.

La Sandrelli torna anche in altre tappe fondamentali del regista: La terrazza, La famiglia e La cena. E anche, era un cammeo, in un piccolo film «Gente di Roma» che il regista presentò in anteprima nel 2003 ad Europacinema.

Scola venne spesso al festival che dal 1989 Felice Laudadio portò in una Viareggio, già battuta dalla crisi, ma che aveva ancora la voglia di mettersi in gioco. In tempi in cui in Italia contavano ancora i partiti e dove un vecchio socialista come Ferruccio Martinotti arrivò a garantire per l’intero costo della manifestazione, pur di portare un festival del cinema in città. E dove dette un mano anche Mario Monicelli, presidente della giuria della prima edizione viareggina (il festival era nato a Rimini, la città di Fellini).

Scola era amico di Laudadio e di tutta una generazione di cineasti (a Roma chiamati con evidente disprezzo cinematografari) di profonda e sincera fede di sinistra.

Forse per questo, due anni fa, novembre 2013 scoppiò una cagnara a Viareggio quando il sindaco propose la cittadinanza onoraria al regista romano (in realtà avellinese). Una cagnara scatenata dalla solita destra sgangherata e burina, buona per una canzonetta di serie B e due battute da prete su facebook. C’era solo un pizzico di verità nella loro critica. Che il regista non era poi così tanto legato a Viareggio. Almeno in apparenza. In realtà le poche righe che scriviamo dimostrerebbero ben altro. Ed in più c’è la stessa testimonianza del regista ad Europacinema 2013 quando raccontò che nella sua luna di miele, fatta coi pochi soldi di allora, non mancò una tappa a Viareggio, al tempo per la gente come lui un simbolo, di bellezza e cultura.

E sono belle le foto che rimandano a giusto 20 anni fa, al 1996, ad una delle migliori edizioni di Europacinema. Una è datata 29 settembre . Siamo alla cena di gala del festival, svoltasi quell’anno al Patriarca. Scelto non solo per il lusso, ma perchè Enzo Brocchini era affascinato dal mondo del cinema e aveva riempito il locale di foto dei divi di Cinecittà e di Hollywood.

Ricordando che uno dei fondatori del Patriarca fu l’avvocato Renato «Momi» Berchielli, a lungo impegnato nelle produzioni della Cosmopolitan a Tirrenia.

Nella foto che pubblichiamo in pagina, sotto un intenso primo piano della Garbo, si vedono da sinistra Scola, Greta Scacchi, Michelangelo Antonioni e una bellissima Mariangela Melato.

In un’altra immagine premia Sabine Azéma, famosa attrice francese, invitata a Viareggio e presente anche ad una festa al Midhò di Forte.

Il Midhò, il Patriarca: quanti locali non ci sono più nella nostra Versilia. Resiste però il festival pucciniano che nella stagione 2014 ha avuto Scola come regista di una grande Bohéme. La stessa opera di Puccini che anni prima, sempre a Torre del Lago, aveva diretto (come regia, naturalmente) Mario Monicelli.

La Bohéme di Scola sta avendo un grande successo al Carlo Felice di Genova, dove ha aperto la stagione lirica del teatro ligure. Ma in quel caso con un incredibile, acclamata compagnia di canto ed orchestra proveniente dal Kazakistan. Quando si vuole si può fare cultura anche risparmiando.

Per Torre del Lago, Scola fece quasi un’eccezione. Il regista si trovò ad 84 anni alla sua seconda prova nella lirica (dove incontro anche uno spettatore d’eccezione, Massimo Moratti). Un atto d’amore per Viareggio. Anche a chi non lo voleva come cittadino onorario. In attesa di riuscire a snobbare anche i 70 anni – li compierà il 5 giugno – di Stefania Sandrelli.

Per fortuna il Comune di Viareggio lo ha ricordato con un breve ma intenso messaggio di cordoglio del sindaco Del Ghingaro. Speriamo che il centrodestra se lo ricordi.

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