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Aspetti l’esame? Attenzione alla truffa: come funziona il raggiro via sms dalla falsa Asl

di Matteo Scardigli
Aspetti l’esame? Attenzione alla truffa: come funziona il raggiro via sms dalla falsa Asl

La denuncia di una consigliera comunale grossetana caduta nel raggiro: «Tutto è iniziato con un sms che mi invitava a chiamare un fisso per comunicazioni»

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GROSSETO. «Si pensa sempre che non possa capitare a noi, che nel caso saremmo in grado di reagire con razionalità. E invece...». Si confessa così la consigliera comunale grossetana Rita Bernardini, capogruppo del gruppo misto di minoranza, vittima del famigerato messaggino ASl (con la “l” minuscola), che oggi sceglie di raccontare la sua esperienza per mettere in guardia altre possibili vittime.

«Tempo addietro ho fatto un esame medico ed ero in attesa della risposta», premette Bernardini, che pochi giorni fa si è vista recapitare sul telefonino un sms: “Si prega di contattare i nostri uffici ASl al numero 895… per comunicazioni che La riguardano”. Mittente è un cellulare che lei non ha in rubrica, ma «sono onesta: lì per lì tanta era l’apprensione per l’esito che non ci ho fatto neanche caso, anche perché magari in passato potevo aver dato il mio contatto come riferimento per conto dei miei genitori o che so io. E ho chiamato il fisso». All’altro capo della linea c’è una (finta) “operatrice”: «Buona dizione senza alcun accento particolare, gentile, professionale – ricorda –, mi ha chiesto le generalità e poi mi ha anticipato che mi avrebbe messo in contatto con chi di dovere, spiegandomi oltretutto che quella era la procedura perché l’azienda (Asl, in teoria) aveva dato incarico di fare così. Mi ha messo in attesa ed è partito il classico motivetto, solo che dopo un po’ la comunicazione si è interrotta».

La consigliera, che a questo punto della vicenda ancora non ha motivo di sospettare nulla, fa quello che avrebbe fatto chiunque altro al suo posto: richiama. «La linea è caduta di nuovo, ed è lì che mi sono accorta che il credito telefonico era stato azzerato: 25 euro circa spariti nel nulla in pochi minuti». Mal di poco, si dirà; ma non è il denaro ciò che la preoccupa in quel momento quanto piuttosto la risposta.

Così Bernardini si attrezza e questa volta telefona direttamente all’Azienda sanitaria: a un fisso, quello indicato sul foglio che le hanno dato quando ha fatto l’esame, con il prefisso 0564, distretto di Grosseto. E questa volta le risponde una vera operatrice: «Mi ha spiegato che non ero la prima (e, ho capito, non sarei stata neanche l’ultima) perché purtroppo sono tante le persone che finiscono nella rete». Perché di pesca a strascico si tratta. Anche gli inquirenti ora dovranno capire se esiste una falla nel sistema che permette ai truffatori di selezionare come obiettivi chi ha svolto recentemente un esame medico e quindi più sensibili a certi messaggi.

«A mente fredda ho capito che la persona con la quale avevo parlato la prima volta si era rivolta a me come stesse recitando un copione imparato a memoria. Anche modalità e tempi delle “interruzioni della linea”: tutto studiato per far leva sulla paura delle persone per la propria salute ma anche per quella dei propri cari, come in quell’altra truffa del parente che ha bisogno di soldi», riflette Bernardini, che ha quindi avuto la prova del nove grazie a una veloce ricerca su Internet. Il prefisso 895 indica infatti numerazioni a tariffazione speciale (o sovrapprezzo) utilizzate – in teoria – per servizi di assistenza e consulenze professionali, con costi che possono essere molto elevati: il content provider (chi attiva il numero) riceve una parte del guadagno che deriva proprio dal sovrapprezzo della chiamata.

«Sono stati dieci minuti di panico, poi è salita la rabbia, infine sono stata quasi contenta di aver pagato quei 25 euro. Ma penso a chi, diversamente da me, ha l’addebito in automatico sul conto: preso dal panico potrebbe ritrovarsi in guai molto più seri», aggiunge la consigliera, che si è quindi risolta a sporgere denuncia agli uffici della polizia postale: «Non per me ma soprattutto per chi è più vulnerabile. Mi rendo conto che non posso fare la differenza, ma spero almeno che attraverso il mio esempio il prossimo possa non cascarci».


 

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