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Quando Viareggio perse Massarosa e i suoi paesi

di Paolo Fornaciari
Quando Viareggio perse Massarosa e i suoi paesi

Il 18 dicembre 1869 le frazioni dell’entroterra ottennero l’autonomia

17 dicembre 2015
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VIAREGGIO. Il 18 dicembre 1869, Vittorio Emanuele II con un regio decreto sancì ufficialmente la separazione da Viareggio delle sezioni di Massarosa, Bozzano, Quiesa, Compignano, Massaciuccoli, Stiava, Mommio, Bargecchia, Corsanico, Montigiano, Gualdo e Pieve a Elici che costituirono il nuovo Comune di Massarosa, così come era già stato approvato dal consiglio comunale di Viareggio nella seduta del 22 aprile 1868.

La costituzione del Comune di Massarosa ebbe effetto a partire dal primo maggio del 1870 e il 15 dello stesso mese furono indette elezioni amministrative per la nomina dei venti consiglieri del nuovo comune.

Per la storia, ripercorriamo, in sintesi, le tappe della formazione del territorio di Viareggio.

Il 10 marzo 1617 Lucca istituì la Vicaria di Viareggio formata dalle Comunità che erano poste alle falde o sul dorso delle colline "alla vista del mare e de' cenni della Torre: Bozzano, Corsanico, Pieve a Elici, Mommio, Montigiano, Stiava, Bargecchia, Massaciuccoli, Chiatri, Rotaio e Torre del Lago”.

Il 30 giugno 1701, il Consiglio Generale della Repubblica di Lucca decise di elevare Viareggio a Comunità, poi, il 5 marzo 1801 Gualdo e Massarosa, che facevano parte del Capitolo di San Martino, furono aggregati alla Vicaria di Viareggio.

Infine, il 7 giugno del 1820, quando Viareggio fu elevata a rango di Città, il territorio della Comunità di Viareggio comprendeva: Corsanico, Gualdo, Massarosa, Massaciuccoli, Mommio, Montignoso, Pedona, Pieve a Elici, Quiesa, Stiava e Torre del Lago.

Verso la metà dell'Ottocento fra gli abitanti delle frazioni di Bargecchia, Bozzano, Compignano, Corsanico, Gualdo, Massaciuccoli, Massarosa, Mommio, Montigiano, Pieve a Elici, Quiesa e Stiava, nacque l'idea di costituirsi in comune autonomo e di staccarsi da Viareggio. Uno dei principali promotori di questo movimento autonomista fu Cosimo Pellegrini che si adoperò anche per la raccolta delle firme degli elettori e degli altri documenti necessari per la definizione della pratica di separazione amministrativa da Viareggio.

Finalmente, il 17 marzo 1867, predisposti tutti gli atti, fu presentata la richiesta di costituzione del Comune di Massarosa al Ministero dell'Interno. Il 3 aprile dello steso anno la prefettura di Lucca inviò la pratica al sindaco di Viareggio, affinché, dopo un attento esame, sottoponesse la richiesta all'attenzione del consiglio comunale "nell'imminente tornata di primavera".

La volontà di ricercare una rapida definizione del problema però non trovò riscontro nell'amministrazione viareggina e, infatti, il Prefetto dovette sollecitare più volte il sindaco per avere notizie sulle decisioni intraprese.

Infine, il 23 luglio 1867, alcuni elettori in rappresentanza delle frazioni depositarono in pretura una protesta contro Giacomo Cinquini, sindaco di Viareggio, per gli indugi palesati nei confronti della richiesta di separazione.

Firmarono l'atto Giusto Remedi di Bargecchia, Pietro Lombardi di Corsanico, Angelo Bertacchi di Massarosa, Luigi Franceschi di Quiesa, Antonio Marcucci di Compignano, Matteo Marlia di Massaciuccoli, Giovanni Angelo Bianchini di Mommio, Clemente Tommasi di Stiava, Cosimo Pellegrini di Pieve a Elici, Raffaele Batori di Bozzano, Salvatori Sarti di Gualdo, Ivo Triglia di Montigiano.

Allora, due giorni dopo si riunì il consiglio comunale che deliberò la nomina di una commissione con il compito di studiare la richiesta di separazione e di riferire in merito. La commissione, formata da Cosimo Pellegrini, Scipione Andreazzi, e Raffaele Marioni, s'insediò ufficialmente il 18 agosto e concluse i lavori il 20 marzo 1868, rimettendo parere favorevole circa la costituzione del comune di Massarosa.

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La pratica per la ripartizione del territorio e dei beni patrimoniali fu lunga e oggetto anche di accesi contrasti e fu definita solo nel 1878. Da quella data i due Comuni ebbero vita autonoma. A Viareggio rimase l'unica frazione di Torre del Lago.

Tutta la vicenda fu caratterizzata da sostanziale inerzia e scarsa attenzione di Viareggio nei confronti delle richieste dei "separatisti". Non vi fu certamente un'adeguata riflessione su cosa avrebbe comportato il distacco delle sezioni sia sotto il profilo politico e amministrativo che territoriale.

Forse, fra le cause, il fatto che proprio in quegli anni Viareggio era già un affermato centro nautico, con una marineria ed una cantieristica navale fra le più apprezzate del Mediterraneo, e un stazione balneare e mondana al centro dell'interesse del turismo estivo italiano ed europeo, e quindi l'attenzione di Viareggio era tutta rivolta al mare e alle dinamiche ad esso connesse, non tenendo, di contro, in debito conto la realtà sostanzialmente rurale che caratterizzava allora la dimensione economica e sociale delle frazioni.

Ma questa disattenzione, questa visione poco attenta, o quanto meno parziale, nei confronti del futuro di Viareggio e delle sue potenziali esigenze di lì a poco si dimostrò un problema.

Infatti, solo cinquanta anni dopo, negli anni Venti, Viareggio era un centro balneare alla moda la cui fama imponeva scelte politiche ed urbanistiche in grado di rendere la città pienamente rispondente alla tradizione, ormai quasi centenaria, di rinomata stazione turistica.

Inoltre, proprio da alcuni decenni, Viareggio aveva registrato un notevole incremento demografico, una "crescita" che era motivo di compiacimento e di preoccupazione al tempo stesso.

Il territorio comunale, una fascia litoranea compresa fra le servitù portuali e militari del Balipedio, a sud, e dalla fossa dell'Abate, a nord, con uno scarso entroterra per di più caratterizzato da zone basse e paludose, non sembrava in grado di assicurare alla città un consono sviluppo civile ed economico. Allora si pensò di mutare la geografia della città, cercando anche di ripercorrere, parzialmente, a ritroso la vicenda della separazione di Massarosa.

Infatti, il 28 marzo 1927, Luigi Leonzi, Podestà di Viareggio, inviò al Prefetto di Lucca una richiesta di ampliamento dei confini comunali mediante aggregazione delle "zone marine dei Comuni di Camaiore e di Pietrasanta e l'intero territorio del Comune di. Forte dei Marmi", nonché "dei territori delle frazioni di Stiava, Corsanico, Bargecchia e Mommio" che facevano parte del Comune di Massarosa.

La domanda era così motivata: «Le spiagge limitrofe di Camaiore, di Pietrasanta e di Forte dei Marmi costituiscono l'appendice naturale di Viareggio, da cui traggono vita e impulso, ma non hanno servizi pubblici adeguati; sono prive di reti stradali e di comodi mezzi di accesso, mancano di scuole, difettano di teatri o di locali di divertimento pubblico, non hanno servizio di acqua potabile onde la colonia bagnante e la popolazione stabile di queste zone marine necessariamente fanno capo a Viareggio, che attualmente provvede ad ogni loro occorrenza. L’aggregazione a Viareggio delle frazioni di Stiava, Bargecchia, Corsanico, e Mommio, che già gli appartennero e che costituiscono il suo immediato entroterra collinoso è necessaria perché la produzione agricola, le maestranze operaie ed ogni altra forma di attività di queste frazioni converge esclusivamente a Viareggio; nella frazione di Stiava esiste la zona imbrifera alimentante le sorgenti del civico acquedotto di Viareggio e servente ai più svariati bisogni igienici; in quelle località soltanto potrebbe essere creato il cimitero suburbano di Viareggio, togliendolo dalla zona di espansione edilizia in cui si è trovato racchiuso e che per insufficienza territoriale del Comune non è possibile collocare altrove».

Come è facile immaginare, una simile richiesta trovò forti opposizioni e allora Viareggio chiese al Governo «che liberi la città dalle servitù militari a mezzogiorno mediante la rimozione del Regio Balipedio o le aggreghi il litorale di Camaiore e Pietrasanta, insieme al retro terra collinoso delle accennate frazioni del Comune di Massarosa».

Come sappiamo, i confini comunali rimasero invariati e Viareggio dovette aspettare la fine della seconda guerra mondiale per vedere cadere i vincoli delle servitù militari del Balipedio, che hanno poi permesso alla città di espandersi nella zona di levante.

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