Lavoro, età media sale a 42,7 anni e gap salario giovani-anziani: lo studio
07 maggio 2023
2 MINUTI DI LETTURA
Roma, 7 mag. (Adnkronos) - L'eta media della forza lavoro in Italia è salita dai 35,8 anni del 1985 ai 42,7 anni del 2019. Ma la conseguenza di un progressivo invecchiamento dei lavoratori ha un risvolto inaspettato: "La maggiore offerta di lavoratori più anziani non ha frenato la crescita del loro salario rispetto ai lavoratori più giovani. Anzi, il divario salariale per età si è notevolmente ampliato a favore dei lavoratori più anziani" che in Italia è salito tra il 1985- 2019 del 19%. A fotografare la 'fatica' dei giovani lavoratori alle prese con un mercato del lavoro sempre più anziano è uno studio allegato all'ultimo Rapporto annuale Inps, a firma di Nicola Bianchi (Northwestern Kellogg School of Management) e Matteo Paradisi (Einaudi Institute for Economics and Finance). Un gap salariale questo che condividiamo, seppure in termini meno spiccati, anche con altri Paesi: il divario salariale è aumentato del 10% a favore dei lavoratori anziani negli Stati Uniti, dell’11% nel Regno Unito (1997-2019) e del 17% in Danimarca (1997-2019). Ma anche la Germania registra un pay gap di questi livelli. Anzi, considerando un campione ampio di lavoratori e imprese sia italiani che tedesche lo studio registra come "l'allargamento del divario salariale per età sia associato a un rallentamento delle carriere dei lavoratori più giovani, mentre quelle dei lavoratori più anziani sono migliorate". Dal 1985 al 2019, infatti, annota ancora il Rapporto, "la probabilità che i lavoratori più giovani si trovassero nel quartile più alto della distribuzione dei salari è diminuita del 34%, mentre la stessa probabilità, per i lavoratori più anziani, è aumentata del 16%". Inoltre, la probabilità che i lavoratori più giovani ricoprano posizioni manageriali "è diminuita di due terzi tra il 1985 e il 2019, mentre è aumentata dell'87% tra i lavoratori più anziani". Tra le cause che alimenta il divario salariale gli economisti sembrano propensi ad indicare, almeno dal 2005 ad oggi, il crescente utilizzo delle esternalizzazioni cui ricorrono le imprese, ma anche, per quanto riguarda la mancata carriera dei giovani in Italia, una diminuzione della produttività aziendale assieme ad un aumento dell'età pensionabile. I lavoratori più anziani dunque, conclude lo studio, "hanno esteso le loro carriere occupando le loro posizioni apicali più a lungo ed impedendo ai lavoratori più giovani di raggiungere le posizioni meglio retribuite".