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Dopo la sentenza

Fine vita in Toscana, obiezioni della Consulta sul ruolo delle Asl: gli scenari possibili sul caso di "Libera"

di Libero Red Dolce
Fine vita in Toscana, obiezioni della Consulta sul ruolo delle Asl: gli scenari possibili sul caso di "Libera"

La Corte Costituzionale ha posto dei rilievi sulla norma toscana. Giani: «Modifiche al testo seguendo le indicazioni ma l’impianto della legge regionale è stato confermato»

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Cosa succederà adesso che la Corte Costituzionale ha respinto l’impugnazione del governo, riconoscendo la validità ordinamentale della legge toscana sul fine vita? Il caso di “Libera”, la donna toscana affetta da sclerosi multipla, paralizzata, che è in attesa di un macchinario per somministrarsi il farmaco mortale, potrebbe porre delle questioni importanti sugli effetti di questa sentenza. La Consulta infatti, pur considerando legittimo l’impianto generale della legge, ha posto dei rilievi su alcuni punti della legge toscana, tra i quali quello che prevede che le Asl debbano assicurare il supporto tecnico e farmacologico e l’assistenza sanitaria alla preparazione dell’autosomministrazione del farmaco.

E qui la teoria rischia di confliggere con la pratica. Sulla base di una decisione del tribunale di Firenze è stato stabilito che l’Asl Toscana Nord Ovest avrebbe dovuto fornire il macchinario per Libera – realizzato dal Cnr di Roma – con il quale la donna avrebbe deciso in autonomia se e quando procedere con il suicidio medicalmente assistito. Il termine era di 90 giorni e la consegna è prevista a giorni. «Se dopo la sentenza della Corte l’Asl dovesse decidere di non fornire i farmaci si creerà una situazione molto dolorosa per questa persona che sta affrontando sofferenze terribili e, chiaramente, potrebbe avere effetti sull’applicabilità della legge», spiega il dottor Paolo Malacarne, ex primario di Terapia Intensiva a Pisa e membro della Consulta bioetica italiana e del Comitato per l’etica clinica della Toscana.

E se, spiega, «su come modificare gli articoli della legge non mi esprimo, non sono un giurista», Malacarne riflette sull’importanza dell’esistenza «di un comportamento omogeno tra le varie Asl, perché se una decide di fornire farmaci e attrezzature e una l’opposto, si verrebbe a creare una difficoltà nel garantire una relazione corretta e trasparente tra persona malata e medico».

In Regione prevale l’ottimismo. «Alla luce della sentenza della Corte Costituzionale che conferma la bontà dell’impostazione della legge regionale toscana sul fine vita, noi andremo avanti, come Regione, accogliendo i rilievi dei giudici della Consulta, con interventi di modifica puntuali sul testo». È il presidente Eugenio Giani a rispondere così a chi, nel campo della destra e delle associazioni Pro-Vita, sostiene che la pronuncia della Corte Costituzionale sia una bocciatura dell’impianto della legge toscana.

Il metodo è già tracciato, mentre le modalità d’intervento verranno di conseguenza. «Già nei prossimi giorni ho intenzione di riunire i gruppi tecnici che hanno lavorato al testo della legge, per andare a intervenire puntualmente in accordo con quanto la Corte ci ha indicato. Ma il punto dirimente, ovvero la contestazione del Governo tramite l’Avvocatura, sulla possibilità che la legge potesse approvare una legge di questo genere, è stata ampiamente chiarita dalla sentenza. Dando ragione a noi», puntualizza il presidente toscano.

Giani ha intenzione di muoversi nel solco tracciato dalla Consulta. «Riguarderemo i punti toccati dal dispositivo, ma non si tratterà di una riscrittura del testo. Ci saranno alcuni commi degli articoli che saranno revisionati, alcuni da cassare e altri dove sarà necessario eliminare alcune parole. E saranno soppresse le disposizioni che la Corte ha indicato come incostituzionali». E aggiunge: «La sentenza è importante perché apre all’intervento di tutte le Regioni. E so che molti colleghi presidenti l’aspettavano per muoversi in questo senso. La Corte approfitta del giudizio sulla legge per sollecitare l’intervento del Parlamento con una legge. E questa è una questione politica non secondaria».


 

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