Manovra, il (nuovo) maxiemendamento del governo: pensione anticipata, Tfr e neoassunti – Che cosa cambia
Il ministro dell’Economia in commissione al Senato: «Dimissioni? Ci penso tutte le mattine, sarebbe la cosa più bella da fare...», replica in maniera ironica
ROMA. Ricominciati oggi, sabato 20 dicembre, i lavori della commissione Bilancio del Senato sulla manovra 2026. Presente anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Le parole di Giorgetti
«È la 29esima legge bilancio che faccio, so perfettamente come funziona. Ci sono un Parlamento e le commissioni, ci sono le proposte del governo. A me interessa il prodotto finale, non quello che presento io», dice Giorgetti rispondendo ai cronisti. «Noi crediamo di aver fatto delle cose giuste e di lavorare bene nell’interesse di tutti gli italiani, ora tocca al parlamento», ha aggiunto il ministro. E a chi gli chiede di dimissioni risponde, ironico: «Ci penso tutte le mattine sarebbe la cosa più bella da fare, personalmente».
Il maxiemendamento
In Commissione è arrivato il nuovo maxiemendamento del governo annunciato ieri sera. Tornano le misure per le imprese che sarebbero dovute confluire in un decreto ad hoc, come le risorse per i crediti d'imposta Transizione 5.0 e Zes, e anche le misure sul Tfr, con l’adesione automatica alla previdenza complementare per i neoassunti.
Qui pensione anticipata
Stop alla possibilità di accedere alla pensione anticipata di vecchiaia cumulando la rendita dei fondi complementari. Viene infatti soppressa la norma entrata in vigore quest'anno che permetteva di cumulare la rendita del fondo complementare per raggiungere la soglia minima dell'assegno pensionistico necessaria per accedere alla pensione di vecchiaia. Il risparmio sulla spesa pensionistica, secondo la relazione tecnica, va da 12,6 milioni nel 2026 a 130,8 milioni nel 2035.
Neoassunti
Torna la misura dall’adesione automatica alla previdenza complementare per i neoassunti del settore privato da luglio 2026. A determinare la forma pensionistica collettiva verso cui opera l’adesione – si legge nel testo – sono gli accordi o i contratti collettivi, anche territoriali o aziendali, con la «devoluzione dell'intero Tfr e della contribuzione a carico del datore di lavoro e del lavoratore nella misura definita dagli accordi», si legge, secondo cui però la contribuzione a carico del lavoratore «non è obbligatoria nel caso in cui la retribuzione annuale lorda corrisposta dal datore di lavoro risulti inferiore al valore pari all'assegno sociale». Entro sessanta giorni dalla data di prima assunzione, il lavoratore può comunque scegliere di rinunciare all’adesione automatica.
Tfr
Si allarga la platea delle aziende tenuta a versare il Tfr ai fondi. Secondo il testo, dal 2026 sono tenuti al versamento del contributo anche i datori di lavoro che raggiungono la soglia dimensionale di 50 addetti (meno di 60 limitatamente al periodo 2026-2027, come misura transitoria). Dal 2032 le maglie si ampliano ancora, includendo nell’obbligo di versamento i datori che occupano «un numero pari o superiore a quaranta o che raggiungono, anche negli anni successivi a quello di inizio dell'attività, la soglia dimensionale di quaranta addetti alle proprie dipendenze».
Altre misure
Viene confermata l’introduzione del meccanismo di versamento, entro il 16 novembre di ogni anno, di un acconto pari all’85% del contributo sui premi delle assicurazioni dei veicoli e dei natanti dovuto per l’anno precedente. Secondo quanto indicato dalla relazione tecnica allegata alla proposta emendantiva, «l’acconto versato in un determinato anno può essere scomputato, a partire dal successivo mese di febbraio, dai versamenti da eseguire nell’annualità successiva. Il meccanismo di acconto introdotto da tale norma è, pertanto, conforme alla struttura vigente della contribuzione Ssn sui premi Rca.
Rispetto al vigente meccanismo di versamento – si calcola nella relazione tecnica – la previsione genera un maggior gettito positivo derivante dalla quota del predetto contributo di spettanza erariale di circa 1,3 miliardi di euro per il solo 2026, atteso che su tale anno si concentreranno i versamenti previsti a legislazione vigente, oltre all’acconto previsto dalla norma in esame. Dal 2027, il nuovo meccanismo andrebbe a regime senza generare un maggior gettito».
E il Ponte?
Vengono rifinanziati gli stanziamenti relativi al Ponte sullo Stretto di Messina, «alla luce dell’aggiornamento dell’iter amministrativo e del non perfezionamento degli impegni relativi alle somme iscritte in bilancio nell’anno 2025 in conto residui rinvenienti dall’anno 2024, prevedendo un incremento delle risorse negli anni 2032 e 2033 tali da lasciare inalterato il valore complessivo delle somme autorizzate».
