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Imu, in Toscana la seconda casa è un “lusso”: quanto si spende


	Imu, in Toscana si spende di più rispetto alla media nazionale (foto di repertorio)
Imu, in Toscana si spende di più rispetto alla media nazionale (foto di repertorio)

In diversi capoluoghi il peso dell’imposta è più alto della media. Uil: «Una lotteria fiscale iniqua, serve introdurre progressività»

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L’ultimo rapporto Uil sul saldo Imu 2025 mette in luce una Toscana che continua a pagare un’imposta sulla casa più alta della media nazionale. L’analisi del “Servizio Stato Sociale, Politiche Fiscali e Previdenziali, Immigrazione” parte dalla rendita catastale media delle principali città italiane, rivalutata e aggiornata con le aliquote deliberate entro fine ottobre, per calcolare quanto peserà il versamento di dicembre sulla seconda abitazione e sulle prime case classificate come “di lusso”.

La fotografia è chiara: a fronte di una media nazionale di 977 euro per le seconde case, i capoluoghi toscani superano spesso e di molto tale soglia. Firenze tocca i 1.973 euro annui, seguita da Siena con 1.907 euro e Livorno con 1.501. Anche Pisa e Massa, pur più distanti dai picchi regionali, restano comunque al di sopra della media italiana (la prima 1.379 euro, la seconda 1.024), confermando una pressione fiscale che nel complesso pesa in modo significativo sui proprietari toscani.

La situazione non cambia se si osservano le prime case di pregio, dove la media nazionale si aggira intorno ai 915 euro. In Toscana i capoluoghi mantengono un livello più elevato: Firenze supera i 1.600 euro, Siena sfiora i 1.700 e Livorno si attesta sopra i 1.400. Un quadro che, pur riferito a categorie edilizie non popolari, evidenzia come la regione presenti una struttura di aliquote particolarmente incisiva.

La Uil non usa giri di parole nel definire il sistema attuale “una lotteria fiscale iniqua”, sostenendo che il saldo 2025 evidenzia “un sistema fiscale immobiliare italiano diseguale e confuso”. Il sindacato chiede con forza di intervenire con una riforma strutturale, fondata su “imponibili reali e aliquote trasparenti”, capace di ridurre la frammentazione comunale che oggi genera disparità significative tra territori limitrofi. L’organizzazione insiste inoltre sulla necessità di introdurre una progressività effettiva, in cui “chi possiede patrimoni immobiliari di alto valore, case di lusso o immobili inattivi deve contribuire di più, mentre famiglie a reddito medio-basso, nuclei numerosi o chi affitta a canone calmierato deve beneficiare di sconti automatici e tutele certe”.

Uil rilancia anche la proposta di una banca dati immobiliare unica, in grado di incrociare catasto, anagrafe, utenze e contratti di locazione, così da contrastare evasione e irregolarità e calibrare il prelievo sulla base imponibile reale, non solo catastale. Una richiesta che, secondo il sindacato, sarebbe decisiva per garantire equità e omogeneità sul territorio nazionale.

Per la Toscana, i dati confermano una volta di più che il tema dell’imposizione immobiliare è tutt’altro che marginale. In una regione dove una parte consistente del patrimonio abitativo è costituita da seconde case o abitazioni di valore storico, i cittadini si trovano a sostenere una pressione fiscale superiore a quella del resto del Paese. Le differenze tra i comuni, unite alla discrezionalità concessa sulle aliquote, accentuano la percezione di un sistema complesso e poco uniforme.
 

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