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Le sfide del largo programma Giani. E sugli assessorati è scontro politico – Il racconto della seduta e l’attesa per le deleghe

di Libero Red Dolce

	Un momento della seduta
Un momento della seduta

L’opposizione punta sulle possibili divisioni della maggioranza e su sanità e Multiutility. I 5 Stelle ricordano i punti concordati e il presidente rivendica il lavoro fatto

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FIRENZE. La Sanità, il Turismo, l’Impresa. Idee con la maiuscola nell’illustrazione del programma del Giani-bis che si è tenuta ieri, 18 novembre, in consiglio regionale della Toscana e sulle quali la maggioranza reclama il bisogno di risorse, anche dal governo nazionale. Le opposizioni però sono all’attacco, soprattutto sul tema deleghe degli assessori, non ancora annunciate da Eugenio Giani. Il presidente tiene il punto e, statuto regionale alla mano, ribadisce che saranno annunciate dopo l’approvazione del programma. Oggi, 19 novembre, verosimilmente.

I temi e l’opposizione

Infrastrutture e sanità sono i temi sui quali – lo suggerisce la frequenza del loro ritorno negli interventi – l’opposizione si riserva di ingaggiare battaglia con più forza. Accanto a questi Multiutility e aeroporto di Peretola. Alla ricerca di fragilità che stanno sia nelle risorse che nella varietà di posizioni che caratterizzano il “campo largo”. A sintetizzarle è Alessandro Capecchi che attacca l’inesperienza della vicepresidente Mia Diop e dell’assessora Cristina Manetti, chiamate secondo lui a «tenere in mano la Regione» in una logica che definisce da «monarchia». O nel mettere il dito nella piaga sulla questione di Matteo Biffoni, consigliere più votato del Pd, rimasto fuori dalla giunta e che tanti mal di pancia ha creato nel partito.

Nel dibattito in consiglio regionale emergono le critiche dei consiglieri d’opposizione che si definiscono «ai margini dell’impero». Marco Guidi (FdI) denuncia la scarsa rappresentanza apuana in giunta e l’esiguità dedicata alle bonifiche nel programma. Lo stesso fanno i collegi di partito e periferia. Luca Minucci chiede maggiore attenzione alla Maremma e all’ammodernamento della linea ferroviaria locale, definita «disastrata». La livornese Marcella Amadio lamenta l’abbandono della costa e rilancia il tema delle liste d’attesa sanitarie.

C’è il debutto politico dell’unico consigliere leghista sopravvissuto alla cura Vannacci, Massimiliano Simoni, che prova una riflessione che forse si voleva ecumenica ma che fa storcere il naso a diversi, non solo tra i banchi della maggioranza. «Io non mi definisco antifascista e non mi definisco anticomunista, forse per la mia formazione cattolica. Sono per chi vuole fare il bene di questa nostra Regione». Lo ripeterebbe a S. Anna di Stazzema o a Vinca?

La costa

Il tema dei territori costieri è chiaramente materia d’interesse anche delle forze di maggioranza, soprattutto di chi rappresenta i territori costieri, da anni la “seconda velocità” della regione nell’eterna contrapposizione con le aree interne. Stimoli a lavorare in questo senso sono dunque arrivati anche dalle forze amiche di Giani, che dovranno rispondere anche all’elettorato che li ha mandati lì. Come per esempio Ghimenti (Avs) che sollecita anche la sua maggioranza a impegnarsi sul contrasto al rischio idrogeologico: «Abbiamo uno strumento che è il Dots, abbiamo il dovere di garantire le risorse sperando che il governo non butti soldi nel Ponte sullo Stretto o nelle spese militari».

Tra le forze di maggioranza accolte nel campo largo ci sono i 5 Stelle, che parlano per voce del neo eletto Luca Rossi Romanelli: «Non saremo opposizione interna». E poi insiste sui temi voluti dai pentastellati nel programma di governo, a ricordare a Giani perché sono lì: acqua pubblica, la legge Marson sulla pianificazione territoriale, la dismissione del rigassificatore di Piombino e il reddito di cittadinanza.

Il presidente

Dopo quattro ore di densissimo consiglio, con gli interventi anche dei big Pd come Brenda Barnini e Biffoni, tocca a Giani rispondere. «Io sento la forza di quel che c’è scritto nel programma perché è il risultato di quello che i cittadini hanno votato. Ho notato che su sedici dei ventidue paragrafi nessuno ha mosso una critica e quindi: silenzio-assenso». E fa riferimento al paragrafo 7 sui rapporti con l’Europa, «che vale 15 miliardi e su questi non è stato detto niente. E questo mi incoraggia a essere orgoglioso del lavoro fatto». Il presidente ha padronanza del programma e snocciola i numeri e le questioni dimenticate e se li appunta come stellette sul petto. «Case di comunità, il campo sportivo a Montecarlo e i 180 sindaci che hanno sostenuto il patto di San Gimignano, non solo di centrosinistra».

Cinque anni di territorio calcato in lungo e in largo – con una certa ilarità sul Giani “re delle inaugurazioni – si fanno ovviamente sentire. E ribadisce la prima delibera: «La dichiarazione d’indipendenza dello Stato di Palestina, saremo la prima Regione a farlo». Chiudendo con turismo, sanità, occupazione. Duecento pagine di campo largo che dovrà arare, zappare e seminare con clima avverso. «Non sarò rieletto, non lo farò per me», chiosa.

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