Deleghe, voti ed esclusioni di peso: i tanti arrabbiati del Giani-bis
Il braccio di ferro su Nardini, i riformisti scontenti e la coalizione variegata
Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano. È il 1978, la fase più tesa degli “anni di piombo”, e la band degli Area tira fuori questo titolo che sembra una fotografia di quel momento. E che però torna buono come monito in questi giorni agitati della politica toscana. Perché il Giani-bis – allargato e con una sverniciata di rosso (rosè, ecco) – non si è ancora del tutto formato, ma di arrabbiati ne ha lasciati parecchi in giro. E tutti hanno un buon motivo per restare.
Parlando di irritazioni che per adesso covano sotto pelle c’è quella legata all’assessorato di Alessandra Nardini. È storia nota che il presidente avrebbe preferito altri nomi, ma la pressione da Roma di Elly Schlein e le spinte dell’area Orlando hanno portato alla conferma in squadra. Tutto dimenticato? Non proprio, perché Giani non ha apprezzato l’imposizione e pare che a Nardini potrebbe arrivare un assessorato depotenziato rispetto agli incarichi precedenti. Scuola e Lavoro sono le materie che, alcuni dicono, potrebbero finire al verde Alberto Lenzi.
Che a quel punto darebbe il via libera all’Agricoltura per Leonardo Marras, già certo dello Sviluppo economico. L’assessore grossetano pare avrebbe preferito tenere il Turismo, che invece dovrebbe andare a completare le deleghe di Cristina Manetti. Rabbia no, in questo caso, ma un vivace disappunto.
Chi non ha risparmiato uscite pubbliche che hanno messo in luce una diplomatica stizza – che lontano dai microfoni si chiama collera – sono Brenda Barnini e Matteo Biffoni. La prima non ha avuto alcun incarico di giunta con 13mila preferenze e ha scelto di puntare sugli affetti veri: gli elettori. In sostanza, dice Barnini, sul suo telefono la lucina verde di WhatsApp non smette mai di lampeggiare, tutti cittadini che «mi hanno testimoniato stima, fiducia e allo stesso tempo delusione». Il messaggio è chiarissimo.
Le stesse corde le tocca l’ex sindaco di Prato, «provo a rispondere alla gente che mi dice “la prossima volta a votare vacci te”». La sua esclusione è stata letta come una ritorsione contro l’area riformista, a cui appartiene anche Barnini, e da più votato in Toscana Biffoni continua a ripetere che andrà avanti senza battere i piedi. Ma i sassolini nelle scarpe li sta impilando uno accanto all’altro sulla scrivania di Giani.
L’accordo tra Giani e il segretario regionale Emiliano Fossi sulla giunta non è piaciuta nell’area – «in pratica ha ottenuto più Renzi di noi», commentano – e c’è chi scommette che Biffoni proverà a correre come segretario regionale in un possibile congresso. Partita con molti se, si vedrà. La certezza è che il riformista Giani ha tra i più inviperiti proprio i suoi compagni di area.
Il sorriso di recente non solca nemmeno il volto di Serena Spinelli. Fino alla fine avrebbe ricevuto rassicurazioni sulla sua riconferma come assessora, poi all’ultimo il colpo di scena, il nome a sorpresa di Mia Diop come vice, e si racconta di un’uscita abbastanza dura dalla stanza di Giani. Raggiunta al telefono con molta gentilezza risponde «non commento nulla». Ma anche lei è nel fronte degli arrabbiati destinati a restare (d’altronde ha preso più di 8mila preferenze).
Non è partito benissimo nemmeno il campo largo, visto che sull’allargamento della pista di Peretola è stato annunciato ricorso al Tar con la presa di posizione pubblica del consigliere Avs Lorenzo Falchi. Mossa da opposizione dentro alla maggioranza. E occhio perché altre potrebbero arrivarne anche dai 5 Stelle quando si andrà sui temi caldi, con l’assessorato finito “all’esterno” David Barontini e il gruppo consiliare più libero di manovrare, guidato dalla più esperta Irene Galletti, che comunque viene da 5 anni di opposizione.
Mai una gioia, si chioserebbe in questi tempi. Una sì: perché dalla segreteria nazionale del Pd c’è molta soddisfazione per l’incarico importante a Monia Monni alla Sanità. C’è chi la vede come un’investitura per il dopo Giani (partita che non dispiacerebbe giocare nemmeno a Biffoni).
La politica in fondo è anche l’arte di farne arrabbiare il meno possibile. Perché sì, gli arrabbiati restano, ma si può sempre fargli tornare il sorriso.
