Prato, più di 22mila preferenze e fatto fuori da Giani: il caso Matteo Biffoni – «La gente mi dice “Ora a votare vacci te”»
L’ex sindaco escluso dalla giunta regionale nonostante il super successo alle urne mette in guardia anche sui rischi per le prossime elezioni comunali: «Prendere a labbrate gli elettori forse non è una brillantissima idea»
PRATO. Più di 22.000 preferenze, record storico in Toscana: «Tra me e il secondo più votato di questa tornata elettorale ci corrono circa 8.000 preferenze». E un background di peso, da big: parlamentare, due volte sindaco di Prato, per nove anni presidente di Anci Toscana.
Fatto fuori
Ma né i voti, né "un curriculum abbastanza preciso", sono bastati: Matteo Biffoni non è entrato nella seconda giunta Giani. E anche venerdì 14 novembre ha ripetuto quanto va dicendo da giorni. Geometrie variabili della politica, in questo caso del Pd, come spiega anche a Controradio: a Bologna «ho visto un po' di ex colleghi sindaci all'assemblea nazionale di Anci. Non ce n'è uno che non sia restato basito da quello che è successo. Però sono scelte che vanno rispettate, di cui prendo atto», ragiona. Anche se un colpo lo molla: «Non pensavo servissero spinte romane, o robe del genere...».
Guardare avanti
Detto questo «si va avanti senza battere i piedi» perché «bisogna superare l'infantilismo della politica», spiega Biffoni. Niente drammi, tuttavia il nodo politico a Prato rimane decisamente presente. Biffoni, senza girarci troppo intorno, lo descrive così: «Siamo tutte persone adulte e vaccinate, resta il fatto che sono tre giorni che provo a rispondere alla gente che mi dice “la prossima volta a votare vacci te”». E la questione, osserva l’ex sindaco proiettando il pensiero alle elezioni pratesi della prossima primavera (dopo quasi un anno di commissariamento per l'inchiesta che ha coinvolto l'ex sindaca Ilaria Bugetti), ha un certo peso specifico: «Ho messo a disposizione una storia e dei voti in una situazione politica, quella di Prato, abbastanza particolare. Segnalo che avremo le amministrative a giugno. Ecco, diciamo che prendere a labbrate gli elettori forse non è una brillantissima idea».
