A Cecina i wallaby albini: «Caso rarissimo in natura». I piccoli canguri Didì e White vivono al parco Gallorose
La responsabile Ceppatelli: «Hanno il mantello bianco e gli occhi più chiari ma anche la pelle è più sensibile alla luce solare»
Si chiamano Didì e White. Batuffoli di pelo bianchi con le lunghe orecchie e il marsupio, come piccoli canguri. In realtà non sono più dei cuccioli: sono nati a Cecina, nel parco Gallorose, Didì nel 2019 e White nel 2022. Appartengono alla specie dei wallaby di Bennet ma sono speciali, perché sono entrambe albine, un caso rarissimo in natura e simbolo dell’impegno del parco per la tutela della biodiversità.
I wallaby sono originari dell’Australia, in particolare l’area orientale, e della Tasmania, e sono “parenti” dei canguri. Hanno anche loro il marsupio dove le femmine portano e allattano i cuccioli per diversi mesi. E anche loro hanno potenti zampe posteriori che consentono loro di fare grandi salti, e la lunga e muscolosa coda sui cui si appoggiano per “mettersi comodi” ma anche per bilanciarsi, soprattutto quando sentono il bisogno di difendersi sferrando calci. Ma, rispetto a un “classico” canguro che può raggiungere anche i due metri, i wallaby si fermano al di sotto del metro. Ma come mai sono bianchi? «Si tratta di albinismo – spiega la responsabile del giardino zoologico in provincia di Livorno, Margherita Ceppatelli – . È una condizione genetica recessiva causata dalla mancanza di melanina, il pigmento che determina la colorazione di pelle, pelo e occhi. Un animale può essere portatore del gene dell’albinismo senza manifestarlo: se entrambi i genitori trasmettono la copia recessiva del gene al cucciolo, questo nascerà albino anche se i genitori hanno fenotipo normale. Negli animali albini il mantello è bianco e gli occhi più chiari, ma anche la pelle è più sensibile alla luce solare e la vista può risultare più debole».
L’albinismo per gli animali che vivono in natura rappresenta un guaio. «Sono esposti a maggiori rischi di predazione e a possibili problemi di adattamento ambientale. Proprio per questo, la preservazione in cattività riveste un ruolo cruciale: consente di proteggere individui geneticamente rari e di mantenere viva la variabilità genetica della specie», spiega Ceppatelli. Al Gallorose vivono dieci wallaby di Bennett, in uno spazio che condividono con gli emù, uccelli di origine australiani anche più grandi degli struzzi. «Vanno d’accordo, si tratta di due specie che hanno abitudini compatibili, non sono aggressive e condividono spazi ampi che permettono loro di rispettarsi e interagire senza conflitti. L’ambiente ricreato è pensato per stimolare i loro comportamenti naturali, migliorare il benessere e ridurre lo stress», evidenzia la responsabile.
I wallaby, che sono erbivori, passano gran parte della loro giornata a smangiucchiare foglie, germogli e vegetali vari. «Cambiamo la disposizione del cibo, varietà di piante e la modalità di distribuzione e questo – conclude – incoraggia il foraggiamento naturale, mantiene attiva la mente e garantisce un livello ottimale di benessere fisico e psicologico. Il ruolo dei parchi come il nostro oggi è proprio questo: favorire la conoscenza della biodiversità e sensibilizzare alla sua tutela, ma anche la preservazione e conservazione delle varie specie animali»
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