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Flop decreto flussi, spunta il report choc: solo il 10% delle richieste va a buon fine. Migliaia le domande irregolari

di Federico Lazzotti
(foto di repertorio)
(foto di repertorio)

Tania Benvenuti (Cgil Toscana): «Vi spiego che cosa succede e perché le pratiche non vengono concluse»

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L’ultimo campanello d’allarme sull’efficacia del decreto flussi e l’accoglienza di lavoratori stranieri extra Unione Europea in Italia, arriva da un’indagine di Ispettorato del lavoro e carabinieri per la tutela del lavoro.

L’indagine

Attraverso un’indagine che riguardava il decreto flussi 2025, finalizzata all’individuazione di irregolarità penali, nelle circa 17. 500 istanze precompilate di nulla osta al lavoro stagionale nel settore turistico-alberghiero sono stati scoperti profili di inammissibilità per circa 2. 300 domande. Vale a dire una su sette è risultata non regolare. Le regioni maggiormente interessate da irregolarità penalmente rilevanti? In testa c’è la Campania (21% del totale nazionale delle istanze inammissibili), poi Lombardia (19%) ed Emilia-Romagna (13%). Ma il problema riguarda tutte le regioni.

Il report choc

Nulla di nuovo. Anzi. Per conferma basta leggere il report pubblicato a febbraio sul monitoraggio dei flussi migratori 2023-2024 firmato da “Ero Straniero”, la rete di organizzazioni, laiche e religiose, «impegnate a imporre nel dibattito pubblico la gestione dei flussi migratori e la necessità di una riforma». Le conclusione, numeri alla mano, alle quali lo studio è arrivata sono inquietanti. «Purtroppo – si legge – si conferma l’evidenza più grave e preoccupante riscontrata nei dossier precedenti: se guardiamo a quante pratiche vengono finalizzate, il tasso di successo della procedura è molto basso. Relativamente ai flussi previsti nel settembre 2023 (click day del dicembre 2023) , infatti, a fronte di 127.707 quote assegnate, solo 16.188 sono state le domande finalizzate dalle prefetture, con la sottoscrizione del contratto e la richiesta di permesso di soggiorno, solo il 13%. Quanto ai flussi del 2024 (click day di marzo 2024), 9.331 sono i permessi richiesti, pari al 7,8% delle quote assegnate (119.890)». Per farla breve, in media, solo per il 10,4% il sistema funziona. Per il resto si fanno le corse per iscrivere il proprio nome all’interno delle quote previste dal governo, che sia per fare la badante, o il cameriere, ma pochissimi stranieri sono in grado di completare l’iter.

Storture ed esempi

Che cosa succede e perché le pratiche non vanno a buon fine, lo spiega Tania Benvenuti, responsabile del dipartimento immigrazione della Cgil Toscana. «Il Governo – dice ricordando la procedura – stabilisce la quota di persone che possono entrare in Italia e poi stabilisce le quote per settore. Bene. Le aziende individuano una persona che sta nel suo paese extra Ue: mettiamo si chiami Abdul e abiti in Pakistan. Il diretto interessato si attiva, c’è la proposta di contratto da parte del datore di lavoro e ad Abdul vien rilasciato un visto». Dentro a questo meccanismo c’è un primo problema. «Le persone – spiega Benvenuti – pagano per entrare nel percorso e questi soldi sono difficilmente tracciabili perché i versamenti vengono effettuati attraverso money transfer». E qui si tratta di organizzazioni criminali internazionali. Arrivati in Italia con un visto nel quale c’è scritto il nome dell’azienda che ha chiamato il lavoratore e solo con quella può sottoscrivere il contratto si creano altri due cortocircuiti.

«Il primo è collegato a un aspetto temporale. Può accadere, infatti, che il lavoratore arrivi in ritardo rispetto ai tempi richiesti dalle aziende. E questo può capitare, ad esempio, nel turismo stagionale. A questo punto il contratto non si concretizza e il lavoratore resta in Italia. Ma con quale stato? Mettiamo, invece, che vada tutto bene, ma ad esempio il lavoro sia diverso rispetto a quello pattuito e il lavoratore voglia interrompere il rapporto. Bene, se lo fa l’iter per il permesso di soggiorno si blocca e quindi si trova nella stessa situazione del primo esempio. Quale? Non mi piace il termine clandestino, ma di fatto è quello che accade. In più sono soggetti che possono solo lavorare in nero». Per farla breve il rischio è che «il decreto flussi crei questa nuova stortura». Oltre, ovviamente, a non risolvere i problemi in molte aziende – come confermano gli affiliati di Confindustria. Tanto che spesso bypassano il decreto flussi e scelgono di portare in Italia la figura professionale necessaria attraverso altre strade, come la carta blu che in sei sette mesi ti permette di far arrivare un ingegnere indiano.

La proposta

È anche per risolvere questo corto circuito che oggi 7 ottobre Italia Viva presenta un disegno di legge «che modifichi all’articolo 11 del decreto legislativo 25 luglio 1998», in materia di permesso di soggiorno per lavoratori e lavoratrici stranieri. « Oltre il 90%, non riesce a finalizzare il contratto di lavoro promesso e si ritrova, per cause indipendenti dalla propria volontà, in una condizione di irregolarità giuridica e precarietà sociale. Da qui la proposta, avanzata a più riprese in questi anni anche dalle organizzazioni sindacali, di garantire, nei casi di mancata assunzione, il rilascio automatico di un permesso di soggiorno per attesa occupazione, della durata minima di un anno e rinnovabile, che consenta al lavoratore di cercare un nuovo impiego legalmente».

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