Funghi in Toscana, boom di intossicazioni per il fungo dell’ulivo: sembra un galletto ma è tossico – Come riconoscerlo
La stagione è appena iniziata ma ci sono già diversi casi di disturbi e malesseri legati a questo esemplare che è in grado di ingannare molti cercatori nei boschi
L’inizio della stagione dei funghi in Toscana è già segnato da un numero preoccupante di intossicazioni. Tra i principali responsabili dei malesseri c’è l’Omphalotus olearius, noto come fungo dell’ulivo, spesso confuso dai cercatori con il Cantharellus cibarius, il celebre “galletto”, perfettamente commestibile. L’errore può però essere molto pericoloso, perché il fungo dell’ulivo è altamente tossico.
Intossicazioni crescenti
«La stagione è appena iniziata e abbiamo già registrato circa quindici casi di intossicazione, con l’intervento dei nostri micologi dell’Usl Toscana centro. Circa il 30% di questi è legato proprio all’Omphalotus olearius», spiega Guendalina Allodi, direttrice dell’Unità funzionale Produzioni primarie vegetali e raccolta dei prodotti selvatici, al Corriere. Secondo gli esperti, il fungo dell’ulivo è responsabile ogni anno di decine di episodi di intossicazione, ma quest’anno la sua presenza sembra essere particolarmente intensa. Negli ultimi cinque anni, solo nel 2022 i dati avevano destato simile preoccupazione, con il 50% dei casi di intossicazione dovuti a questo esemplare.
Differenze principali
Il fungo dell’ulivo inganna molti per il suo colore giallo-arancio simile a quello del galletto e perché cresce vicino a pezzi di legno, facilmente individuabile. Secondo il micologo Andrea Pompili, la differenza più evidente si trova sotto il cappello: «Le lamelle dell’Omphalotus scorrono lungo tutto il gambo, mentre il Cantharellus presenta delle pieghe. Inoltre, se cucinato, l’Omphalotus perde il suo colore arancio e diventa molto scuro».
Sintomi gravi
Pur non essendo tra i funghi più velenosi, l’ingestione dell’Omphalotus può causare sintomi intensi. «I disturbi principali riguardano l’apparato digerente, con nausea e vomito. Alcuni pazienti necessitano di ricovero, e la ripresa può essere lunga soprattutto per i soggetti più fragili», spiega Andrea Cibecchini, coordinatore dell’Ispettorato micologico.
App non affidabili
Molti cercatori inesperti si affidano a app per smartphone per identificare i funghi, ma secondo gli esperti queste risorse non sono affidabili. Per evitare rischi, l’Usl Toscana centro mette a disposizione sportelli gratuiti dove i micologi esaminano ogni fungo portato dai cittadini, per distinguere gli esemplari commestibili da quelli velenosi.