Livorno, «La nave Severn scaricherà altrove»: per ora resta il presidio in porto
Il lavoro diplomatico del prefetto Giancarlo Dionisi allontana la nave (ora a dieci miglia di distanza, anche se ha spento il tracciamento della navigazione) con i caterpillar e materiale di allestimento militare per Camp Darby. Ceraolo (Usb): «Il mancato arrivo è un successo, ma rimaniamo sulle banchine in attesa dell'ufficialità». Salvetti: «L’auspicio è che il Governo prenda posizione chiara, che l’assalto a Gaza cessi e che il percorso di pace torni ad avere basi solide»
LIVORNO. Ore di attesa, di incertezza, di tensione. Poi alle 18, in un vertice convocato dal prefetto Giancarlo Dionisi, la svolta: «Stasera (martedì 23 settembre per chi legge ndr) la nave non sbarcherà a Livorno ed è attesa la comunicazione ufficiale dell’individuazione di un porto alternativo». Il lavoro di diplomazia della prefettura, dopo il presidio dei manifestanti al molo Italia al termine del corteo pro-Gaza partito dal varco Valessini, ha sortito i suoi effetti: la “Slnc Severn” – il cargo con materiale di allestimento militare da consegnare a Camp Darby – scaricherà altrove. Dove per ora non si sa, né l’armatore ha interesse a farlo sapere visto che è stato disabilitato il sistema di tracciamento della navigazione, che fornisce come ultima posizione quella di martedì 23 settembre alle 11,20 fra Civitavecchia e la Corsica. Datata, visto che è rimasto a dieci miglia di distanza a Livorno in attesa di essere dirottato.
La giornata
È stata una giornata assai convulsa quella di oggi, iniziata comunque con la seria possibilità che la nave, alle 21, difficilmente sarebbe attraccata, com’è poi successo. Lo sciopero dei portuali di Marterneri, il terminal che l’avrebbe ospitata, spingeva sempre più in questa direzione. Ma è il lavoro del prefetto, in contatto con le istituzioni italiane e statunitensi, che ha convinto l’armatore. Il rischio di provocare problemi all’ordine pubblico era troppo elevato. Anche perché qualche scintilla, al Valessini, oggi c’è stata. L’Usb, il sindacato che ha organizzato il presidio col Gruppo autonomo portuale e “Livorno per la Palestina”, aveva accolto la richiesta di Dionisi di spostare le assemblee fuori dal varco. I manifestanti, al termine, sarebbero rientrati con le navette di Uniport, «che ringraziamo», spiega il leader dell’Usb, Giovanni Ceraolo. Poi però un malinteso con i vigilanti ha agitato le centinaia di persone in protesta, dato non volevano più farle rientrare. Ci è voluta molta calma, e un contatto con l’Autorità portuale, per evitare che i manifestanti (dopo aver bloccato diversi camion) invadessero l’area doganale.
Il presidio continua
Il presidio, giunta la notizia dalla prefettura, è stato confermato, anche se nelle prossime ore potrebbe essere sciolto. «Come sindacato vogliamo ringraziare il prefetto per il grande lavoro svolto, le istituzioni che hanno partecipato al tavolo e soprattutto i cittadini che hanno manifestato – le parole di Ceraolo –. Siamo soddisfatti per come stanno andando le cose, sarebbe un grande successo. Siamo timidamente ottimisti e speriamo che presto arrivi l’ufficialità del mancato arrivo della nave: auspico che anche nel porto dove verrà dirottata vi siano proteste per non farla ormeggiare». «Livorno ha manifestato, ha gridato il suo no alla guerra e al genocidio a Gaza, lo ha fatto con tante manifestazioni nel cuore della città e in porto dove abbiamo visto migliaia di persone, sindacati, forze politiche, lavoratori e studenti. Da lì un lavoro coordinato per arrivare a un risultato che io ritengo assolutamente significativo – le parole del sindaco Luca Salvetti – il fatto che la nave non abbia attraccato è un messaggio che parte dalla nostra città e arriva negli altri porti e nel Paese. L’auspicio è che il Governo prenda posizione chiara, che l’assalto a Gaza cessi e che il percorso di pace torni ad avere basi solide. Livorno con la sua gente e con la rete istituzionale e rappresentativa in queste ore ha fatto un gran lavoro».
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