Assalto ai nostri boschi, dall’Abetone all’Amiata è invasione di fungaioli (e spuntano cartelli per scoraggiarli)
Ipotesi di danni all’ecosistema per via del troppo raccolto. La proposta: «Numero chiuso». E c’è chi mette il biglietto. Parlano due esperti
Sono i giorni della fungo mania in Toscana. Perché la voce corre della montagna alla pianura trasformandosi in un eco: «Ci sono». E così il popolo dei fungaioli migra, si sposta, avventurandosi nei luoghi della “caccia” al porcino. Chi prende cestino e bastone per uso personale, molti altri per poi vendere il raccolto in quello che diventa un secondo lavoro. Direzione El Dorado dei funghi: dalla montagna pistoiese alla Garfagnana, in Lunigiana come sull’Amiata.
L’effetto più evidente del “movimento” è la fila di auto in sosta lungo le strade che salgono dalla città verso i boschi. Nel Pistoiese sia dalla parte della Val Sestaione, ma anche lungo la SS 66 nella Valle del Reno, tra Pontepetri e Cireglio sono state prese d’assolto. In Garfagnana, pisani e livornesi puntano soprattutto sulla zona di Cerretoli. Mentre sull’Amiata per scoraggiare i cercatori hanno addirittura creato un post su Facebook molto goliardico dove, per far stare i cercatori alla larga dai boschi, «si segnala una concentrazione eccezionale di vipere nelle zone frequentate da cercatori di funghi Monte Amiata, in particolare nelle aree di crescita dei porcini».
Al di là dell’ironia, il problema esiste ed è serio, soprattutto riguardo a regole e rischi di un overturism nella natura. In particolare sulla montagna pistoiese come spiega Francesco Benesperi, responsabile dell’Unione dei Comuni: «Da una settimana – conferma – c’è un significativo movimento di fungai nei nostri boschi. Stanno facendo più a quote basse che alte, come ad esempio la zona di Prunetta e Bardalone».
E come ogni anno torna il problema della salvaguardia dell’ecosistema. «È fondamentale infatti –prosegue Benesperi – avere certe nozioni. Intanto già il regolamento vigente pone due giorni di riposo a beneficio del terreno. Quindi il venerdì c’è il divieto assoluto e il martedì possono solo i residenti. Poi è chiaro che una limitazione di persone all’interno del bosco può solo portare giovamento. Dovrebbe essere fatta una sensibilizzazione su come si raccolgono. Il fungo svolge un’azione fondamentale nell’ecosistema e aiuta la degradazione della materia organica morta. È per questa ragione che bisognerebbe insegnare e sensibilizzare».
Un argomento caro, e sempre sostenuto, da Federico Pagliai, infermiere di professione, ma fungaiolo e scrittore di libri sulla montagna. «Ogni anno – spiega Pagliai – si torna a parlare di questo argomento che sappiamo tutti dovrebbe essere rivisto nella regolamentazione. E qui dovrebbe intervenire anche la politica. Il bosco deve essere visto come un contenitore. Più di un numero di persone non può accogliere. E poi c’è bisogno di preparare, sia sotto l’aspetto della sicurezza che della raccolta. Sono convinto che negli anni sono andate perdute tante fungaie».
Ma sulla montagna pistoiese esiste anche un sistema virtuoso legato alla raccolta dei funghi. È un’associazione che gestisce 1.000 ettari di bosco e ha solo piacere che i raccoglitori di funghi arrivino in questa grande area a prendere le tipologie fungine che trovano rispettando il regolamento e l’ambiente. Lo scopo è dare una risposta all’ assalto indiscriminato di fungaioli e far sì che il terreno ne tragga beneficio.
È l’“Associazione Foreste e funghi La Piastra” che comprende terreni confinanti di proprietari. Nessun recinto. Nessun paletto e nessun cancello. Solo la tabellazione secondo la normativa vigente. Ed il ricavato investito sul territorio. «In questa settimana – spiega il referente Matteo Guidi – hanno cominciato a fare i funghi e molti raccoglitori sono venuti. Noi facciamo il biglietto ad un numero di persone limitato in modo che l’ambiente sia salvaguardato».